Orrore e coraggio di due sacerdoti
IL CARNEFICE DELLA DITTATURA ARGENTINA
Maurizio Chierici su Il Fatto Quotidiano del 31 genn. scorso riportava l'orrenda storia di Christian von Wernich. L'uomo è un sacerdote, cappellano della Polizia della Provincia di Buenos Aires durante la dittatura del Processo di Riorganizzazione Nazionale.
E' stato condannato all'ergastolo per il sequestro di 42 persone, di cui 32 torturate e 7 uccise. L'uomo si avvicinava agli studenti con la confessione: "Hai paura per i tuoi amici? Dimmi chi sono, li aiuterò io". Con questa strategia otteneva i nomi degli oppositori da perseguitare.
Christian von Wernich accompagnava le vittime verso la condanna a morte e assisteva impassibile anche alle torture.
Dopo la condanna all'ergastolo ci si aspetterebbe che quest'uomo venga ricondotto allo stato laicale. Sono passati 4 anni dalla sentenza ma i Christian von Wernich resta prete. Non solo: proprio in occasione del Giorno della Memoria ha scritto una lettera ai giornali lamentandosi del fatto che non gli è permesso dire messa nella cappella del carcere di Marcos Paz ma soltanto nella solitudine della sua cella. "Sono vittima di una persecuzione rivoltante. Mi è proibito dir messa nella cappella dove si raccolgono i prigionieri. La colpa? Aver combattuto l’eversione sacrilega del marxismo"- afferma - "La Chiesa conferma la mia piena dignità sacerdotale, perché il direttore del carcere mi impedisce di esercitarla?”
IL SACERDOTE CHE HA SALVATO CENTINAIA DI EBREI
Don Giovanni Barbareschi ha novant'anni. Da giovane con le organizzazioni O.S.C.A.R. e Aquile Randagie lavora per far fuggire in Svizzera ebrei e perseguitati politici. Il 10 agosto 1944 come diacono benedice i partigiani uccisi in piazzale Loreto. Nel 1944 celebra la sua prima Messa, la notte stessa viene arrestato perché stava cercando di far scappare alcuni ebrei verso il Canton Ticino. Viene liberato grazie all'intercessione del cardinal Schuster, dopo qualche giorno si unisce ai partigiani della Valcamonica, diventa il loro cappellano e per questo viene mandato nel campo di concentramento di Gries, da cui riesce a fuggire prima di essere trasferito in Germania. Rientra a Milano e diventa l'interlocutore tra gli alleati e i tedeschi per salvare dalla distruzione gli edifici della città. In seguito lotta per salvare la vita al maresciallo Koch, il generale Wolff e il colonnello Dollmann e per evitare le rappresaglie contro i vinti.
Il sacerdote ha salvato circa 2 mila persone ed è stato riconosciuto Giusto tra le Nazioni.
Don Giovanni ricorda il Giorno della Memoria sul Binario 21 della Stazione di Milano, dando un bellissimo messaggio di amore per la vita agli studenti che lo ascoltavano: "Sono un prete di Milano, un prete vecchio, ma non ho ancora accettato di essere un vecchio prete. A voi ragazzi dico: innamoratevi della libertà. Il primo atto di fede che un uomo deve fare è nella sua capacità di essere una persona libera". E ancora: "Negli anni della guerra ho fatto solo quello che un uomo libero avrebbe fatto. Si deve essere liberi dentro per vivere ogni giorno da uomo".
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