venerdì 24 aprile 2009

IL LEGNO CONTRO I TERREMOTI

Colpisce ,girando tra le macerie de l’Aquila, vedere che le moderne palazzine in cemento si sono sbriciolate, abbattute dalla furia del terremoto. Qui, nelle aree residenziali di più recente urbanizzazione i travi in cemento armato hanno ceduto di colpo alla antica forza che sembra dormire nelle viscere della terra. Come è possibile? Abbiamo chiesto un parere all’architetto Mauro Masi,che nel 1980 durante il terremoto dell’Irpinia,diresse una squadra di tecnici volontari.
Una prima considerazione su come lo Stato sta affrontando l’emergenza terremoto in Abruzzo.

terremoto_aq

Stiamo andando sempre più a fondo, come in un baratro. Impreparazione totale. Inoltre dico questo: se a Roma ci fosse un sisma di quel grado, quinto-sesto grado della Scala Richter, e l’epicentro fosse vicino a Corviale,
Corviale crollerebbe. E così tutta la periferia degli anni sessanta, settanta e ottanta, fatta in calcestruzzo a vista. Calcestruzzo ormai fessurato, fragile.

Ma in parte è venuto giù anche un pezzo dell’Ospedale de L’Aquila, di recente costruzione. Forse è una questione di regole non rispettate in corso d’opera?

