domenica 15 febbraio 2009

FORME o FEMME ?

Ho appena finito di vedere su Rai3 il programma di Daverio Passepartout dedicato oggi al grande Niemeyer, l’architetto di Brasilia. Sono sempre stato affascinato dalle sue opere fondate sulle curve, su queste linee disegnate nell’aria come fossero nuvole di forme sinuose di donna. Oggi alla domanda di Daverio: “Forme o femme?” la sua risposta è stata “Femme” essere indispensabile alla vita e all’uomo. Questo Maestro dell’Architettura , a oltre 100 anni (é nato il 15 dic. 1907), è la dimostrazione vivente di quanto l’animale intelligente possa contribuire al miglioramento del vivere civile, almeno dal punto di vista della bellezza. Restano sempre le critiche, pur tenendo presente il contesto storico della creazione di Brasilia, relative al criterio con cui è stata edificata la capitale.


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Chi vive a Brasilia non l'ama granché. Uno dei commenti più diffusi è che si tratta di un luogo anacronistico, progettato con criteri stalinisti. Nella visione socialisteggiante degli anni Cinquanta, Brasilia è una città pensata a blocchi che nello scontro con il disordine della vita quotidiana ha avuto la peggio creando situazioni spesso ridicole. Un esempio: tutti i negozi di ferramenteria ed elettricità sono concentrati nella stessa strada. Saranno cinquanta uno di fronte all'altro. Poi, per chilometri quadrati, non ne esiste alcuno. Stesso discorso per gli alberghi, tutti nello stesso quadrilatero, o per i ministeri, tutti uno dietro l'altro. L'idea di Niemeyer era la cellula abitativa urbana, intorno ad ogni edificio doveva esserci tutto quello che poteva servire ai suoi inquilini. Una farmacia, un bar, una panetteria, in modo che non fosse necessario spostarsi: un incubo di controllo sociale peggiore di quelli immaginati da Orwell. Per non parlare, da ultimo, delle recentissime polemiche relative al nuovo progetto, il complesso della Praça da Soberania, che doveva sorgere nell'area "denoninata Spianata dei Ministri", sempre a Brasilia (il progetto è stato ritirato da Niemeyer).

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nuovo progetto

“Quando una forma crea bellezza, trova nella bellezza la sua motivazione… Io sono attratto dalla curva libera e sensuale, la curva che incontro nelle montagne del mio Paese, nel corso dei suoi fiumi, nel corpo della donna preferita…”. In queste parole è racchiuso tutto l’amore per le forme che nutre Oscar Niemeyer, la più importante e riconosciuta personalità della moderna architettura internazionale.


Da piccolo amava disegnare con il dito in aria… È vero. Parlo un po’ di questo nel mio libro di memorie, As curvas do tempo. Memórias (Ed. Revan), in cui racconto come il disegno mi abbia condotto all’architettura.
Com’è stata la sua infanzia? Meravigliosa. I miei migliori ricordi dell’infanzia sono nella casa che si trova nel quartiere di Laranjeiras, di Rio de Janeiro, dove vivevo con i miei cari nonni materni, Maria Eugenia e Antonio Augusto Ribeiro de Almeida. Lui era un esempio di correttezza etica e di non attaccamento al denaro che influì molto su di me.
Ma chi è Oscar Niemeyer? Un essere umano come qualsiasi altro. Qualcuno che porta con sé le angustie che caratterizzano la nostra precaria condizione umana, qualcuno che ha sempre la consapevolezza che la vita è un soffio e l’uomo è insignificante davanti a questo universo che incanta e umilia.
Cosa pensa del governo Lula? È un governo che conta su un innegabile appoggio popolare e si è unito al movimento di difesa dell’America Latina, che si sta spandendo in tutto il nostro continente.
Come riesce ad essere sempre così coerente con il suo pensiero politico? Credo di essere giunto a questa coerenza senza alcuno sforzo.

Fidel castro una volta ha detto: “Nel mondo restano solo due comunisti: io e Niemeyer”. Cosa pensa di Fidel castro e di Cuba oggi? Fidel ancora è il riferimento politico fondamentale nella lotta per la sovranità del popoli latino-americani, contro l’imperialismo degli Stati Uniti. Cuba rappresenta secondo me un esempio grandioso di resistenza contro questo mostro infame.
La moglie di Jorge Amado, la memorialista Zélia Gattai, mi ha mostrato a Salvador nella sua casa una scultura che lei ha realizzato per Amado accompagnata da una frase bellissima. Questa scultura verrà esibita nel futuro Memoriale. Cosa può raccontare sulla vostra amicizia? Jorge Amado era un compagno straordinario. Sono indimenticabili gli incontri che ho avuto con questo grande scrittore e con sua moglie Zélia Gattai. Non mi ricordo con esattezza come li ho conosciuti: ma come mi è caro il ricordo dei nostri dialoghi interminabili, dell’allegria di Jorge, della simpatia di questa coppia!
Nel libro del ’99 “Le curve del tempo. Memorie” scrive: “Com’è bella l’Italia e come sono buoni e allegri i nostri amici italiani. Come mi piaceva conoscere le opere del Palladio, di Brunelleschi, il Palazzo dei Dogi ecc. Lei ha lavorato molto in Italia, a Milano (sede della Mondadori), Torino (Fata e il progetto per un nuovo stadio), Venezia( progetto del Ponte dell’Accademia), Vicenza e Ravello (il progetto di un auditorium). E nel 2007 ha ricevuto il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana concessole dal presidente della repubblica Napolitano e consegnato a Rio personalmente da Michele Valensise, ambasciatore dell’Italia in Brasile. Cosa ha provato in quella occasione? Mi sono sentito veramente molto onorato nel ricevere questo premio dall’Italia. Parlo sempre con molto affetto e entusiasmo dell’Italia, della sua gente amabile, del peso della sua cultura artistica. L’Italia… percorrere questo paese significa incontrare dappertutto la bellezza in modo sempre sorprendente rinnovato. Ho fatto molte amicizie che coltivo ancora oggi… insieme a teneri ricordi che ho dei miei viaggi a Venezia…


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L’Istituto di Architettura e Umanità a Niterói è un progetto a cui lei è molto interessato. Perché? La denominazione corretta è Scuola di Architettura e Umanità. Cerca di rispondere alla problematica della formazione che affligge i giovani in Brasile, specie quelli che escono dai corsi di livello superiore. In questa Scuola un ampio spazio sarà riservato a incentivare la lettura – non solo di scrittori, ma anche di intellettuali che hanno dato contributi in campi diversi come la Filosofia, la Teoria Politica, la Storia, l’Economia, per affrontare le grandi questioni che formano il tessuto della nostra vita. L’obbiettivo di questa istituzione è creare un corso più libero che includerà anche attività connesse alla mia architettura e al tempo culturale in cui essa si inserisce.
Perché lei e altri avete deciso di tenere lezioni di Filosofia nel suo studio di Copacabana? Ci ha motivato non la pretesa di ritenerci intellettuali, ma l’interesse a conoscere di più il dramma dell’essere umano e altre questioni che la Filosofia cerca di affrontare.
Cosa rappresenta l’architettura nella sua vita? È il mio lavoro. È l’attività a cui mi dedico con maggiore entusiasmo, pur essendo cosciente che la cosa importante non è l’architettura. Le cose fondamentali sono la vita, gli amici, la famiglia, questo mondo ingiusto che dobbiamo trasformare.
da l'intervista concessa a Antonella Rita Roscilli, pubblicata su Alias, di Il manifesto, il 7 giugno 2008






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