FAME nasce dove gli interessi economici delle multinazionali incontrano la connivenza dei governi.
FAME è il prodotto più diffuso sulle tavole del Sud del mondo.
Distribuito con puntualità a più di un miliardo di persone, dal Bangladesh alla Sierra Leone, dal Brasile all’Afghanistan, FAME è ideale in qualsiasi momento della giornata.
I suoi ingredienti sono selezionati con cura per NON soddisfare il fabbisogno nutrizionale di grandi e piccini, garantendo il giusto apporto di ingiustizia e violazione di diritti. Nel suo pratico formato, FAME ti accompagnerà ovunque: a casa, al lavoro, a scuola e con gli amici.
Per quello che concerne il prodotto FAME l'opinione pubblica italiana e occidentale è stata disturbata da qualche titolo di giornale o da qualche immagine in tivù solo per un giorno. Dopodiché, tutto è tornato alla normalità. Che nei casi più alti significa che ciascuno pensa alla crisi sua, si accontenta di «aiutare i poveri a casa loro», e magari si ritaglia qualche momento di solidarietà allungando un euro a un'organizzazione umanitaria. Ma di sicuro c'è anche chi pensa - in piena coerenza con la lettura terrorizzante e terroristica delle migrazioni, che va per la maggiore - che questi morti di fame, loro almeno non avranno la forza di spostarsi dai loro paesi e, quindi, non verranno a bussare alle nostre porte.
Pertanto, non fa scandalo se la Fao, organizzazione Onu per l'alimentazione e l'agricoltura, stima (con una nota del 19 giugno) che gli affamati sono oggi 1 miliardo e 20 milioni, cioè un sesto della popolazione mondiale, e che sono 100 milioni in più rispetto al 2008, per via dell'intrecciarsi, in molti paesi in via di sviluppo, della recessione economica mondiale con gli alti prezzi dei beni alimentari.
E l'Italia? Sta andando in senso opposto e tagliando senza posa i fondi della cooperazione internazionale. Chi ci governa non ha dubbi: che li si aiutino o meno, il cittadino italiano si disinteressa dei morti di fame.
Pe quelli che ancora hanno un po’ di coscienza, state tranquilli, ci ha pensato il G8, che con grande risalto ha dato i suoi frutti agli aiuti per l’Africa: venti miliardi di dollari (pari a circa 14,4 miliardi di euro) , cioè
43 CENTESIMI AL MESE.
È questa la cifra stanziata per ogni africano .
In rapporto ai 920 milioni di abitanti del continente nero, ammesso che quei soldi siano reali e arrivino solo lì, significano 21,7 dollari per ogni africano in tre anni. Cioè, come dicevamo, 5 euro e 18 cent l'anno a persona, quindi 43 centesimi al mese.
Cosa ci viene ripetuto da sempre: che bisogna smettere di regalare ai miserabili un pesce perché è meglio dargli una canna e insegnar loro a pescare? Bene: con quei soldi un africano può comprare, una volta l'anno, si e no un amo e due metri di filo. La canna e i vermi deve procurarseli da sé. Dopodiché, s'intende, gli resterà solo il problema dell'acqua.
1 commento:
Tutto triste e vero: vorrei, anzi pretenderei, di vedere simili denuncie nella stampa a grande diffusione, ma è una pretesa inutile...
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