lunedì 11 maggio 2009

SE PAPA RATZINGER CAMBIASSE RESIDENZA?

L’unica cosa che unisce Palestina e Israele è la scarsa gioia per la visita del pontefice in terra santa. Ecco perché. E una modesta proposta
Diciamolo pure: questo Papa non piace né agli israeliani né ai palestinesi. Il suo predecessore, innaffiava i fiori con Pinochet sul suo balconcino - tanto che qualcuno disse:“Ma chi è quello vestito di bianco vicino a quel brav’uomo con gli occhiali scuri?” - ma si guardava bene dal farsi nemici in mediorente.


Si scusò per il silenzio della chiesa sulla Shoah e nel 2000 durante una visita ad Arafat disse:”Il popolo palestinese ha il diritto naturale ad avere una patria”. E almeno sapeva usare meglio l’italiano. Chi può dimenticare il meraviglioso “Convertitevi!” di Agrigento nel 1993?

UNITI PER UNA VOLTA - L’irritazione per il nuovo “uomo in bianco” potrebbe essere una delle poche cose su cui palestinesi e israeliani, due popoli travolti da un insolito destino, si trovano d’accordo. L’unico punto su cui sarebbero pronti a prendersi a pacche sulle spalle anziché a mitragliate. Per la visita di Ratzinger in Terra Santa le sirene dell’antiterrorismo o del gesto inconsulto risuonano nella notte e la paura sale. Sulla Stampa si legge:”Nulla, salvo la sua personale determinazione a farsi “pellegrino di pace”, sembrerebbe consigliare al Papa di recarsi in Terra Santa alla fine di questa settimana”. Andrea Tornielli sul Giornale tuona:“Ora i talebani minacciano anche Benedetto XIV”. Insomma si è pronti per una visita calma e serena: in Giordania sono state addestrate due unità speciali che seguiranno come segugi la papamobile. Preoccupazione alla frontiera con l’Iraq dove potenziali terroristi potrebbero farsi saltare in aria infiltrandosi fra i pellegrini. In Israele Netanyahu ha reclutato 80mila poliziotti per evitare quello che accadde ai tempi della visita di Sarkozy. Tutto era blindato, tutto sotto controllo e un militare israeliano si tirò un colpo in fronte a dieci metri dal marito di Carla. Tra i palestinesi preoccupa la visita a Nazareth, dove l’imam non vuole porgere l’altra guancia.

DALL’ALTRO LATO - Intanto i fratelli musulmani consigliano caldamente di “rinunciare al viaggio” oppure “vai a benedire l’occupazione israeliana”. La lega degli Ulema della Palestina, vicina ad Hamas ha chiesto ufficialmente al Papa di rinunciare alle sue posizioni giudicate ostili verso l’Islam. In un suo comunicato mostra tutta la sua:”disapprovazione per la prossima visita di papa Benedetto XVI nei Territori palestinesi occupati e per l’intenzione di alcune personalità islamiche nella città occupata di Gerusalemme di incontrarlo“. Alcune radio vicine ai coloni israeliani salutano la visita dell‘”ex nazista” e del “crociato“. Certo il caso Williamson e il suo passato da “ragazzetto hitleriano” non aiutano. Poi c’è chi ci mette il carico da undici come l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Mordechay Lewy che afferma che è in atto una vera e propria “campagna ostile alla visita” farcita di provocazioni come le kefiah che due ragazzi di Betlemme hanno messo attorno al collo del Papa in una udienza in Vaticano.

PIACEREBBE CHE - Tutto pronto quindi. Tutti sono pronti. Tutti lo aspettano. Sarebbe bello se il Papa (e lo farà di certo) dichiarasse tutto il suo disprezzo per il negazionismo e evidenziasse la differenza fra Islam e terrorismo di matrice islamica. Sarebbe ancora più bello se esistesse un Vaticano itinerante. Si, uno staff papale on the road che si sposta in tutti i Paesi cattolici. Abbandonerebbe Roma per un po’, dando in gestione S. Pietro al Comune. Si potrebbe usare (nel massimo rispetto per i luoghi sacri) come biblioteca, centro culturale, sala convegni, anche teatro, perché no? A prezzi popolari le stanze e le case abitate dai religiosi verrebbero affittate a turisti o a famiglie bisognose. Servirebbe a ravvivare la fede e a promuovere il turismo. A svecchiare il vecchio. A staccare il cordone ombelicale tra Roma, Italia e Stato Pontificio. Rafforzerebbe lo Stato laico e indipendente e spegnerebbe le ormai noiose polemiche italiane sull’ingerenza della Chiesa nelle nostre vite. Se poi il Papa prendesse la residenza a Gerusalemme sarebbe il massimo. Pensate al gesto. Quale messaggio di pace più grande che piantare una sede nella Città Santa? Potrebbe mettere d’accordo tutti, fare da bilancia tra ebraismo e islamismo. Raccogliere i messaggi, stimolare il dibattito, avvicinare i mondi divisi. Sarebbe bello e rivoluzionario se Papa Ratzinger, lasciando il tradizionale bigliettino al Muro del Pianto - seguendo l’esempio di Giovanni Paolo II - scrivesse:“Cerco casa, doppi servizi, sala illuminata, terrazza, possibilmente davanti al Getsemani“.

2 commenti:

➔ Sill Scaroni ha detto...

Questo papa e' proprio intollerante, nazista come odia le donne in maniera particolare. Urgh !

Le Favà ha detto...

A me continua a non piacermi. Dice e si contraddice. Parla solo per non sfigurare. Sempre. Non mi piace.

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