Povertà senza vie d'uscita? (Credits: Ignacio Sanz by Flickr)
Tra i Paesi in cui la situazione è più critica c’è in testa il Messico che, secondo il ministro dell’economia Ernesto Cordero, conta oltre la metà di tutti i nuovi poveri del continente di cui fa parte. Riceverà presto dalla Banca Mondiale 800 milioni di dollari per nuovi progetti di sviluppo, infrastrutture, educazione e trasporti.
Resta poi aperto quello che per l’America Latina è ancora oggi il problema principale, ovvero quello della diseguaglianza tra classi sociali, calcolato con l’indice di Gini dal Programma Onu per lo Sviluppo (Undp): dei 15 Paesi al mondo con la distribuzione della ricchezza più diseguale, ben 10 appartengono al continente latinoamericano o ai Caraibi.
La Bolivia è lo Stato con il maggior contrasto del pianeta tra ricchi e poveri, assieme a Madagascar e Camerun. Seguono Haiti, Sudafrica, Tailandia, Ecuador e Brasile, con una diseguaglianza tra classi sociali superiore a quella dell’Uganda. Nei top 15 anche Honduras, Panama, Paraguay, Cile, Colombia e Guatemala.
paolo.manzo
Le cause della diseguaglianza latinoamericana sono strutturali. «La prima è la politica fiscale. Il sistema retributivo si basa in gran parte (il 9, 4 per cento) su imposte indirette al consumo, invece che sul reddito, come in Europa e negli Stati Uniti. In questo modo, grava con forza sulle classi più povere e favorisce i ricchi. Ecco perché la riforma fiscale è un nodo chiave per ridurre la disparità sociale. Finora solo l’Uruguay ha preso dei provvedimenti. Il Cile ne sta discutendo ma il resto del Continente non ha ancora affrontato la questione», aggiunge Luis Felipe Lopez Calva, economista e responsabile per l’America Latina dell’Undp. A questo, si aggiunge la difficoltà dei governi di «regolare» ovvero di fornire a chi non può pagare i servizi sociali di base: acqua, elettricità, alloggio e soprattutto istruzione di qualità. «Ampliare l’educazione e migliorarne gli standard è l’altro cardine per combattere la disuguaglianza. Il caso brasiliano è emblematico», prosegue l’economista. Negli ultimi otto anni, il governo Lula ha mandato a scuola quel 20 per cento di bambini che era escluso dal sistema. La disuguaglianza è caduta di quasi una soglia analoga, pur mantenendo livelli alti. Il Brasile è, inoltre, la nazione, insieme al Cile e Perù, che maggior progressi sta facendo nel ridurre le differenze di reddito. «A preoccupare è, invece, il caso del Costa Rica. È uno dei Paesi più “egualitari” della regione eppure le disparità stanno crescendo sempre più negli ultimi anni», sostiene Lopez Calva. Sulla stessa scia, anche l’Honduras.
1 commento:
Penso seriamente che anche in Italia si sia sulla strada giusta: quella del divario sociale. La diseguaglianza che porta alle catastrofi umane. La piaga principale da combattere per avere uno stato sociale equo... Roba che la politica manco ci pensa! (salvo pochissime eccezioni)
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