Ci può essere una responsabilità di questo tipo, non spetta a me appurarlo, ma il punto è un altro. Il punto è che si costruisce con il cemento armato.
Perché, cosa c’è che non va nell’uso del cemento armato?
Il cemento armato irrigidisce troppo la struttura. Non servono strutture rigide contro i terremoti. Servono strutture flessibili. Questa consapevolezza me la porto dietro dal 1980, quando, subito dopo il terremoto dell’Irpinia, mi recai all’Istituto Case Popolari di Avellino come tecnico volontario.
Dirigevo una squadra di colleghi tecnici dello IACP di Roma. Il nostro compito era controllare tutte le case dello IACP di Avellino e dei Comuni della provincia. Essendo io Architetto e non Ingegnere, prima di partire da Roma per l’Irpinia mi misi ad approfondire lo studio della “Scienze delle Costruzioni” applicata all’antisismica. Arrivai alla constatazione, confortata anche dagli studi degli ingegneri dell’epoca, che in Irpinia, se pure si fossero seguite le norme antisismiche allora vigenti , i fabbricati sarebbero venuti giù lo stesso. E come se io le dessi una spinta mentre lei rimane rigido, piantonato su se stesso. E’ debole. Fragile. L’urto glielo trasferisco tutto. Se invece lei si flette, “balla” come fanno i boxer sul ring, è più facile assorbire la spinta.
Allora quali materiali si dovrebbero usare?
Il legno, la terra cruda, il carbonio.
Il legno?
Sì, il legno. Il legno, come materiale antico, è già oggi il materiale del futuro. Noi oggi abbiamo il legno lamellare, fatto di fibre sovrapposte. Si fanno strutture, soprattutto negli edifici sportivi, di decine e decine di metri di campate senza pilastri. Inattaccabile alle muffe ed ai parassiti. Allo stesso modo il titanio è l’evoluzione dell’acciaio. Il calcestruzzo è una cosa vecchia, basta! Se lei dà un’occhiata alla nostra edilizia storica del Sud, di Messina, vedrà che le case popolari erette dopo il devastante terremoto di inizio novecento erano strutture in muratura con intelaiatura di legno in diagonale. Se lei studia l’architettura dell’Oriente si renderà presto conto di come esso abbia da sempre usato il legno (e con successo) nell’edilizia biosostenibile. In Giappone, terra sismica per eccellenza, l’80-90% delle strutture dell’edilizia residenziale sono fatte di questo materiale, proprio perché è un materiale estremamente elastico.
Se lei scava una buca e ci mette dentro la struttura di una capanna in legno, vedrà che sottoponendola ad un’azione sismica, questa si muoverà un po’ ma non crollerà. Inoltre la capanna ha una struttura compatta, non asimmetrica. Balla ridistribuendo i carichi. Ma finisce lì
.
E’ anche una questione di forme, quindi?
Senz’altro. Se lei si sbizzarrisce e si costruisce un edificio “ad elle”, con una parte più corta dell’altra, la prima reagirà in maniera diversa dalla seconda. Così finisce che tutta la costruzione si spacca. Il concetto è che non bisogna fare edifici pesanti ed asimmetrici ma strutture leggere e simmetriche, perché assorbono di più e meglio le azioni sismiche. Da noi è esattamente l’opposto. Qui tutti dicono, almeno sulla carta: “butta più ferro!” , “butta più cemento!”.
Mentre invece la terra cruda ed il carbonio come si comportano?
Come il legno. Sono entrambi materiali flessibili. Inoltre con la terra cruda in Yemen si sono costruiti grattacieli di otto piani che stanno in pieni da mille anni. Il nostro paese è uno dei pochi dove la terra cruda non è riconosciuta come materiale da costruzione perché, così dicono, non avrebbe la sufficiente resistenza. Eppure ci sono migliaia di esempi al mondo, vecchi e nuovi, che mostrano il contrario: si usa in Germania, in Finlandia, in Canada, negli Stati Uniti, in America Latina, per non parlare dell’Africa e dell’Oriente. La flessibilità della terra cruda sta nell’armatura di rami, paglia o legno.
Ma se è come dice lei, perché in Italia ancora nessuno ha pensato di sostituire il cemento con il legno o con uno degli altri materiali che ha nominato?
In questo paese le leggi si sono sempre fatte a favore di qualcuno o di qualche lobby. La lobby del cemento e del tondino d’acciaio sono molto forti.
Le racconto un aneddoto. Negli anni ‘70 ci fu la prima crisi energetica, e così in Italia fu varata la prima legge (la l.373) sull’isolamento termico nei fabbricati. Mi risulta che questa legge fu fortemente voluta dai grossi produttori di polistirolo. Pochi giorni fa m’è capitato di andare a prendere una cuffia di vent’anni fa. Le coppelle, fatte di polistirolo espanso, con il tempo si sono sgretolate. Ho cominciato a controllare tra le intercapedini dei muri dei fabbricati degli anni 70. Il risultato è stato per tutti lo stesso: il polistirolo si è sfatto! Eppure continuiamo ad usare polistirolo. Stesso discorso per il calcestruzzo armato . Non è durevole: dopo cinquant’anni si “carbonatizza” (a contatto con l’anidride carbonica si frantuma, si deteriora e si fessura, provocando l’ossidazione del ferro a contatto con l’ossigeno dell’aria). Non è riciclabile (se non per i fondi stradali). Non ha la resistenza dell’edificio in muratura.
Ma nei terremoti cadono anche case di pietra
Questo è vero ma per un altro ordine di problemi. Viene a mancare la malta tra una pietra e l’altra. Siamo di fronte ad un problema di manutenzione e non di resistenza dei materiali. Se fosse tutto in ordine, invece, le case in muratura stanno messe meglio di quelle in cemento armato per via del fatto che i maggiori spessori (dovuti ad una questione di isolamento termico) aumentano la capacità di resistere ai carichi permanenti (la copertura, le pareti, per esempio) e ai carichi accidentali (tipo le onde sismiche verticali, assorbite dalla pietra, ed orizzontali, assorbite dalla massa maggiore). Pensi che in passato, quando tutto ciò non era ritenuto sufficiente, si sfruttava la presenza di una strada tra un edificio e l’altro per gettare i rostri o archi rampanti, permettendo così al primo edificio di usufruire della resistenza di quello accanto. A resistere ai terremoti era un intero isolato! Noi abbiamo interi centri medievali che stanno in piedi mentre le costruzioni in calcestruzzo cadono giù.
Eppure siamo qui a parlare di calcestruzzo
E’ vero. Il perché penso si sia abbondantemente capito. I costruttori sono ignoranti, nemmeno se li fanno tutti questi problemi. Tirano dritto. Il calcestruzzo va più che bene per i loro affari. Perché cambiare?
Senza escludere che passando dal calcestruzzo al legno o ad un altro materiale vi sono tutti una serie di problemi legati alla riconversione dell’indotto.
Certo. Sa cosa significa dire: “siccome il calcestruzzo non funziona e gli edifici dopo cinquant’anni non sono sicuri perché, come il polistirolo, si sfaldano, da oggi in poi il calcestruzzo è fuorilegge”? Significa riconvertire un centinaio di migliaia di tecnici, architetti ed ingegneri che lavorano soprattutto con il calcestruzzo armato; significa rifare tutti i software di calcolo, dire addio al mondo dell’estrazione del calcestruzzo e della sua miscelazione, e così di questo passo. In Italia è troppo complicato cambiare, e l’informazione tace. Qualche giorno fa l’Architetto Paolo Portoghesi ha concesso un’intervista alla televisione. Di tutto questo non ha parlato. Forse anche chi rappresenta la cultura (o chi la stampa chiama a rappresentarla) certe informazioni non le conosce proprio. Però se c’è da fare la new town che ha in mente Berlusconi si strizza subito l’occhio. Magari portandoci i prefabbricati che costano 50 mila euro.
All’inizio ha detto che Corviale potrebbe cadere giù se Roma fosse colpita da un sisma pari a quello de L’Aquila. Premettendo che quelle case sono in calcestruzzo, e tali rimangono, come si potrebbe evitare questa potenziale tragedia di vite umane?
Attraverso il “metodo della capanna che scorre”, quella che abbiamo visto prima. Bisogna sostituire al concetto di antisismicità quello di isolamento sismico. In breve è necessario far galleggiare una struttura che può essere in legno, in acciaio, ma, se proprio lo si vuole, anche in calcestruzzo (tutti la vogliono fatta con questo materiale perché tornare a quella in legno o a mattoni sembra un’involuzione!) su degli ammortizzatori in gomma armata, in schiume di silicone, ecc. Il trucco è dissipare energia invece di trasmetterla. E’ semplice. Basta non far poggiare Corviale direttamente a terra! Si tagliano le fondazioni e si inserisce uno strato di scorrimento. Così “freghi il terremoto e non ti costa niente”. A questo proposito un’altra castroneria l’ho sentita dal geologo Mario Tozzi:” il 20% del piano casa di Berlusconi va a gravare sulla resistenza ai terremoti”.
Ma io mi chiedo: “e a lui chi glielo dice? Perché si permette di parlare di cose di cui non sa?”. Al contrario il 20%, se opportunamente studiato, può costituire proprio il telaio del bacino di isolamento sismico dell’edificio dal terreno, con le sue strutture che vanno sottoterra costituendo il perimetro della buca, la zattera che permette all’edificio di oscillare. E’ quindi solo ed esclusivamente una questione di progettazione. E’ l’ordine di progettazione che risolve il problema. Questo è il bello dell’Architettura. Una serie di problemi che devi risolvere punto per punto. Altro che chiacchiere!

