giovedì 7 maggio 2009

G8 PINOCCHIO!

Grandi eventi. Scarsi risultati. Coerenza zero. L’Italia lancia proclami roboanti a favore dell’Africa, in vista del summit della Maddalena. Ma è tra i paesi che meno aiutano il continente.

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In questi tempi calamitosi si ha come l’impressione che si sia perso il nesso tra le parole e la responsabilità di chi le usa. Prendiamo, ad esempio, il prossimo G8 della Maddalena, che i talebani dell’informazione uniformata stanno da mesi dipingendo come il “Grande Evento” dell’anno. Nell’isola sarda, dall’8 al 10 luglio, si svolgerà il vertice dei capi di stato e di governo dei paesi maggiormente industrializzati. Dimenticavo che si terrà in Abruzzo..... l'autocelebrazione del....

L’agenda è stata anticipata da una serie di G8 tematici, convocati in varie parti dello Stivale, dedicati al welfare, all’agricoltura, all’economia e, alla fine di maggio, con appuntamento a Pescara, anche agli aiuti allo sviluppo.

Il governo italiano, abile nell’usare le parole e i numeri come fuochi d’artificio, ci sta educando all’evento, dipingendosi come il regista di una rivoluzione. Che avrà al suo centro proprio l’Africa e i suoi problemi. Sul sito ufficiale dell’esecutivo dedicato al summit si legge: «L’Italia intende mettere l’Africa al centro della scena del prossimo Vertice della Maddalena»; i paesi africani saranno direttamente coinvolti «nella discussione di temi come la sicurezza, l’ambiente, l’energia, la sicurezza alimentare e le infrastrutture». Ci si compiace dei «grandi progressi ottenuti in termini di crescita economica, riduzione della povertà e affermazione della democrazia, in Africa e molti altri paesi in via di sviluppo». Tuttavia, «nonostante questi passi in avanti, l’Africa resta il continente che ha accumulato maggiore ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite (lotta alla povertà, alla fame e alla malnutrizione, alle malattie, accesso all’acqua e all’istruzione, tutela dell’ambiente) e dove permangono ancora situazioni di crisi, con gravi violazioni dei diritti umani. Molto resta da fare per colmare questo ritardo…».

Ecco, appunto. Sembra il ritornello che, con assoluta monotonia, si ascolta alla vigilia di ogni vertice G8: da Gleneagles a San Pietroburgo, da Heiligendamm a Hokkaido, per limitarsi solo agli ultimi. Perché questi “Grandi Appuntamenti” con la storia rappresentano, in realtà, solo le rituali occasioni per dimostrare la divorante ossessione da riflettori che continua a possedere i governanti del mondo. Diciamolo chiaro: per avere i risultati ottenuti fino ad oggi, sarebbero in realtà bastate alcune videoconferenze via Skype tra premier e capi di stato, senza scomodare telecamere, polizia e cene sfarzose.

Ma quest’anno l’ipocrisia raggiunge l’apice. Perché l’Italia, che lancia ciambelle verbali di salvataggio all’Africa, è il paese meno generoso (o tra i meno generosi) verso quel continente. Secondo una ricerca (Occasional paper 43), condotta e pubblicata da quel club di cattocomunisti che si annida nel centro studi di Bankitalia, dal 1990 le donazioni italiane verso l’estero sono calate del 10%. E i pacchetti di sostegno non solo risultano scarsi, «ma sono spesso veicolati verso destinazioni a carattere strategico». Significa che l’utilizzo degli aiuti è stato «guidato da atteggiamenti di tipo egoistico, che guardano all’aspetto geopolitico, al commercio o ai vincoli coloniali».

Ci bacchetta pure l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse): tra i paesi industrializzati, il Belpaese è il fanalino di coda nella classifica dei principali “donatori” nel 2008, in compagnia di Grecia e Austria. In Spagna (+19,4%), Portogallo (+21,1%), Regno Unito (+24,1%) e Belgio (+13,4%) l’aiuto pubblico allo sviluppo cresce con numeri a doppia cifra. Da noi, si ferma al 2,2%. Crescita dovuta principalmente alla cancellazione del debito e non a impiego di nuove risorse.

Certo, ha un bel dire la stessa Ocse dell’importanza di mantenere gli impegni assunti per gli aiuti in Africa, ancora più urgenti in questi tempi di crisi. Il governo Berlusconi ha già sussurrato che non verserà, per il 2009, neppure la quota stabilita (130 milioni di euro) per il Fondo globale contro aids, tubercolosi e malaria.

Ma consoliamoci: il ministro degli esteri, Franco Frattini, ha promesso che «come Italia intendiamo promuovere una strategia globale che svuoti gli arsenali combattendo davvero la povertà». Poi, se si fruga tra le pieghe del suo primo viaggio in 5 paesi africani, si scopre che ha promesso navi da guerra alla Nigeria, ha preferito parlare di sicurezza energetica piuttosto che di quella alimentare, e s’è dipinto come l’ambasciatore delle imprese italiane in terra africana.
«Basta con visioni catastrofiche», ha annunciato Frattini: «L’Africa è un continente di opportunità». Ma per chi?

Fonte: Nigrizia


2 commenti:

Le Favà ha detto...

E' che a parlare tutti son capaci...e a fare bella figura lo vogliono sempre. Sono incapaci di essere realisti o moralmente veritieri.

➔ Sill Scaroni ha detto...

L'Africa è un continente di opportunità per gli esploratori di sempre.
Maledetto G8.

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