di Gennaro Carotenuto
Mentre la Resistenza popolare al colpo di Stato in Honduras sta scrivendo la storia del paese e di una regione, il Centroamerica, più indietro rispetto al Sud della Patria Grande, e il presidente legittimo Mel Zelaya, anche per non restare indietro a destra del movimento che sostiene la democrazia chiama all’insurrezione popolare, un’internazionale nera di terroristi, torturatori, assassini, neonazisti, spie, reduci del Plan Condor e della guerra sporca corre in soccorso della dittatura di Roberto Micheletti.
Le linee del complotto in appoggio al golpe sono molteplici, politico-diplomatiche, mediatiche, economiche. In questo articolo evidenziamo alcune presenze che fanno capire come fermare il golpe in Honduras è ancora più indispensabile per impedire che l’epoca più nera della storia dell’America latina possa tornare.
Avevamo già denunciato che uno dei più stretti collaboratori del dittatore di Bergamo alta è Billy Joya Améndola, attivo con il nome di dottor Arrazola come sicario, torturatore e sequestratore di desaparecidos in Honduras, ma anche in Argentina, Cile e elemento di raccordo tra repressori honduregni, argentini e statunitensi nella guerra sporca in Centroamerica negli anni ’80. Non solo Joya Améndola non è il solo assassino sul quale si appoggia direttamente il dittatore Micheletti ma negli ultimi giorni Joya Améndola avrebbe ripreso vecchi contatti soprattutto in Cile negli ambienti dei Carabineros che collaborarono alla repressione e dai quali fu addestrato in tecniche di tortura.
Sarebbe collegata a tali contatti l’uscita pubblica di Lucia Pinochet, figlia di Augusto, defunto dittatore cileno, incarcerata in patria come tutta la famiglia per innumerevoli furti e malversazioni di fondi pubblici, in aperto appoggio al golpe honduregno. Bertha Oliva, Coordinatrice dei Familiari di detenuti desaparecidos in Honduras (COFADEH), denuncia alcuni dei più sinistri curriculum intorno a Micheletti: Mario Hung Pacheco, sottosegretario alla sicurezza, Nelson Willy Mejía, direttore dell’ufficio immigrazione e stranieri, lo stesso direttore della polizia e molti uomini che controllano telefonia, radio, televisione, e perfino la Commissione per i diritti umani, sarebbero agenti locali della CIA tutti addestrati nella Scuola delle Americhe negli Stati Uniti negli anni ’70 e ’80. Bertha Oliva conferma anche che sono attive nel paese sia organizzazioni legate ai Carabineros cileni che organizzazioni legate ai repressori argentini.
Inoltre molti osservatori denunciano un ruolo attivo nel golpe sia da parte dell’Ambasciatore statunitense Hugo Llorens, sia del sinistro John Negroponte, che è stato sicuramente a Tegucigalpa varie volte tra fine 2008 e inizio 2009 e secondo l’avvocato statunitense-venezuelano Eva Golinger avrebbe coordinato apertamente riunioni con i golpisti.
Tra i personaggi sinistri avvistati in Honduras vi è anche il neonazista e antisemita venezuelano Alejandro Peña Esclusa, colui che pensa che tutti i partiti di destra latinoamericani siano in realtà marxisti camuffati e che solo delle dittature militari generalizzate possono salvare l’America dal comunismo, attivissimo nelle ultime settimane (è stato anche in Perù nella zona del massacro di Bagua) e vecchia conoscenza italiana. Nel marzo 2007 infatti riuscì ad incontrare, facendosi spacciare da Aldo Forbice a Zapping su Radio1Rai, come “capo dell’opposizione moderata venezuelana”, il Cardinale Renato Raffaele Martino e il segretario dell’UDC Lorenzo Cesa. Con lui in Honduras vi sarebbero l’ex organizzatore di squadroni della morte argentino Jorge Monez Ruiz, e poi carapintada (il tentativo di sedizione militare contro il governo di Raúl Alfonsin) ansioso di riprendere i vecchi panni di torturatore. Con loro a completare la delegazione viaggerebbe Hugo Achá Melgar, sedicente direttore della ONG Human Rights Foundation, in realtà copertura per i gruppi terroristi attivi a Santa Cruz in Bolivia per staccare le regioni più ricche del paese.
Il fatto curioso è che tutti questi personaggi che spesso si fanno scudo di finte organizzazioni in difesa dei diritti umani e fanno largo uso della parola “democrazia”, nel paese della United Fruits, si lamentano di presunte ingerenze straniere da parte del governo bolivariano di Caracas.
fonte http://www.gennarocarotenuto.it/
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