I biocombustibili si sono dimostrati essere la miglior soluzione possibile alla carenza di risorse energetiche nel mondo. Al tempo stesso, sono stati individuati come un'alternativa “verde” che favorisce la riduzione delle emissioni di carbonio. Tuttavia, nel mese di maggio, un'analisi realizzata dalla ONG Reporter Brasil [pt, come tutti i link tranne ove diversamente segnalato] sulla catena di produzione dell'etanolo brasiliano ha rivelato che i biocombustibili possono avere un impatto elevato a livello socio-ambientale:
Lo studio rivela le irregolarità socio-ambientali di cui sono colpevoli gruppi come Cosan (joint-venture con Shell), Greenergy International, São Martinho, Louis Dreyfus Commodities, Carlos Lyra, Copertrading, Moema/ Bunge e Noble, così come la destinazione delle loro esportazioni di etanolo. Sono stati rivelati casi di schiavitù, un orario di lavoro eccessivo, lavoratori non in regola, smaltimento illegale dei rifiuti, per non parlare dell'incendio e dell'uso illegale di terre indigene per la produzione di canna da zucchero.
Il costo sociale della diffusione di biocombustibili in Brasile: la comunità indigena dei Guarani Kaiowá di Laranjeira Nhaderu costretta a lasciare le proprie terre 14 mesi fa per far posto alle piantagioni di canna da zucchero. Ora vive lungo l'autostrada BR-163. Foto di Annabel Symington, Demotix (21/10/10).
Sporco il lavoro, sporco l'ambiente
Secondo Reporter Brasil, i dati pubblicati dall'organizzazione Comissão Pastoral da Terra indicano che tra il 2003 e il 2010 sono stati liberati 10.010 lavoratori impegnati nelle piantagioni di canna da zucchero del Brasile. Questo studio, disponibile in inglese[en] e in portoghese, tiene conto anche dello sforzo del governo federale e dell'Associazione dell'industria da canna da zucchero (UNICA) nell'affrontare i problemi socio-ambientali, ma al tempo stesso denuncia l'assenza di una legge che impedisca l'esportazione di etanolo alle aziende che effettuano queste pratiche illegali.
L'allevamento e la canna da zucchero hanno prodotto tra il 2003 e il 2010 il 59% dei casi di schiavitù in Brasile. Rapporto in inglese di Reporter Brasil / p.5
Il blog ufficiale della Fondazione Universitaria Iberoamericana(FUNIBER) segnala che:
Se l'intenzione era quella di ottenere combustibili più puliti, allora stiamo commettendo errori in qualche punto della catena di produzione, visto che in questo processo si smaltiscono e si bruciano boschi per fare spazio a una varietà di monocolture che possano poi essere sfruttate dall'industria dei biocombustibili. Smaltimento e incendio aumentano le emissioni di CO2, in quantità maggiore rispetto a quelle prodotte dalle automobili.
Un altro problema della produzione di biocombustibili è che questa può mettere in pericolo la qualità dell'acqua [video sottotitolato in inglese] e indebolire la riforma agraria che ancora deve essere completata nel paese. L'articolo ‘Monopólio da Terra e os Direitos Humanos no Brasil’ (Monopolio della terra e diritti umani in Brasile) scritto dalla direttrice della “Rete per la giustizia sociale e i diritti umani”, Maria Luisa Mendonça, riporta:
La gran parte delle piantagioni di canna da zucchero in Brasile sono ancora nello Stato di São Paulo, dove il 60% del raccolto si effettua con macchine, il che non ha interrotto l'uso di bruciare preventivamente le terre. Flickr: Royal Olive (CC BY-NC-ND 2.0)
(…) Secondo uno studio finanziato dalla National Academies Press, la qualità dei fiumi, delle coste, delle acque termali può risultare danneggiata dall'aumento dell'uso di fertilizzanti e pesticidi che vengono impiegati nella produzione dei biocombustibili. (…)
Il governo ha scelto il Cerrado come obiettivo prioritario per la diffusione della produzione della canna da zucchero per l'etanolo. Il Cerrado è noto come il “padre delle acque” perchè rifornisce i principali bacini del paese. (…) L'avanzare delle monocolture di soia e canna da zucchero ha minacciato questo bioma, che potrebbe scomparire del tutto in pochi anni se il processo di distruzione continua a questo ritmo, mettendo fine così ad alcuni dei principali fiumi del paese.
Qual è il futuro della terra?
Felipe Amin Filomeno, nel blog Outras Palavras (Altre Parole), afferma che ‘Brasile e Mercosur hanno iniziato a lottare per le proprie terre' e inoltre che per la fretta di ottenere terre per la febbre di biocombustibili in Brasile e in altri paesi in via di sviluppo è cresciuto il costo della terra, il che comporta un ulteriore problema: la fine delle piccole fattorie a conduzione familiare:
Mentre gli stranieri comprano terre che, nella maggior parte dei casi, saranno utilizzate per le monocolture da esportazione, molti nativi (comprese le comunità indigene) continuano a necessitare l'accesso alla terra come mezzo di sussistenza familiare. (…)
Tuttavia, i piccoli agricoltori di America Latina e Africa non sono gli unici a scontrarsi con i problemi causati dalla mercificazione di terre in tutto il mondo. Con l'estensione dell'industria di biocombustibili, aumentano le dispute per la terra da destinare alla coltivazione di soia e canna da zucchero. I grandi produttori di soia del Brasile, per esempio, vedono aumentare il valore delle loro proprietà, ma al tempo stesso crescere le spese, in particolar modo coloro che sono costretti ad affittare le terre per la produzione. Dovranno contendersi con gli stranieri le risorse del proprio paese.
Fonte
http://www.demotix.com/photo/509918/social-cost-brazils-biofuels-expansion
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