martedì 19 ottobre 2010

CARA MARINA CHE DIFENDI L’AMBIENTE, NON PUOI NON VOTARE E FARE IL GIOCO DELLA DESTRA

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A fine mese il Brasile saprà chi prende il posto di Lula alla presidenza. La sorpresa del primo turno sono i 20 milioni di voti raccolti da Marina Silva. Voti per lei non per il partito dei Verdi perché gli elettori hanno scelto una persona, non un partito. Il che pone tanti interrogativi. Buona parte di chi ha votato Marina si è messa d’accordo nella scelta attraverso le reti sociali di internet il quale funziona come gigantesco manifesto virtuale. Migliaia di persone ne hanno discusso nell’universo web e attraverso web hanno cercato le ragioni che suggerivano una candidata senza apparati e con pochi soldi. È curioso constatare che la militanza virtuale cresce nel dialogo tra persona e persona; militanti volontari nelle strade: pagavano di tasca propria manifesti e volantini, vendevano piccole cose dell’artigianato povero per raccogliere quanto bastava a nutrire il loro volontariato. La differenza è proprio questa: chi insegue un’idea senza badare ai sacrifici e chi fa le stesse cose per guadagnare un po’ di soldi senza conoscere i programmi del candidato del quale canta le lodi. Insomma, mercenari per bisogno.Marina ha scelto “la neutralità. I delegati verdi hanno votato a San Paolo il loro distacco: 84 delegati si sono decisi per il “no”. Solo quattro hanno proposto di appoggiare Dilma Rousseff.
Contrariamente alla distrazione che affligge sia il Pt di Lula e di Dilma Rousseff, sia il Psdb del candidato conservatoe José Serra, il tema della difesa dell’ambiente anima il proselitismo di Marina Silva. Non è solo un argomento “verde”. La società è molto preoccupata del degrado, del riscaldamento globale, della deforestazione dell’Amazzonia e della costruzione di giganteschi sbarramenti idroelettrici che snaturano immense regioni e umiliano la sopravvivenza di chi vive con i rutti della terra.
Marina Silva si è offerta politicamente quale portavoce delle richieste fondamentali della società, richieste mai davvero raccolte dal Pt e dai conservatori di Serra. Parafrasando Shakespeare, vi sono più cose tra la sinistra e la destra di quanto immaginano i cacicchi dei partiti. Marina ha inventato una griglia che rompe la polarizzazione paritaria sempre più lontana dalle esigenze delle persone. E 20 milioni di brasiliani hanno visto in lei una nuova speranza.
La candidatura di una donna cresciuta nell’analfabetismo delle foreste con la voglia di sapere per capire all’ombra di Chico Mendes; una donna che ha bloccato la deriva plebiscitaria prevista per Dilma Rousseff attorno alla quale si è stretto il Partito dei Lavoratori; questa donna impone alla vincitrice o all’improbabile vincitore Serra, l’obbligo di ascoltare le proteste e cambiare i programmi del governo che verrà. Chi va a votare vota per risolvere i problemi e acquietare l’angoscia della sopravvivenza. Non vuol sapere se il miglior presidente del Brasile è stato Hentique Cardoso, teologo dell conservazione, o Lula da Silva del partito che rappresenta la sinistra urbana. Vuol sapere quale futuro lo aspetta. Quale tipo di vita sarà concesso dallo sviluppo economico che i candidati promettono. Non è un problema brasiliano. In ogni parte del mondo il nodo non cambia: scuola, salute, lavoro. E come potrà respirare se l’Amazzonia sopravvive o verrà mangiata dalla soia e dagli speculatori.
Marina è una debuttante nel partito dei Verdi mentre l’immagine di Lula è più forte dell’immagine del suo partito. Come in ogni altro partito anche la storia dei Versi è segnata dalle contraddizioni. Hanno fatto parte del governo di Lula (Ministero della Cultura), hanno collaborato con Josè Serra, governatore di San Paolo (ministro per la difesa dell’Ambiente). I Verdi potranno scegliere di restare sulla cresta dell’onda sedotti dal canto delle sirene che hanno vinto, quindi accettare qualche ministero nel futuro governo. Marina no. La sua storia è di coerenza etica, testimone mai scesa a compromessi. Ma bisogna dire che non può restare neutrale nella lotta del ballottaggio. La politica della neutralità è peccato di omissione. Nessun momento della nostra vita – dal caffè della mattina al trasporto quotidiano – sfugge alla logica della politica. Marina non è arrivata da Marte. Viene dalle comunità dell’Acre, comunità ecclesiale di base, dalla scuola di Chico Mendes, dal Pt che l’ha portata in Senato e l’ha voluta Ministro federale dell’Ambiente nei due mandati di Lula. L’elettore chiede a Marina di schierarsi e di farlo in coerenza con la sua storia di militante dai principi etici e ideologici che non hanoo mai tremato. Sarebbe sconfortante vederla osservare senza decidere. Non è in buon fedele solo chi abbraccia una religione. Bisogna essere fedeli alla traiettoria che ha permesso a Marina di diventare una delle più ammirate e popolari leader del Brasile. È in gioco non il futuro elettorale della senatrice Silva e del suo immenso patrimonio politico, quei 20 milioni di persone aggrappate alle sue parole; è in gioco il futuro prossimo del paese. Nei quattro anni che ci aspettano, la sua influenza può cambiare carattere e decisioni del nuovo governo. Ecco perché è necessario che i Verdi e Marina scelgano fra due progetti così diversi nelle intenzioni, ma anche pericolosamente diversi nella considerazione della dignità del popolo.

Frei Betto
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