Chiunque sia il nuovo Pontefice, ecco cosa il continente nero gli chiede
LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE - Dal Concilio Vaticano Secondo in poi la chiesa cattolica prese la decisione di rivolgersi al Sud del mondo, là dove stavano più cristiani che altrove e più oppressi che nel nell’emisfero settentrionale. Purtroppo di quella saggia determinazione è rimasto poco e Roma ha pagato la sua incapacità di rinnovamento, affacciatasi appena con la teologia della liberazione e subito stroncata dall’ala più reazionaria e anticomunista della curia romana, quella che ha assistito impassibile al martirio dei sacerdoti sudamericani e onorato Pinochet e gli altri massacratori che rubarono loro le vite.
LA DECADENZA - La stessa chiesa che ancora temeva i neri e che temeva la corruzione del cattolicesimo da parte dei selvaggi, salvo poi ritrovarsi a coltivare un rito isterilito e ad osservare impotente la fuga dei fedeli verso la concorrenza o l’ateismo di rigetto a Nord come al Sud. un’emorragia di fedeli e di vocazioni epocale, alla quale la chiesa di Roma non risponde da tempo, con il papato di Ratzinger che si è segnalato per l’ulteriore allontanamento dalle masse e il ritiro in una dimensione elitaria e medioevale che ha portato addirittura alla riesumazione della messa in latino.
LA CONCORRENZA - Il tutto mentre nelle americhe come in Africa e in Asia i predicatori evangelici conquistavano una parrocchia dietro l’altra e gli spazi dei cattolici si restringevano sempre di più, fino a divenire in alcuni casi minoranza dove un tempo avevano conquistato, con le buone o con le cattive, l’assoluto monopolio. Non diversamente in Africa, da dove Roma appare lontana e dove il cattolicesimo è prima di tutto declinato al femminile da milioni di donne oppresse da regimi patriarcali che spesso sono rinforzati e non contrastati dalla chiesa di Roma, a suo agio persino in Uganda quando la “cultura” locale spinge la maggioranza di governo a criminalizzare l’omosessualità.
LA CHIESA DEI MASCHI - Le donne africane vorrebbero una chiesa sensibile ai loro problemi e al loro bisogno d’emancipazione, ai problemi dei divorziati e dei poveri, non una chiesa che siede dalla parte del potere e della supremazia maschile contro le donne e gli omosessuali. Le donne africane non vogliono fare i preti, vorrebbero però una società socialmente più evoluta e affrancata dal maschilismo, un prodotto offerto per esempio dalla concorrenza evangelica, che sui fedeli esercita un forte controllo sociale, reprimendo l’alcolismo e la violenza domestica con un’azione pubblica che i parroci cattolici non riescono a eguagliare.
MODESTE PRETESE - Il cattolico africano non ha particolari ostilità verso Roma, la cultura e la morale cattolica non sono poi così lontane da quelle ancestrali dei luoghi, ma soffre la rigidità della predicazione e di alcuni dogmi che con la fede hanno poco a che fare, come l’ostilità al condom, che costa ogni anno migliaia di vittime e un numero ancora più alto di infettati dalle malattie a trasmissione sessuale, su tutte l’Aids.
UN PAPA DEI POVERI - Ma soprattutto, l’Africa resta il continente più povero e i cattolici africani hanno bisogno di una chiesa che sia vicina ai poveri, che levi la sua voce in loro difesa nelle dittature come nelle democrazie, quando le elite ingrassano sfruttando la povera gente. Un ruolo che però non si addice alla storia della chiesa di Roma, più abituata a governare con il potere temporale che ad opporvisi e sarebbe davvero una sorpresa se il successore di Ratzinger fosse il genere di Papa che vorrebbero gli africani.
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