sabato 11 luglio 2009

LA SOLITA MINESTRA

Una giornata intera dedicata all'Africa, partecipazione delle 5 potenze emergenti del G5 già dalla seconda giornata del vertice, sicurezza alimentare e clima tra i temi del summit: le premesse perché il G8 dell'Aquila si rivelasse migliore di quelli precedenti c'erano. Ma le aspettative sono rimaste puntualmente disattese: gli impegni che i grandi hanno preso o confermato mancano di concretezza, di calendari, di assunzioni precise di responsabilità.


Quando arrivano gli aiuti?

Al vertice di Gleaneagles, nel 2005, il G8 aveva deciso di raddoppiare gli aiuti entro il 2010, ma l'aumento non ha rispettato la tabella di marcia prevista (versati solo un quarto deigli aiuti promessi, secondo l'Onu e l'Ua), e all'Aquila gli 8 capi di stato non sono riusciti a fare niente di meglio che confermare le loro intenzioni. Senza specificare un calendario, e senza considerare che nel frattempo la crisi economica è andata ulteriormente a pesare sulla già difficili condizioni dei paesi impoveriti.
Stessa considerazione sul contributo per garantire la sicurezza alimentare, che come ha annunciato il presidente Obama ammonta a 20 miliardi di dollari nei prossimi 3 anni: non c'è un piano concreto per l'esborso degli aiuti, non è chiaro quanto verrà mobilitato ogni anno né chi sborserà e quanto. Non è chiaro nemmeno se queste risorse saranno davvero addizionali rispetto ai contributi per la cooperazione già promessi.

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Rimandato!

A dispetto delle grandi dichiarazioni sull'accordo raggiunto sul clima, la reticenza della Cina ha imposto di rimandare la conclusione al prossimo vertice di Copenaghen. Quello raggiunto all'Aquila è un risultato ritenuto "insufficiente" perfino dal Segretario genarale dell'Onu, Ban Ki Moon, che ha annunciato un vertice globale sui cambiamenti climatici il 22 settembre al palazzo di vetro di New York e ha sottolineato che nelle dichiarazioni del G8 non si faccia alcun riferimento agli obiettivi di medio-termine sulla riduzione di emissioni.

Sul Wto e il processo di Doha, bloccato da ormai un anno, il G8 si è espresso con il solito augurio: che i negoziati si sblocchino presto. Ma nello stesso documento in cui si afferma la centralità del Wto e l'importanza delle politiche di liberalizzazione, si sottolinea anche la necessità di sostenere le economia locali e l'agricoltura rurale in primis. Un atteggiamento contraddittorio criticato dalla società civile e da molte ong.

Anche la sbandierata partnership sull'acqua manca di sostanza: la bella intenzione di migliorare l'accesso all'acqua e l'igiene, attraverso il sostegno alle infrastrutture nei paesi africani manca di obiettivi concreti: tutto rimandato alla settimana africana dell'acqua, che dovrebbe tenersi in Sudafrica in novembre. Ma poi chi comunicherà quanto deciso in Sudafrica ai grandi 8?

Piccoli segnali, non senza scetticismo

La promessa di un "codice di buona condotta" che regoli e fermi l'acquisto dei terreni agricoli in Africa da parte di multinazionali straniere e altri governi, è un'iniziativa che ha sorpreso e che è stata salutato con interesse. Una bella iniziativa che però manca di concretezza e prospettive.

La proposta tutta italiana di detassare le rimesse degli immigrati è un'altra delle proposte presenti nel testo conclusivo del vertice. Che si dovrà però tradurre poi in ogni singolo ordinamento dei vari paesi meta di immigrazione, e che si basa quindi sull'iniziativa dei governi.

Di certo la presenza di questi temi in agenda è un primo risultato, quanto meno politico. Come politico è il successo di una partecipazione così vasta di altri paesi al vertice, oltre a quelli del G8. Nei documenti stessi licenziati dal summit sono molti i riferimenti al G20 o al G14 come sedi di decisioni. Il coinvolgimento vero di altre voci che non siano quella delle 8 grandi potenze, deve però ancora arrivare.

1 commento:

Le Favà ha detto...

L'unica cosa sicura ora, è a spesa avvenuta per il G8. Quelli sono gli unici spesi di sicuro.

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