giovedì 21 luglio 2011

IL DESERTO VERDE

L'espressione “deserto verde” è stata coniata in Brasile alla fine degli anni Sessanta per designare le monocolture arboree su grandi estensioni, finalizzate alla produzione di cellulosa. Già a quel tempo, il termine alludeva alle conseguenze che questo tipo di piantagioni avrebbe prodotto negli anni a venire sull'ambiente: desertificazione, erosione, riduzione della biodiversità e migrazione forzata delle comunità umane.
Le prime piantagioni di eucalipto nella parte settentrionale dello Stato di Minas Gerais e in quella meridionale dello Stato di Bahia [it] risalgono proprio agli anni Sessanta. Secondo le stime fornite dall'Associazione Brasiliana dei produttori forestali (Associação Brasileira de Produtores de Florestas Plantadas) la monocoltura di eucalipto si espande al ritmo di 720 ettari al giorno, una superficie pari a 960 campi di calcio. Le aree maggiormente interessate dalle nuove piantagioni si trovano negli Stati del Minas Gerais, di São Paulo e di Bahia, ma il deserto verde avanza anche in altre regioni del nord-est e del sud del Paese.

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Una fitta piantagione di eucalipti. Foto di Cássio Abreu ripresa con licenza Creative Commons BY 2.0

Nel corso del suo viaggio attraverso lo Stato di Minas Gerais lo scorso aprile, l'autore del blog Viajante Sustentável (il viaggiatore sostenibile) ha parlato con gli abitanti della valle dello Jequitinhonha, scoprendo come gli scenari geografici e sociali della regione siano drasticamente mutati nel corso degli ultimi vent'anni:
La monocoltura dell'eucalipto, praticata dalle imprese private a monte dei corsi d'acqua, si è rivelata una calamità socio-ambientale: il deserto verde di eucalipti ha prodotto effetti catastrofici, avvelenando il suolo, provocando la scomparsa di flora e fauna locale, prosciugando le sorgenti e le falde freatiche. Un tempo la regione era autosufficiente dal punto di vista alimentare, grazie ai prodotti dell'agricoltura familiare perfettamente integrata con la natura ma la situazione è radicalmente cambiata: i piccoli corsi d'acqua si sono prosciugati, sono scomparse le polle d'acqua dolce, i livelli dei fiumi si sono abbassati mentre sono cresciuti quelli dei depositi di limo. I terreni agricoli sono stati abbandonati e di conseguenza tutti i generi alimentari vengono fatti arrivare dai distributori di Belo Horizonte. E in tutto questo, le multinazionali dell'eucalipto e della cellulosa continuano a ricavare enormi profitti.
Nella zona intorno a Montes Claros, la situazione non è molto diversa:
Non si scorgevano altre colture ad eccezione di trenta chilometri di deprimente deserto verde. I flagelli dell'eucalipto e del pino si alternavano, avvelenando e prosciugando le sorgenti e la falda freatica. Dato che utilizza pochissima mano d'opera, la monocoltura per l'esportazione non contribuisce in alcun modo alla diminuzione della povertà di quelle regioni, al contrario, concentra i profitti nelle mani di una o dell'altra grossa multinazionale.
Ad attendere la poetessa Anna Paim, rientrata nel suo paese d'origine nello Stato di Espírito Santo dopo un'assenza di 19 anni, c'era un'amara sorpresa:
È stato triste: i paesaggi originari più belli della regione sono stati completamente distrutti per fare posto agli eucalipti. Voglio testimoniare qui la mia indignazione, la mia rabbia il mio dolore, eccoli…
Sul sito Beco da Velha (Il vicolo della vecchia) viene ricordato che gli eucalipti naturali erano molto diffusi nel sud del Brasile; il danno ambientale è iniziato e rapidamente peggiorato quando è stata introdotta la coltura di piante transgeniche che crescono a un ritmo accelerato e consumano molta più acqua:
Oggigiorno, la coltura degli eucalipti presenta profonde differenze rispetto al passato e non si tratta solo delle manipolazioni genetiche: si è passati ad un tipo di coltivazione molto intensiva; vengono piantati eucalipti ovunque, senza alcun criterio né buonsenso; le estensioni delle piantagioni sono impressionanti ma soprattutto sono cambiati gli obiettivi strategici che si nascondono dietro questa accresciuta passione per la “riforestazione” - un termine del tutto improprio per descrivere quanto si sta facendo perché sottintende che si ricostituisca la foresta originaria, ripristinando un ecosistema devastato, quando invece si sta facendo esattamente il contrario.

