domenica 29 marzo 2009

L’ACQUA È UN BISOGNO, MA NON UN DIRITTO


Si sono svolti in contemporanea a Istanbul il Forum Mondiale ufficiale dell’acqua e il contro forum della società civile e dei movimenti per l’acqua. Entrambi hanno discusso dei problemi legati alle risorse idriche, ma le conclusioni sono diverse.
Si è concluso domenica 22 marzo il People's Water Forum organizzato dalla società civile ad Istanbul, in parallelo al quinto Forum Mondiale dell'Acqua. Centinaia di delegati di associazioni, movimenti e sindacati hanno ribadito che l'acqua è un bene comune ed un diritto fondamentale, facendo appello ai governi affinché il forum sia trasferito in sede ONU attraverso un processo partecipativo ed inclusivo. Durante le numerose conferenze, i partecipanti giunti ad Istanbul da 70 diversi paesi, hanno condiviso esperienze di lotta per rendere l’acqua pubblica, buone pratiche di gestione partecipata, e strategie di pressione verso governi ed enti locali che hanno portato alcuni paesi dell'America latina a riconoscere nella Costituzione che l'acqua è un diritto umano, ed una città come Parigi a tornare, a partire dal 2010, ad una gestione pubblica dei servizi idrici.
Un riconoscimento particolare è andato alla società civile turca, che in pochi mesi è riuscita a costruire una nuova fondamentale tappa per il movimento, non senza difficoltà che hanno impedito la creazione di un fronte unico. Sono state infatti due distinte piattaforme ad animare il forum alternativo a causa del mancato accordo sul dirimente tema delle dighe in Turchia, fortemente intrecciato con la questione curda. Il governo turco è infatti deciso a portare avanti un progetto di sfruttamento dei bacini del sud est dell'Anatolia – meglio noto compe progetto GAP- per la produzione di energia elettrica e la creazione di infrastrutture irrigue. Un progetto dagli impatti ambientali e sociali devastanti, che sommergerà siti archeologici antichissimi, provocherà il dislocamento di decine di villaggi curdi, e cambierà radicalmente l'ecosistema della regione.
L’aspetto ambientale è risultato essere un problema comune, condiviso durante i diversi workshop con i rappresentanti delle associazioni africane e dell'America latina, dove il paradigma delle grandi dighe minaccia la sicurezza alimentare e l'accesso all'acqua di numerose popolazioni indigene e persino l'ecosistema dell'incontaminata Patagonia. Su un punto però l'accordo è stato unanime. Il Consiglio Mondiale dell'Acqua, promotore del forum dal 1997, è un organo illegittimo guidato dagli interessi delle multinazionali dell'acqua. Il fatto che il presidente sia Loïc Fauchon, numero uno della Società Idrica di Marsiglia, sussidiaria delle due più grandi multinazionali del settore, Veolia e Suez, la dice lunga sui veri scopi di questa organizzazione: continuare a promuovere i processi di privatizzazione dell'acqua nel nord e nel sud del mondo e la costruzione delle grandi infrastrutture idriche ad opera delle compagnie occidentali. Una lobby molto pericolosa che è riuscita a far confluire ad Istanbul moltissimi governi ed enti locali di tutto il mondo, che nella dichiarazione finale hanno stigmatizzato l'acqua come un bisogno e non come un diritto inalienabile. Pochi gli enti locali che hanno sottoscritto la dichiarazione e molto importante l'iniziativa dei governi latinoamericani presenti al Forum, che hanno guidato la stesura di un documento alternativo che riconosce l'accesso a l'acqua come un diritto umano fondamentale.
Fino ad ora sono venti i paesi che hanno sottoscritto la dichiarazione alternativa ( fra gli europei solo Spagna e Svizzera) ma il consenso potrebbe crescere nei prossimi mesi. Viva preoccupazione sulla dichiarazione interministeriale è stata espressa dal Presidente Generale dell'Assemblea Generale dell'ONU, Miguel d'Escoto Brockmann, che ha criticato aspramente anche il carattere privatistico ed esclusivo del Forum ufficiale. Le parole di d'Escoto sono arrivate ad Istanbul tramite la consigliera Maude Barlow, che ha partecipato anche ai lavori del forum alternativo facendo appello ad un'alleanza trasversale fra istituzioni e società civile per arrestare questo pericoloso processo di mercificazione dell'acqua. Il tema delle alleanze conclude anche la dichiarazione finale dei movimenti, che hanno richiamato alla necessità di unire le forze con le reti contadine e con chi è impegnato sul fronte del cambiamento climatico. E' sempre più evidente che l'appuntamento del prossimo dicembre a Copenaghen, dove si concluderà il negoziato sul clima, rappresenterà per la società civile globale un momento cruciale.

Caterina Amicucci

1 commento:

Unknown ha detto...

Visto che è un bisogno è un DIRITTO. Bisogna lottare con le unghie e coi denti per acquisirlo.

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