Plaza de Mayo. Le «abuelas» non dimenticano la complicità con la dittatura. «Bergoglio? Durante la dittatura non ci ha mai parlato, mai chiamato, mai dato un appuntamento, non ci ha mai menzionato» di Filippo Fiorini*
«Ci sono ombre che pesano su di lui e ora devono essere comprovate». Hanno parlato le Abuelas de Plaza de Mayo, dopo che il portavoce vaticano ha convocato una conferenza stampa per smentire i presunti rapporti compromettenti di papa Francesco con la dittatura militare argentina. A intervenire è stata la presidentessa e fondatrice Estela de Carlotto che, come testimone diretto dei noti fatti criminali che segnarono il paese tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, ha risposto alle domande della stampa estera, condannando senza appello l’operato della Chiesa, spiegando con misura di cosa si accusa Bergoglio e augurandogli tuttavia un buon papato.
«La Chiesa è stata complice dei militari», ha detto quell’attivista instancabile, avvezza agli orecchini di perle e alla completa mancanza di peli sulla lingua che è Estela de Carlotto. «Bergoglio? Durante la dittatura non ci ha mai parlato, mai chiamato, mai dato un appuntamento, non ci ha mai menzionato (…) di certo però, non lo possiamo paragonare a gente come monsignor Grasselli, che invece viene accusato di aver convissuto e approvato il governo golpista». «Ma concretamente che cosa si recrimina a Bergoglio?», gli chiede una giornalista inglese. «Sono stati scritti due libri su Bergoglio, uno dal fondatore del Cels (Centro Studi Legali e Sociali, un cantiere di avvocati e ricercatori per la difesa dei diritti umani, ndr ), Emilio Mignone, e l’altro dal giornalista Horacio Verbitsky. Lo si accusa di aver consegnato – nelle mani dei torturatori – due sacerdoti, ma d’altra parte c’è chi dice invece che lui sia intervenuto per salvarli, visto che entrambi furono poi rilasciati».
D’altro canto, c’è il caso di Elena de la Cuadra, una ragazza che fu sequestrata e fatta sparire dai militari nel ’77 e che durante la prigionia partorì una figlia che battezzò Ana. La madre, Alicia detta Licha, che con Carlotto fondò Abuelas, andò a suonare tutti i campanelli possibili per riavere la figlia e la nipotina. Oggi che Licha è morta, sua sorella racconta di un incontro che entrambe ebbero con l’attuale papa, nel quale però questi disse loro di abbandonare le ricerche, perché la piccola Ana era in buone mani. «In un processo recente – continua Estela de Carlotto – Bergoglio è stato chiamato a deporre in qualità di testimone e ha negato di aver avuto questa conversazione. Tra l’altro ha detto di non aver saputo nulla di ciò che accadeva nel paese fino all’anno 1990».
Precisamente, Bergoglio ha detto in tribunale di aver saputo solo molti anni dopo il ritorno della democrazia in Argentina che la dittatura militare rapiva i neonati dei prigionieri politici e li dava in adozione a famiglie di fiancheggiatori. «È un po’ difficile da credere – ha precisato la fondatrice di Abuelas – quando nell’85 c’è stato un processo fenomenale che ebbe una portata più che pubblica». «Tuttavia, questa è storia – ha concluso la signora dagli 82 anni impercettibili – e a me piace fare dei distinguo. Senza dimenticare, senza perdere la memoria, dobbiamo sottolineare che oggi lui è papa, e quindi spero che in onore a questo papato faccia tute le cose che deve fare, e su questo gli diamo un voto di fiducia (…) visto che nella società argentina si registrano anche molti meriti da parte sua».
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