L’esercito entra nelle favelas di Rio, ma per restarci
A Rio de Janeiro, in una delle favelas storiche della città, Morro da Providencia, dalla scorsa settimana sono entrati 335 membri della polizia militare. L’obiettivo dell’operazione non è quello di catturare qualche boss del narcotraffico locale, ma di rimanere nel quartiere e garantire la sicurezza dei cittadini. E permettere all’amministrazione della città di assicurare i servizi pubblici di base.
Ma questo è solo l’inizio. Gli abitanti di Rio sono in attesa dell’istituzione di un’unità speciale di polizia chiamata Unidad de policia pacificadora che dovrebbe avere la funzione specifica di riportare la legalità nelle favelas. “Le autorità sostengono che questo sia l’unico modo per dare una svolta alla situazione dei quartieri più malfamati della città. E sono molte le favelas e i quartieri limitrofi che aspettano l’arrivo della polizia come una manna. Infatti moltissime zone, anche nel centro della città, sono svalutate a causa della scarsa sicurezza e una loro rivalutazione porterebbe il prezzo degli immobili alle stelle”, scrive El País.
A fine anno saranno 59 le zone a essere controllate dall’esercito e dalla polizia, tra queste alcuni quartieri della violenta e finora inespugnabile zona nord di Rio.
“La polizia tenta di convincere le comunità che è arrivata per fermarsi e che conviene a tutti collaborare con le autorità. Ma d’altro canto le bande di narcotrafficanti continuano a terrorizzare gli abitanti delle favelas, sostenendo che la polizia prima o poi se ne andrà e che allora il narcotraffico recupererà il controllo del territorio e la farà pagare cara a chi ha collaborato con la polizia. È una guerra sottile tra propaganda e contropropaganda. Tra gli uni e gli altri si destreggeranno gli abitanti delle favelas, abituati per decenni alla tirannia dei signori della droga e al fuoco incrociato delle operazioni speciali di polizia”, conclude il giornale.
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