L'inesorabile avanzata del deserto verde

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Illustrazione ripresa dal Centro de Estudos Ambientais.

Dopo essersi espanso nel sud-est a discapito della foresta atlantica, il deserto verde ha fatto la sua comparsa nelle zone aride del nord e del nord est del paese. Nello stato del Piauí, la costruzione di un impianto per la lavorazione della carta e della cellulosa ha portato con sé promesse di sviluppo economico per la regione che secondo il blogger Leo Maia non hanno alcun fondamento: citando i dati diffusi dall'IBGE(l'Istituto brasiliano di Geografia e Statistica), Maia sostiene che il 41% della popolazione dello Stato è malnutrita come conseguenza del fatto che gli agricoltori locali non sono minimamente incentivati a coltivare prodotti destinati all'alimentazione umana.
Ciononostante, nel Piauí sono 160.000 (pari a 1 600 km2, cioè 1,57% dell'estensione dell'intero stato) gli ettari di territorio già trasformati in “foreste” di eucalipto per produrre carta e cellulosa destinate all'esportazione. Nel suo blog, Leo rilancia un articolo apparso in un quotidiano locale in cui si denuncia la contrapposizione tra gli interessi commerciali e le necessità della popolazione.
(…) gli alberi a crescita veloce come l'eucalipto, necessitano di enormi quantità d'acqua per svilupparsi e per questo provocano un inaridimento del suolo, abbassano i livelli delle falde acquifere e aumentano le possibilità di desertificazione di queste regioni. Alla luce di tutto ciò, l'apertura dello stabilimento della Suzano si rivela ancora una volta in contrasto con le reali necessità della popolazione dello stato di Piauí visto che la regione patisce, praticamente tutti gli anni, gli effetti della siccità. Solo dall'inizio di quest'anno sono stati 155 i municipi che hanno dichiarato lo stato di emergenza per la siccità e alcuni hanno visto il 90% dei loro raccolti compromessi per la mancanza d'acqua.
Ambientalisti e movimenti sociali continuano a denunciare i rischi derivati dalla pericolosa combinazione di eucalipto, monocoltura e pesticidi per la salute delle persone. Oltre a occupare territori che potrebbero essere utilizzati per l'agricoltura, le piantagioni di eucalipto causano problemi anche a quei coltivatori che producono generi alimentari nelle aree circostanti dato che le loro terre vengono invase da animali selvatici in cerca di cibo. Mariana Brizotto vuole enfatizzare che le piantagioni non sono foreste e chiede:
Cosa faremo quando non sarà rimasta più una goccia d'acqua? Mangeremo carta?
I piccoli agricoltori stanno perdendo le loro terre a causa delle monoculture di eucalipto, ma c'è anche chi come Sumário Santana coglie la tristezza e la sinistra bellezza del deserto verde, traendone ispirazione per le sue poesie:
Laddove un tempo sorgeva la comunità tradizionale di Marília, oggigiorno sorge la fabbrica di cellulosa. Lì nel Nuovo Mondo, dove un tempo le famiglie lavoravano felici nelle loro piccole fabbriche di mattoni oggi esiste solo una grande fabbrica di mattoni. Le famiglie se ne sono andate, il fiume si è prosciugato, l'argilla è sparita e ora la fabbrica minaccia di chiudere. Laddove un tempo c'era una colonia agricola con centinaia di piccoli proprietari, oggi ci sono i latifondi chiusi, sorvegliati da guardie in moto.
Laddove un tempo sorgeva un'immensa, diversificata e umida foresta oggi c'è un deserto verde.
L'apparente bruttezza dell'intrico caotico di piante, liane, sorgenti, animali, insetti, centopiedi, fango, melma, limo e fotosintesi ha lasciato spazio all'apparente bellezza di un mosaico unico, ben disegnato, mappato, catalogato, un'unica specie ripetuta in serie, nella solitudine del deserto…

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Illustrazione di Charge de Santiago, ripresa con autorizzazione.

scritto da Paula Góes · tradotto da Katia Gerussi
Fonte

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