Premessa
Le passeggiate sul molo erano sempre state la sua passione e anche quel pomeriggio d’inverno, durante le festività natalizie, le gambe di Marco lo portavano al molo per fermarsi ad osservare le onde che si infrangevano contro gli scogli e farsi prendere dai propri pensieri.Nella pace di quella natura, lo squillo del suo cellulare lo irritò, al punto di volerlo spegnere. Visto però che il numero che identificava il chiamante era quello della sua follia d’amore, rispose fremente . Le parole che udiva lo lasciarono senza fiato, con il cuore che batteva come il tamburo di una banda axé. La sua amante era nella condizione di dargli un figlio. Quel figlio che non aveva mai avuto, quel figlio che sua moglie non potava dargli, quel figlio tanto desiderato gli veniva concesso nel modo meno voluto, dal grembo della sua amante. Non pensava alle conseguenze di quanto sarebbe accaduto, era entusiasta, finalmente padre, il lavoro più bello e difficile del mondo.
La voce , dall’altra parte del filo mancante, continuava a proferire parole, ma lui ormai non sentiva più niente, se non la gioia che riempiva tutta la sua anima. Rideva di felicità, si sentiva ora un uomo. La telefonata si interruppe e Marco rimase alcuni minuti ad immaginarsi col figlio tra le sue braccia, mentre se lo coccolava, lo vedeva crescere, gli dava suggerimenti, lo portava a vedere il mare.
Poi d’improvviso il lume della ragione lo raggiunse, lo riportò alla realtà e comincio a riflettere sui mutamenti che questo figlio avrebbe portato nella sua vita: inevitabile fine del suo matrimonio, a cui, nonostante i tradimenti, teneva tantissimo ; dolore provocato alla vera donna della sua vita (sua moglie); situazione futura incerta.
La gioia per la notizia comunque era troppa, richiamò l’amante per gridargliela tutta quella gioia e per farsi ripetere tutte le frasi che non aveva potuto udire, tanto era confuso ed estasiato al momento della notizia. Questa rispose con tono asciutto, quasi amareggiato e gli confidò che, seppure a malincuore, aveva pensato di interrompere quella vita, abortendo.
Marco ascoltava le sue parole di giustificazione, impietrito, la lasciò parlare, bloccato da questo colpo nello stomaco, ed alla fine ciò che ne ricavò era che la situazione familiare di lei non le permetteva di continuare la gravidanza ; il suo convivente non avrebbe tollerato una situazione del genere e fatti due conti lei stava meglio, finanziariamente, dov’era, piuttosto che con lui. Cosa avrebbe potuto darle Marco, oltre al suo morboso attaccamento sessuale?
Marco le gridò tutta la sua contrarietà, perchè un gesto del genere andava contro ai suoi principi morali e perchè la perdita di un figlio tanto desiderato (anche se non cercato con la sua amante) lo lasciava sgomento. Le diceva che in qualche modo le cose si sarebbero sistemate, avrebbe trovato la soluzione al problema, la pregava di non farlo , ma tutto fu inutile. Nonostante telefonate continue, la soluzione peggiore si avverò da lì a pochi giorni. Fu il Natale più brutto della sua vita. Addio.
Lettera di Marco al figlio negato
Caro figlio/a mio/a,non ho molte parole da dirti, ma sappi che, da quel giorno, tu sei sempre stato nel mio stanco cuore. Non so immaginarti se non adagiato su una nuvoletta bianca ad osservare questo padre gonfio di dolore . Avrei voluto darti tutto l’amore che un padre sa dare, avrei voluto portarti con me in giro per il mondo a conoscere le bellezze di questa terra, avrei voluto insegnarti ad essere sempre onesto con te stesso e con gli altri, avrei voluto ……
Non voglio dare la colpa a nessuno, la fragilità, l’ ipocrisia e l’egoismo umano hanno fatto sì che tu non nascessi. Forse la colpa è tutta mia che non ho saputo …..
Mi sembra, a volte, di poterti parlare, confidarti le mie ansie e i miei timori, ascoltare i tuoi consigli. E’ avvenuto uno strano scambio di ruoli: io sono diventato il figlio e tu il genitore che indirizza sulla retta via un figlio scapestrato e disorientato. Hai saputo darmi l’amore di cui io avrei voluto circondarti, per proteggerti dalle avversità della vita. Con la tua scomparsa, la mia esistenza ha subito uno strappo mai ricucito, ma tu mi hai trasmesso i sentimenti più nobili per continuare ad andare avanti su un cammino di lealtà e sincerità.
Non ho molte parole da dirti, ma ho tanto amore per te.
Ciao, bambino/a mio/a. Sogna con me.
6 commenti:
Se solo comprendessimo che avere un figlio non è un atto di scelta, ma un destino, il destino di esseri biologici quali siamo, tutti presi dall'ideologia dominante nel credere che dobbiamo essere padroni della nostra vita. E invece, sarebbe tanto più saggio accettare umilmente che non possiamo intrinsecamente controllare tutto ciò che ci accade. E forse, sapere che un giorno non potremo evitare di morire, non fa parte del senso stesso della vita?
Ottimo post. Purtroppo sono se,pre scelte dificilissime da fare e sopportare in seguito.
Non saprei che dire dopo questo post, mi ha lasciato un amaro e una tristezza immensa.
ciao.
Catone...non so se quello che hai scritto nel tuo post è fantasia o realtà e non lo devo e non ho alcun diritto di saperlo.
Quello che so che è struggente e si capisce che è stato scritto con il cuore.
molto bello il racconto
A tutti un grazie per i commenti.
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