VIAGGIANDO SUL TRENO DELLA MORTE IN MESSICO
È molto difficile fornire una visione omogenea della situazione di allarmante e crescente violenza che si sta scatenando in Messico contro i migranti privi di documenti. La ricerca fatta da alcuni citizen media offre una serie di frammenti che nell'insieme creano una trama di racconti sinistri.
Il 1° agosto scorso, il blog espacioperdido ha pubblicato un post il cui incipit riprende un parziale resoconto storico dei viaggi in treno in Messico:
Nel 1999, fu chiusa definitivamente la stazione ferroviaria di Buenavista. Da tempo si stavano smantellando altre stazioni in varie parti del Paese. Con questa politica è stata cancellata una delle più importanti conquiste messicane del 20° secolo: il trasporto ferroviario dei passeggeri. Oggi sono rimaste solo alcune linee per il trasporto merce…. Caricano merce in forma di manufatti e sfortunatamente anche persone. Dalla frontiera meridionale, a Ciudad Hidalgo, che confina con il Guatemala, fino alle città principali della frontiera settentrionale, circola una della più grandi vergogne del Paese. The beast, o El tren de la muerte, divora migliaia di migranti provenienti dall'America centrale e meridionale. Viaggiano sui tetti dei vagoni o fra i vagoni stessi, esposti a ogni tipo di pericolo, incluso il più temibile: l'uomo.
I treni merci su cui viaggiano i migranti che attraversano il Messico per raggiungere gli Stati Uniti. Foto di Pedro Ultreras dal suo film La Bestia, uso consentito
Scrivendo per il sito di giornalismo partecipativo barriozona, il blogger Eduardo Barraza racconta più in dettaglio la storia dei vecchi treni merci che compiono questo pericoloso viaggio e dei passeggeri che non sempre arrivano a destinazione.
Negli Stati Uniti molta gente li definisce in modo negativo “illegali”. Nel cuore dell'America Centrale, questi individui, uomini e donne, sono disposti a tutto, disperati ma allo stesso tempo tenaci nella loro decisione di lasciare i loro poveri paesi con la speranza di farcela negli Stati Uniti.
Non essendo in grado di pagarsi un altro tipo di trasporto e dovendo anche trovare il modo di aggirare i check point messicani, migliaia di centroamericani provenienti da paesi tra cui El Salvador, Guatemala, Honduras o Nicaragua, saltano in modo pericoloso e audace in cima ai treni merci in movimento che si dirigono dal Messico meridionale a una delle molte destinazioni che si trovano sul confine tra il Messico e gli Stati Uniti.
Sorprendentemente, entrambi i blogger scrivono facendo riferimento non solo alla storia recente della regione ma anche a una specifica opera che è nata prendendo forma da questi eventi: un documentario il cui titolo deriva dal sinistro nomignolo dato ai treni merci dagli immigrati che si giocano la vita cercando di saltarci e di viaggiarci sopra.
Il regista Pedro Ultreras su 'La Bestia'. Immagine usata con l'autorizzazione di Pedro Ultreras' permission.
La Bestia di Pedro Ultreras, presentato nel 2010, racconta il viaggio del regista in cima a un treno merci insieme ai migranti, ritraendo uno fra gli innumerevoli viaggi che vengono compiuti ogni giorno da immigrati disperati e pronti a tutto alla ricerca di un lavoro remunerato e una vita migliore per sé e per le proprie famiglie. Riesce a rendere una testimonianza visuale di eventi che i media ufficiali continuano a ignorare o a cui danno uno spazio irrilevante.
Il regista ha caricato alcuni estratti del film su YouTube, una versione in spagnolo e una con sottotitoli in inglese.
Il documentario è stato proiettato quest'estate in diverse città e paesi lungo il percorso della Carovana ‘Paso a Paso hacia la Paz', che ha coinvolto centinaia di immigrati senza documenti, i loro familiari e numerosi attivisti per i diritti umani che hanno marciato contro le violazioni quotidiane ai danni dei migranti e chiedendo giustizia e protezione legale per questa parte vulnerabile della popolazione.
