mercoledì 9 novembre 2011
QUANDO CADE UN MURO
Con tutta la fantasia possibile, sfido chiunque a dire che ce la saremmo immaginata così, la caduta: con la Carlucci che scopre di essere sempre stata casiniana, Stracquadanio che si rifugia dentro un blindato dei carabinieri e Crosetto che dà della testa di cazzo al capo.
A questo punto credo che siamo tutti un po’ come drogati: talmente abituati ai fuochi d’artificio – i baciamano a Gheddafi, la patonza che deve girare, i traditori da fucilare alla schiena, guarirò il cancro entro tre anni, il tunnel della Gelmini, Brunetta è proprio un cretino, l’esistenza di Scilipoti, i rutti di Bossi etc – che non sarà facilissimo tornare a parlare di politica: avete presente, quella cosa che dovrebbe servire a migliorare una comunità e una cittadinanza.
Eppure, per quanto possa sembrare noioso stasera che siamo tutti contenti, da domattina sarebbe utile iniziare a parlarne.
Non tanto per il possibile governo Monti, quanto per quello che verrà dopo.
Non ho ancora sentito da nessuno dei leader del centrosinistra oggi in Parlamento dire quello che invece mi aspetto.
Ad esempio, primarie subito, niente scherzi del cazzo con la scusa che è crollato tutto troppo all’improvviso.
Fuori i candidati, basta con questa “paura di bruciarsi” tipica della prima repubblica, grazie al cielo da diversi anni non siamo più a un tavolo da poker, con buona pace di D’Alema.
Ogni candidato pubblichi poi rapidamente il suo programma, cioè quello che vorrebbe fosse il centrosinistra e quindi il governo: economia, governance di questa schifosa finanza impazzita, lavoro e precariato; corruzione ed evasione fiscale; diritti civili, bioetica e libertà di ricerca; conflitto di interessi, informazione e Rete; taglio alle spese militari e ai privilegi della politica; sistema elettorale; ambiente e green economy. E così via.
Ma in fretta, per favore: che quando cade un Muro chi si fa trovare in ritardo è fuori.
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