venerdì 21 maggio 2010

"IL PEGGIO DEVE ANCORA SUCCEDERE"

Queste le parole scritte in una  mail mandata due giorni prima di morire alla redazione milanese di Vanity Fair.
Fabio Polenghi, 45 anni, ha perso la vita a Bangkok durante l'assalto finale dell'esercito all'accampamento delle camicie rosse. Era lì per scattare fotografie, per fare il lavoro che amava.
Due proiettili sparati da un soldato qualunque, figuriamoci se poteva sapere quello che Fabio Polenghi aveva scritto su Facebook, l’ultimo messaggio, più di un epitaffio: «Ogni giorno è un regalo. Fai del tuo meglio per essere felice. Ama tutti».
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Polenghi aveva girato una settantina di paesi in 29 anni di lavoro con la macchina a tracolla.
"Non era una persona che raccontava delle storie o che voleva politicizzare tutto ad ogni costo - racconta a Cnr Media il fotografo francese Fabrice Laroche che con Polenghi aveva lavorato per anni -  Cercava le emozioni nella gente e non parteggiava per nessuno. Non aveva affatto l'abitudine di battersi per una causa, voleva essere piuttosto un testimone. Era una persona eccezionale e io sono davvero scosso dalla notizia della sua morte". "Veniva dal mondo della moda - prosegue - e per vocazione, io credo, ha scelto poi di lavorare in ambiti più personali e sulle relazioni umane. Abbiamo lavorato insieme ad un documentario su Cuba, abbiamo cercato di raccontare una storia familiare. Lui era uno che amava molto parlare delle relazioni personali".

VIDEO

La scritta «Press» non ti salva da niente e qualche volta fa anche paura.

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