Una donna migrante su 'La Bestia'. Immagine di Pedro Ultreras'. Uso consentito.
Ciò che la polizia non può negare è l'estrema sofferenza e vulnerabilità dei migranti centroamericani che cercano di attraversare la frontiera messicana. Non avendo i soldi nemmeno per pagare i polleros [ trafficanti di migranti] e per evitare i controlli, migliaia di migranti si arrampicano sui tetti delle carrozze o ai lati, rimandendo esposti alla pioggia, alle temperature estreme, alla disidratazione e a rischi di folgorazione. Molti hanno perso alcune estremità o addirittura la vita per essere caduti dai treni.
Viaggiando clandestinamente, gli emigranti sono potenziali vittime di assalti, rapine, estorsioni, violenze e assassinii.
Anche con un'evidenza così assoluta dei pericoli affrontati da coloro che rischiano la vita lungo il pericolosissimo “sentiero dei migranti”, risulta necessario ampliare la prospettiva per collocare il terrore provocato da “La bestia” in un contesto geo-politico esemplificativo. Nello stesso post, Kovic sottolinea come le operazioni di polizia messe in atto per impedire il passaggio degli emigranti attraverso la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, senza che vengano prese in considerazione le sofferenze umane provocate, siano state applicate ultimamente anche lungo la frontiera meridionale del Messico.
Le politiche di deterrenza hanno raggiunto anche il sud del Messico, dove la polizia frontaliera ha messo in atto strategie deterrenti, specialmente lungo l'Istmo di Tehuantepec, il punto più stretto del Messico. Si tratta di una strategia di sicurezza incoraggiata dagli Stati Uniti per ridurre l'immigrazione centroamericana. Recentemente, il Plan Mexico appoggiato dagli Stati Uniti, conosciuto anche come Merida Initiative, ha fornito al Messico un importante riserva finanziaria con l'obiettivo di dare “un contributo alla sicurezza per disegnare e applicare la guerra ai trafficanti di droga, ai terroristi nonché per proteggere la sicurezza frontaliera.” In quanto precedente assistente alla segreteria di Stato, Thomas Shannon già nel 2008 osservava, “In un certo senso, stiamo armando il NAFTA”. Ciò che non ha detto è che nel fare questo, la classe di migranti poveri e lavoratori non vengono protetti dalla “corazza”, diventando quasi dei potenziali obiettivi delle misure di sicurezza.
Non più tardi del giugno di quest'anno, il procuratore messicano Marisela Morales ha identificato la protezione del confine meridionale del Messico come un elemento di sicurezza nazionale, dichiarando che “il flusso illegale di persone e di merci esistente e la delinquenza che questo genera richiedono un migliore coordinamento istituzionale per poter rafforzare la vigilanza, la sicurezza e il rispetto per i diritti umani.” La Kovic dà la sua versione:
Se i migranti senza documenti che viaggiano lungo il paese fanno parte di un “flusso illegale di persone,” se ne deduce che invece di essere individui soggetti di diritti umani, verranno considerati come delinquenti comuni. Questo quadro spiega in parte le azioni e le non-azioni dei governi messicano, statunitense e centroamericani che dovrebbero occuparsi dei diritti umani e degli abusi sui migranti. I governi, insieme alle corporation multinazionali, creano le condizioni economiche che provocano i movimenti migratori. Le misure da applicare includono la creazione di punti di controllo sulle autostrade e lungo la frontiera USA-Messico, costringendo la gente a viaggiare in condizioni pericolosissime e ampliando il mercato per i trafficanti di migranti. L'impunità crea in questo modo maggiori abusi dato che i responsabili non vengono puniti.
scritto da Deborah Esch e tradotto da Giulia Jannelli
La bestia
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