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lunedì 25 luglio 2011

HOMOWO D’AGOSTO

La festa del raccolto per allontanare fame e carestie

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In Ghana, nel mese di agosto si commemora l’Homowo, antico rituale che ricorda la fine di un periodo di scarsità alimentare vissuto dagli antenati del popolo Ga: un’occasione per propiziarsi abbondanti messi.
“La prima cosa che colpisce è la luce. Gran luce ovunque, tanto sole, un chiarore abbagliante”. Così il noto giornalista polacco Ryszard Kapuscinski descriveva il suo primo impatto con il Ghana. Era il 1958, quando spopolava la figura di Kwame Nkrumah, colui che ha condotto questa nazione dell’Africa occidentale indipendente.
Sono passati parecchi da anni da allora. Molto è cambiato a livello politico-sociale, ma sono sopravvissute in questi decenni di cambiamenti antiche tradizioni tipiche del popolo ghanese. È il caso della festa chiamata dell’Homowo, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

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Secondo i racconti orali, questa celebrazione rievoca un tempo in cui le genti Ga (una delle tante etnie del Paese) patirono un difficile periodo di carestia, durante la loro migrazione che li ha portati nella regione dove è stata poi fondata l’attuale capitale Accra. Grazie alla loro tenacia e all’intervento delle divinità che avevano invocato, i Ga riuscirono a coltivare messi abbondanti per tutti. La parolaHomowo significa non a caso “schernire la fame”.


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La festa è una delle più importanti della nazione. Il suo preludio ha inizio in primavera (generalmente a maggio), quando i sacerdoti che custodiscono le pratiche tradizionali spargono i semi di miglio. Questa è la stagione della semina prima delle piogge. Dopo di che, per trenta giorni vige la prescrizione del silenzio, ovvero è rigorosamente vietato il suono dei tamburi nelle aree rurali.

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Lo sviluppo e le tempistiche della festa variano a seconda del gruppo Ga di appartenenza, essendo esso costituito da diverse tribù. Tuttavia, il significato e i rituali sono comuni ai vari gruppi presenti nella grande regione di Accra.
Durante il festival vengono organizzate cerimonie religiose indirizzate in particolare a Naa Nyonmo, il Supremo Essere in cui crede il popolo Ga. A questa divinità viene rivolta una preghiera benaugurale, ripetuta tre volte, per scacciare la sventura e per ottenere la benedizione affinché la terra sia fertile e quindi possa dare un buon raccolto. Oltre a queste celebrazioni, in ogni casa viene preparato il cibo tradizionale, chiamato kpekple, a base di zuppa e di pesce.

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Il cibo è l’elemento centrale di questa festa: è venerato, elargito, scambiato, utilizzato per allestire ricchi banchetti; simboleggia la sconfitta dello spettro della fame. Il festival Homowo vero e proprio si tiene nel mese di agosto. Le offerte di cibo vengono distribuite e con esse vengono anche cosparsi i templi in segno di rispetto per gli antenati e gli spiriti.
Una parte importante nei festeggiamenti viene data alla danza. In questo caso si tratta di un ballo di natura devozionale, chiamato kple, eseguito dalle sacerdotesse dei templi, alla fine di agosto e all’inizio di settembre. Attraverso i movimenti e la musica si vuole comunicare con le divinità invocando la loro protezione dalle calamità.
Il festival dell’Homowo apre inoltre le porte al nuovo anno ‒ secondo il calendario del popolo Ga ‒ che ha inizio il lunedì successivo alla celebrazione finale. L’ultimo giorno dei festeggiamenti le persone possono salire su un palco pubblico ed esprimere dichiarazioni legate al sociale, all’economia e anche alla politica.
Silvia Turrin
Fonte

martedì 19 gennaio 2010

QUANDO DI MINIERA SI MUORE....

L’ORO DEL GHANA

In Africa è tempo di cercatori d’oro.

