Haiti Progres, "This Week in Haiti," Vol. 13, no. 41, 3-9 gennaio 1996
Può anche darsi che gli occhioni languidi ed il seducente sorriso di Pocahontas, la più recente star a cartone animato della Walt Disney, questo Natale abbiano affascinato i bambini di tutto il mondo. Ma ad Haiti Pocahontas rappresenta l'inferno sulla terra per molte delle giovani donne che lavorano nelle zone manifatturiere del paese, secondo un recente rapporto pubblicato il mese scorso.
I lavoratori che cuciono i capi d'abbigliamento firmati dai rassicuranti personaggi di Disney non guadagnano neppure abbastanza per sfamarsi, per non parlare delle loro famiglie. Questo è quanto afferma il National Labor Committee Education Fund in Support of Worker and Human Rights in Central America (NLC), un'organizzazione newyorkese. "Gli appaltatori haitiani che producono pigiami di Topolino e di Pocahontas per le ditte statunitensi che lavorano su licenza della Walt Disney Corporation in qualche caso pagano i lavoratori anche meno di quindici gourdes (un dollaro USA) per una giornata di lavoro. Dodici centesimi all'ora, in chiara violazione anche della legge locale", scrive il NLC. Oltre che con i salari da fame, le lavoratrici haitiane che producono abiti per i giganti della grande distribuzione statunitense devono vedersela con le molestie sessuali e con orari di lavoro estenuanti. "Haiti ha bisogno di svilupparsi economicamente e le lavoratrici haitiane hanno bisogno di lavorare, ma non al prezzo di vilolare i diritti fondamentali ddei lavoratori. Pagare undici centesimi l'ora chi cuce vestiti per Kmart non è sviluppo, è delinquenza", rincara la dose il NLC.
Negli ultimi due decenni, funzionari del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno sempre indicato nello sviluppo del settore della "trasformazione" l'antidoto alla povertà di Haiti. Nei primi anni '80, circa 250 fabbriche occupavano oltre 60.000 lavoratori haitiani a Port Au Prince. Il salario minimo era di 2,64 dollari al giorno. Ma molte di queste caienne hanno abbandonato Haiti dopo la caduta del dittatore Jean-Claude Duvalier nel 1986. Altre se ne sono andate poco dopo l'elezione di Jean-Bertrand Aristide nel 1990, che basò la sua campagna elettorale sulla retorica nazionalista, e ancora di più hanno lasciato il paese dopo il colpo di stato del 1991.
Le miserabili condizioni della Haiti di oggi la rendono un concorrente ideale nel mercato del lavoro mondiale, dicono i funzionari del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, e le zone industriali manifatturiere sono di nuovo al centro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) per Haiti perseguito adesso dall'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), dalla Banca Mondiale e dal Fondo monetario internazionale (FMI).
Nonostante questo il recupero delle zone industriali manifatturiere rimane debole.
Solo 72 manifatture con circa 13.000 persone erano state ripristinate al settembre 1995, secondo una agenzia del governo haitiano. Le istituzioni finanziarie internazionali sostengono che Haiti deve abbassare gli altri costi legati alla produzione di manufatti, come le spese portuali e telefoniche ed il costo dell'energia elettrica. Pertanto, la Banca mondiale sta facendo pressioni affinché siano aziende degli Stati Uniti ad assumere il controllo di questi settori chiave attraverso la privatizzazione delle industrie di proprietà pubblica ad Haiti. Intanto, spiegano gli strateghi del SAP, i salari devono essere conservati bassi e "competitivi".
Ma il National Labor Committee (NLC) ed i lavoratori haitiani sostengono che le zone manifatturiere ad Haiti, come quelle del resto dei Caraibi e dell'America centrale, sono in realtà zone in cui la schiavitù è legalizzata. "Mentre i proprietari delle fabbriche di Haiti e le società americane stanno approfittando dei salari bassi, i lavoratori haitiani stanno lottando ogni giorno per sfamare se stessi e le loro famiglie," ha indicato l'NLC in una relazione intitolata "Come diventre ricchi pagando la gente undici centesimi l'ora"
In particolare, il rapporto rileva come i proprietari delle fabbriche stiano cercando di non versare ai lavoratori di Haiti il nuovo salario minimo di 36 gourdes al giorno (due dollari e quaranta centesimi) ed afferma che più della metà delle 40 aziende che operano nel settore manifatturiero tessile ad Haiti, al momento della ricerca dell'NLC nell'agosto 1995, stessero violando la legge sul salario minimo. Il Presidente Aristide ha sollevato il salario minimo, lo scorso mese di maggio, da 15 a 36 gourdes al giorno. Anche se è stato il primo aumento dei salari dal 1984, l'NLC deve rilevare che il nuovo salario minimo "vale meno in termini reali di quanto il vecchio salario minimo di 15 gourdes valesse nel 1990 ... Dal 1 ottobre 1980, quando il dittatore Jean-Claude ( "Baby Doc") Duvalier fissò per la prima volta il salario minimo a 13,20 gourdes, il suo valore reale è diminuito di quasi il 50%".
