Giornata mondiale dei malati di lebbra per vincere la lebbra dell'egoismo
Oggi, dunque, si celebra la Giornata mondiale dei malati di lebbra, promossa nel 1954 dal giornalista francese Raoul Follereau e riconosciuta ufficialmente dall'Onu. Solo nel 2009 si sono registrati 210mila nuovi malati, tre quarti dei quali riscontrati in India, seguita da Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Nepal. Giunta alla 57.ma edizione, la Giornata ha come tema: “Salviamo la bellezza dell’uomo dalla lebbra”.
Ma cosa serve, oggi, per guarire dal morbo di Hansen? Isabella Piro lo ha chiesto a Francesco Colizzi, presidente dell’Aifo, l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau:
R. – Per guarire dalla lebbra, come ha sempre detto Follereau, serve soprattutto ricordare che chi ne è colpito è come se avesse una doppia condizione negativa: ha la lebbra ed è lebbroso, diceva Follereau, cioè vale a dire ha contratto una malattia dovuta a un germe, che può essere curata benissimo e guarita grazie ai farmaci scoperti ormai più di un quarto di secolo fa, ma bisogna lottare con ancora maggiore energia contro la definizione di lebbroso. Il fatto è che una persona purtroppo, anche se guarita e soprattutto se mantiene le stigmate della malattia e cioè le disabilità, le menomazioni, la mutilazione degli arti, la cecità, le deformità del viso, continua a essere ritenuta una persona da emarginare, da isolare, da tenere esclusa dal resto della società. In questa condizione vi sono, purtroppo, ancora qualcosa come 10 milioni di persone nel mondo. Il nostro motto, quindi, è “salviamo la bellezza dell’uomo dalla lebbra”, rammentiamo a tutti che ogni essere umano ha un valore infinito.
D. – Perché questa malattia viene così spesso dimenticata dai mass media?
R. – Vi sono delle malattie che, siccome non sono le malattie dell’Occidente e siccome non sono malattie per cui ci può essere un mercato farmaceutico, perché sono malattie che colpiscono soprattutto le persone più povere, non interessano. La lebbra è una di queste. Questo è un ulteriore motivo della nostra battaglia contro la lebbra. Del resto, noi riteniamo che la lebbra scomparirà davvero dal mondo quando si saranno sradicate le radici perverse che generano la povertà estrema, perché anche il germe della lebbra è un germe poco infettivo, che se viene contratto da una persona in buona salute e con buone difese immunitarie, non crea la malattia. Abbiamo l’esempio di Follereau che ha abbracciato e baciato centinaia e centinaia di lebbrosi e non ha mai contratto la malattia. È questo, dunque, il punto fondamentale: fare la lotta alla povertà estrema e, quindi, alle altre lebbre e cioè alle guerre, alle violenze, all’indifferenza e all’egoismo.
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