Costretti ai lavori forzati e «curati» con dosi di oppio
Se è una bambina, è probabile che non si prepari ad andare a scuola (il 90 per cento delle ragazze non riceve un' istruzione) ed è fortunata se non verrà forzata a sposare un uomo più vecchio che non conosce ma che i suoi genitori conoscono da sempre (il 43 per cento delle donne viene data in moglie sotto i 18 anni, la Costituzione fissa il limite a 16). Kadija, 13 anni, e Basgol, 14, hanno provato a fuggire vestite da maschi. La polizia ha fermato il minibus, le ha fatte scendere e le ha rimandate al villaggio. Dove sono state frustate in pubblico, prima di consegnarle ai futuri coniugi (le sevizie sono state denunciate dall' Afghanistan Independent Human Rights Commission, senza ottenere l' intervento del governo) L' anno scorso sono morti 1.050 bambini (fonte Afghanistan Rights Monitor), almeno tre al giorno, in attentati, ordigni nascosti tra le pietre della strada, bombardamenti, scontri tra i talebani e le forze internazionali. E' la guerra. In Afghanistan, muoiono 850 bambini al giorno, uno ogni due minuti, per diarrea, polmonite, malnutrizione. E' la pace distratta dalla guerra. Il 26 dicembre in un raid nella provincia di Kunar, soldati Nato hanno ucciso sette studenti (tra gli 11 e i 18 anni), convinti che stessero di sentinella a un laboratorio per esplosivi. In febbraio, la coalizione ha ammesso che si trattava di civili disarmati. Nella prigione di Pul-i-Charki, mura sovietiche alla periferia trafficata e polverosa di Kabul, 60 bambini sono stati incarcerati con le madri. Fatima (uno pseudonimo) ci è entrata a 8 anni, quando i giudici hanno condannato la mamma a passarne 11 in cella. I bambini mangiano lo stesso rancio preparato per i genitori (senza i requisiti nutritivi necessari, denunciano le Nazioni Unite) e non frequentano le lezioni, che pure la legge afghana garantirebbe. A Pul-i-Charki è passato nel 2002 Mohammed Jawad, arrestato a 12 anni con l' accusa di essere un terrorista (sotto tortura ha confessato di aver tirato una granata contro una jeep militare). Da lì è stato a trasferito a Guantánamo ed è diventato grande nel campo che gli americani hanno allestito a Cuba per i «nemici combattenti». E' tornato a casa nove mesi fa. Omicidi, stupri, bambini arruolati nell' esercito dei talebani o mandati al supplizio come kamikaze. Sono state 2.080 le gravi violazioni ai diritti dell' infanzia conteggiate nel censimento del sopruso (ancora Afghanistan Rights Monitor, 2009). I bambini finiscono ai lavori forzati, dalla povertà e dalla disperazione. Nella provincia di Nangarhar, 556 famiglie vivono in capanne di fango attecchite attorno a 38 fabbriche di mattoni. Qua dentro lavorano 2300 bambini e bambine, 12 ore al giorno per ripagare i debiti contratti dai genitori con i padroni. «Parliamo di 800, 1000 dollari. Al massimo 2000. Cifre enormi per questo Paese, ci vogliono anni per restituire tutto», dice Haji Hayat Khan, direttore del dipartimento per gli Affari sociali della zona. Nei villaggi del Badakhshan, isolati tra le montagne del Pamir, le madri usano l' oppio (l' Afghanistan copre il 93 per cento della produzione mondiale) come una medicina o un calmante per i figli. «Anche tre volte al giorno, non sanno che fa male», scrivono le Nazioni Unite in un rapporto. Sberle, calci, orecchie tirate, pugni, bastonate, insulti sono considerati metodi normali per trattare i figli, racconta in un documento l' Afghanistan Research and Evaluation Unit, che raccomanda di educare i genitori «alla consapevolezza della violenza sui bambini». L' Afghanistan è uno dei peggiori posti al mondo dove nascere, dicono le statistiche, e dove tornare se si è bambini, rinfacciano le organizzazioni per i diritti umani al governo britannico. Che ha deciso di espellere da Londra i minori non accompagnati e rispedirli a Kabul. Il piano prevede di rimpatriarne almeno 12 al mese, nei campi inglesi per gli immigrati ci sono 4.200 bambini, la maggior parte afghani. Non tornano a una casa, da soli sono arrivati e da soli ripartono.
Frattini Davide
Bambini a Shewan (foto: Mauro Annarumma (Afghanistan, 2010)
Ekim, due anni, dopo la vaccinazione (foto: Mauro Annarumma (Afghanistan, 2010)
I fiori dell'oppio, Afghanistan meridionale (foto: Mauro Annarumma (Afghanistan, 2010)
Nomadi, Shawz (foto: Mauro Annarumma (Afghanistan, 2010)
Raccolta del grano, comprensorio di Farah (foto: Mauro Annarumma (Afghanistan, 2010)
Foto tratte da qui
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