Nelle dodici pagine del rapporto lo NLC riserva alcune delle sue critiche più taglienti ai giganti multinazionali statunitensi, come la Sears, Wal-Mart e Walt Disney Company, che appaltano alle imprese degli Stati Uniti e di Haiti. In una fabbrica di abbigliamento di qualità in cui si producono pigiami di Topolino, i dipendenti hanno riferito che l'estate scorsa avevano lavorato 50 giorni senza pause, fino a 70 ore alla settimana, senza un giorno di riposo. "Una lavoratrice ha detto al NLC che avrebbe dovuto cucire 204 paia di pigiami di Topolino ogni giorno e che la giornata le sarebbe stata pagata 40 gourdes (due dollari e sessantasette centesimi). Lei era stata in grado di farne soltanto 144 paia, per le quali era stata pagata 28 gourdes (un dollaro e ottantasette)", scrive il NLC. Il rapporto osserva che Michael Eisner, amministratore delegato della Disney, ha guadagnato 203 milioni dollari nel 1993, circa 325.000 volte il salario dei lavoratori ad Haiti. "Se un lavoratore tipico haitiano lavorasse a tempo pieno sei giorni alla settimana a cucire i vestiti per la Disney, impiegherebbe circa 1.040 anni per guadagnare quello che Michael Eisner ha guadagnato in un solo giorno nel 1993", conclude il rapporto.
Nel complesso, lo NLC si è trovato davanti ad un "modello esemplare di abusi, tra i quali c'è quello dei salari bassi; così bassi che il proprietario della fabbrica ha riferito all'NLC che 'i lavoratori non possono lavorare bene perché non mangiano abbastanza'". Secondo la relazione una famiglia a Port Au Prince ha bisogno di almeno 363 gourdes ogni settimana, ventiquattro dollari e venti, per il cibo, il riparo e l'istruzione. "Ma un percettore di salario minimo, lavorando 8 ore al giorno 6 giorni alla settimana, porta a casa 216 gourdes, ovvero meno del 60% del fabbisogno di base di una famiglia", dice il rapporto.
Lo NLC addossa gran parte della colpa per il deterioramento delle condizioni dei lavoratori haitiani all'USAID, che ha impegnato 8 milioni di dollari di denaro dei contribuenti americani per la promozione degli investimenti esteri ad Haiti lo scorso anno. "Il governo americano ha mostrato un grande impegno a sostenere con decisione gli investimenti statunitensi ad Haiti, ma non ha mostrato alcun paragonabile impegno nei confronti dei lavoratori che producono per le aziende investitrici", sostiene l'NLC, rilevando che l'USAID ha reiteratamente esercitato pressioni sul governo di Haiti perché i salari rimanessero bassi.
L'NLC fa capo ai sindacati tessili degli Stati Uniti, e nota che i salari bassi ad Haiti saranno utilizzati per cercare di abbassare i salari degli altri lavoratori nelle Americhe. "I salari haitiani sono estremamente interessanti e sono più bassi di quelli della Repubblica Dominicana, della Giamaica, dello Honduras, di El Salvador, del Guatemala e del Nicaragua, altri paesi fitti di zone industriali manifatturiere. In altre parole, Haiti contribuisce a definire il tetto dei salari per l'intero emisfero occidentale", dice il rapporto. Haiti è attualmente sempre in prima fila nella corsa verso il ribasso.
[Per ulteriori informazioni, o per ordinare copie della relazione, contattare The National Labor Committee Education Fund, 15 UnionSquare West, New York, NY 10003-3377 Tel. 212-242-0700]
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