fonte: La voce di Cassiopea






2 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Ti dirò che questa intervista mi convince poco: non dico che dica coase errate, ma che in ogni caso il tono di ovvietà mi pare del tutto ingiustificato.
Ti dirò quel poco che so:
1. il cemento armato non è rigido, contine l'armatura metallica che serve proprio a renderlo flessibile. Il cemento armato è stato proprio utilizzato in sostituzione delle vecchie strutture in cui appunto la stabilità era interamente affidata alla robustezza, senza considerare il fattore elesticità. Naturalmente, so anch'io che il legno sia ancora più elastico, ma trovo che queste affermazioni imprecis ee perentorie sul cemento armato siano inopportune.
2. Quando si progetta un edificio, si fanno i calcoli statici, che impongono il dimensionamento e la localizzazione di travi e pilastri: questo è un procedimento standard del progettista, che deve sottoporre poi questi calcoli al genio civile. Mi pare, a tutta prima, che lì'intervistato inventi l'acqua calda.
Nel complesso, ho l'impressione a pelle che l'intervistato sia in cerca di una facile notorietà, se non opera addirittura per fini di interesse diretto.
Sempre pronto, ovviamente, a cambiare opinione in presenza di un argomentare meno polemico e più puntuale.

catone ha detto...

Caro Vincenzo, non sono un esperto in materia. Ho solo riportato questa intervista, non perchè creda ciecamente nelle parole dell'intervistato, ma per lanciare altre soluzioni al problema della ricostruzione in Abruzzo o comunque in zone sismiche. A volte sentire voci fuori dal coro può essere di stimoòo a ricercare nuove soluzioni.

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin