Centinaia di guerriglieri Tuareg abbandonano le armi in una cerimonia a Kidal
In centinaia si sono presentati stamani, alle porte della città di Kidal. Hanno deposto le loro armi e, a bordo di pick-up, sono giunti nel centro della città, dove una folla festante li ha accolti inneggiando alla pace riconquistata. Così circa 700 guerriglieri Tuareg, protagonisti di una rivolta che negli ultimi anni ha insanguinato la parte nordorientale del Mali, hanno sancito simbolicamente la loro entrata nel processo di pace, già sposato negli anni scorsi da altre formazioni armate. Un passo in avanti importante, anche se alcuni uomini rimasti fedeli al leader ribelle Ibrahim Ag Bahanga hanno deciso di continuare la lotta.
Maggiori investimenti nelle regioni da loro abitate, più autonomia politica e maggiore peso decisionale a livello regionale. Così si possono riassumere le richieste dei ribelli Tuareg, le cui insurrezioni armate hanno interessato i territori di Mali e Niger dagli anni Sessanta fino ad oggi. Ribellioni volta per volta conclusesi con accordi di pace che, secondo i guerriglieri Tuareg, sarebbero stati sistematicamente disattesi dai rispettivi governi. L'ultima rivolta in Mali, costata la vita a centinaia di persone, ha impiegato severamente l'esercito maliano per due anni, nonostante nelle ultime settimane le sorti del conflitto siano girate decisamente dalla parte delle Forze Armate.
In base agli accordi di pace, buona parte dei guerriglieri Tuareg verrà integrata nelle Forze Armate e nell'amministrazione civile. A supervisionare l'implementazione corretta degli accordi ci sarà l'Algeria, già mediatrice tra Tuareg e rispettivi governi durante le rivolte degli anni Ottanta e Novanta e presente oggi alla cerimonia di Kidal. A questo punto, in armi rimangono solamente gli uomini facenti parte a Ibrahim Ag Bahanga, già in passato ribellatosi contro il governo, e che al momento si ritiene possa essere fuggito all'estero. L'ex-leader della guerriglia sembra comunque aver perso molta dell'influenza di cui un tempo godeva tra i ribelli.
Se in Mali la situazione volge al meglio, non così si può dire del Niger, dove una serie di gruppi armati Tuareg continuano a combattere contro l'esercito di Niamey. Una ribellione più pericolosa di quella maliana, anche perché interessa un'area più sensibile dal punto di vista economico, che ospita ricchi giacimenti di uranio dati in concessione alla francese Areva e ad una serie di compagnie cinesi. Le due ribellioni, nonostante in alcuni casi abbiano condotto delle operazioni congiunte, sono generalmente rimaste separate. Perciò la fine dell'insurrezione maliana non necessariamente avrà effetti su quella ancora attiva in Niger.
Matteo Fagotto
2 commenti:
Grazie per il tuo prezioso contributo che ci dai per informarci di fatti così importanti, ma del tutto snobbati dalla stampa, che privilegia le polemiche a Sanremo, o quelle della povera, misera politica nazionale, Enzo
Io mi stupisco del fatto che nessun organo di informazione nazionale, si avventura a dare queste informazioni. Se non alcuni, in certi punti.
Ps: il link non si apre (quello di Matteo alla fine, credo dovuto al fatto che si ripete due volte http://.
Ciao!
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