Ci sono le grandi multinazionali straniere(si sa), gli agguerriti e rapaci cinesi, presenti un po’ dappertutto, ed infine, ultimo anello della catena, il fenomeno dei “galamsey”, persone del luogo,avventurieri, che utilizzano gli impianti dei cinesi per estrarre l’oro dal sottosuolo senza che il Governo in carica muova un dito per dire stop.Mi riferisco a ciò che sta accadendo in Ghana,dove tutto ciò che riguarda l’estrazione del metallo pregiato è ormai business.Attori protagonisti:ogni sorta di speculatori. Indifferentemente.Questa “brutta” storia è datata 1986. Esattamente da quando fu varata la legge anticrisi. Da allora ad oggi le multinazionali sudafricane, australiane, inglesi e statunitensi hanno saccheggiato, in tutta tranquillità, il sottosuolo di un paese, il Ghana appunto, senza farsi scrupolo alcuno dei danni eventuali a persone ed ambiente.Sono arrivate, nel 2009, ad estrarre addirittura oltre 90 tonnellate d’oro per un giro d’affari di quasi due miliardi e mezzo di dollari.Prima di proseguire è anche bene ricordare però che il Ghana, sotto il profilo agricolo, è sopratutto una terra ricca e fertile.Un paese che, grazie ad un sistema cooperativo (merito dell’intelligenza dei suoi abitanti), ha saputo mettere in piedi un ottimo movimento di esportazione dei suoi prodotti agricoli verso l’Occidente.Si comprende subito così che attività estrattiva ed agricoltura non possono affatto convivere, affiancandosi. Specie se il metallo, che viene estratto dalle viscere della terra ,subisce un trattamento al mercurio.Mercurio, che va poi ad inquinare i fiumi, le cui acque devono servire ai contadini per irrigare, a loro volta, i propri campi.Ma la” febbre” dell’oro in Ghana non sta risparmiando nemmeno gli agricoltori(strano a dirsi), che sono i primi ad essere disponibili, dietro elevato compenso, anche a dare in affitto le proprie terre.In tutto, nel Paese, le aziende, che attualmente si occupano di estrazione ed esplorazione mineraria, sono circa 200 e gli investimenti stranieri sono valutati intorno al 75%.Poiché la tassazione del governo (le royalty) è molto bassa, solo ritoccandola sarebbe tuttavia possibile per lo Stato vedere aumentare alcune delle sue entrate.E in quest’ottica si spiega l’agire di manica larga dei politici, che invece dovrebbero adottare lì dove sono state date le concessioni, e non solo, controlli molto più rigorosi

Ecco allora perché attualmente i piccoli cercatori d’oro, i”galamsey”, si muovono liberamente senza timore d’impedimenti a carattere legislativo e i cinesi, presenti sul territorio, cui non sfugge l’affare, speculano.

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I cinesi forniscono in pratica, facendoseli ben pagare, servizi e macchinari ai piccoli minatori.Lì dove poi, un tempo, si erano stanziate le grandi compagnie minerarie cinesi, oggi è infatti tutto deserto. E ciò proprio a causa dell’inquinamento delle falde acquifere in territori immensi.Connivenze e affari illegali prosperano così indisturbati.Mentre uomini e cose(leggi ambiente e territorio) vengono terribilmente danneggiati, sovente in maniera irreversibile.Pare che l’attività estrattiva dell’oro su piccola scala arrivi da sola al 15%.Questo spiega tutto e fa anche comprendere la grande frenesia della tecnica del “mordi e fuggi”, prima che si possa intervenire con strumenti di legge adeguati. E naturalmente la presenza rilevante di non poche miniere illegali nell’ordine- pare- di cinque ad una.>Acquirente prioritario di quest’oro di dubbia provenienza -riferiscono fonti ben informate- è niente di meno, piuttosto che il mercato nero, come sarebbe naturale, il Governo stesso.Andando in giro per alcuni villaggi del Ghana meridionale non è difficile, oggi come oggi, imbattersi in bambini che,ignari dei rischi, tranquillamente giocano e fanno il bagno in quelle che un tempo erano le vasche aurifere, utilizzate per il lavaggio dei minerali. Soprattutto, se e quando, queste sono riempite dalle piogge battenti, che in certi periodi dell’anno flagellano la zona.

Che dire? Non ci sono parole per questo.Osservando i volti di quei bimbi, ascoltando le loro grida gioiose e non si può non pensare all’avidità dell’uomo, capace di passare su tutto, proprio come un “panzer”, pur di realizzare il proprio utile quando le circostanze lo consentono.

Ma anche l’acqua, che viene utilizzata per bere e per cucinare, costituisce un pericolo enorme per i danni, che può arrecare e arreca alla salute della gente.Insomma finché il profitto, piovra dai mille e più tentacoli, avrà qui come ovunque la meglio, finché l’ “avere” di alcuni potrà risolversi a danno dell’ “essere” di tanti altri, non ci siamo.

Non esiste, non deve esistere scelta tra oro e pane, tra oro e vita .La “terra”, la nostra terra, va amata, rispettata e coltivata. Violentata. Mai.

Marianna Micheluzzi

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