A Fukushima siamo ben OLTRE LA FUSIONE DEL NOCCIOLO
di Leonardo Berlen – Quale Energia
Nel silenzio della stampa internazionale dal Giappone iniziano di nuovo ad arrivare notizie molto preoccupanti sulla sempre critica situazione dei reattori di Fukushima. Il combustibile nucleare in tre reattori (1, 2 e 3) dell’impianto atomico di Fukushima probabilmente si è sciolto e fuoriuscito attraverso il contenitore a pressione accumulandosi in fondo e all’esterno del contenitore principale. Lo afferma il governo giapponese alla Yomiuri Shimbun. Una tale eventualità, spiegano diverse fonti ufficiali, è di gran lunga peggiore di una fusione del nocciolo ed è la peggiore situazione che possa accadere in un incidente nucleare. Questo quadro è stato sottoposto con un ampio rapporto all’attenzione dell’International Atomic Energy Agency(AIEA) e confermerebbe ormai che la fusione dei noccioli e la rottura dei contenitori dei 3 reattori, da molti esperti ipotizzata da tempo, sia ormai una realtà.
Sapevamo infatti che il contenitore dove sono poste le barre fosse danneggiato e che da qui ci fossero perdite di acqua altamente radioattiva, anche all’esterno degli edifici che ospitano i reattori. Ora, dal rapporto inviato alla AIEA si delinea un quadro molto più drammatico di quanto ammesso fin dalle prime ore dell’incidente avvenuto lo scorso 11 marzo.
Infatti si afferma, secondo le analisi della Nuclear and Industrial Safety Agency nipponica, che già a 5 ore dal terremoto il contenitore a pressione del reattore n.1 di Fukushima Daiichi fosse danneggiato, ovviamente per la mancanza quasi totale di acqua di raffreddamento. La Tepco, la società elettrica che gestisce l’impianto, parla invece di almeno 15 ore dopo, così come una notevole discrepanza tra NISA e Tepco c’è in merito alla rottura del contenitore del reattore n.2 (80 ore dopo contro 109). Ma la sostanza non cambia. Il danno è stato gravissimo fin dal primo giorno e le fonti ufficiali si sono guardate bene dall’informare l’opinione pubblica e forse anche lo stesso governo, presumiamo noi.
Ad aggravare la posizione della Tepco, che esce malissimo da questo rapporto (circa 750 pagine) per la sua gestione della crisi, c’è anche la notizia che l’ammontare delle radiazioni rilasciate dalla centrale di Fukushima nella prima settimana sia stato probabilmente più del doppio di quanto inizialmente la società elettrica avesse stimato e comunicato.
Scarsa anche l’attenzione della Tepco per i circa 7.800 lavoratori che sono stati coinvolti fino alla fine di maggio nel difficile compito di stabilizzare le condizioni dei reattori. Alcuni di questi potrebbero essere stati esposti a dose di radioattività molto superiori ai 250 millisievert per anno, la massima quantità accettabile per la salute secondo i nuovi parametri indicati dal governo dopo il disastro. Sappiamo però che a livello internazionale la dose massima alla quale possono essere esposti i lavoratori di una centrale nucleare è di 20 millisievert, cioè 12 volte meno.
In questa fase il problema più urgente è come trattare l’enorme quantità di acqua altamente radioattiva (100mila tonnellate) usata per abbassare il calore dei reattori che si è accumulata negli edifici, nel seminterrato e nei fossati adiacenti. Un ostacolo che impedisce di riparare i sistemi di raffreddamento. La Tepco spera di mettere in funzione a metà mese un sistema capace di rimuovere le sostanze radioattive dall’acqua per poi procedere al raffreddamento dei reattori. Un’impresa che, detta così, sembra essere complicata, per non dire immane
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