domenica 5 luglio 2009

IL G8 ITALIANO FUORI DAL MONDO

Si è conclusa il 26 giugno la conferenza dell'ONU su crisi finanziaria e economica e i suoi impatti sullo sviluppo. Un vertice che ha visto la partecipazione attiva della maggior parte dei paesi del Sud, intervenuti con delegazioni di alto livello e impegnati nel promuovere una dichiarazione finale di forte spessore, che desse un mandato chiaro alle stesse Nazioni Unite per intervenire su una crisi che porterà, secondo dati ONU, il PIL del pianeta a crollare del 2,6% nel 2009, il peggior risultato dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi.
Una posizione in netto contrasto con la scarsissima partecipazione di quasi tutti gli stati del Nord. Delegazioni di basso livello e un contributo che si è spesso limitato al tentativo di bloccare qualunque passo in avanti, in modo da poter riportare il dibattito sulla crisi nell'alveo del G20 o del Fondo monetario internazionale. Luoghi che escludono da qualsiasi possibilità di partecipazione la maggioranza dei paesi del Sud. Gli stessi che non hanno nessuna responsabilità nell'attuale crisi. Gli stessi che ne pagano le conseguenze più pesanti.
In questo quadro politico, più che sui contenuti le discussioni e i contenziosi si sono concentrati sul processo, con un conflitto strisciante che coinvolge il futuro assetto della governance internazionale e il ruolo delle diverse istituzioni. Un conflitto che ha visto contrapposti Nord e Sud e che ha portato in secondo piano l'emergenza della situazione attuale e la necessità di prendere immediati provvedimenti in favore dei più poveri del pianeta.
Nel compromesso emerso, il testo finale del vertice lascia aperta una porta per un futuro ruolo dell'ONU, ma, rispetto alle attese della vigilia, si può parlare di una nuova occasione persa, le cui responsabilità ricadono sulle potenze economiche del Nord, tra cui l'Italia.
Mentre da un lato il governo si spende nell'organizzazione di un G8 che dovrebbe essere dedicato a trovare risposte alla crisi finanziaria e allo sviluppo dei paesi più poveri, dall'altro non ha reputato necessario mandare nessuno dei suoi membri - né un ministro né un sottosegretario - a una conferenza internazionale dell'ONU dedicata alle stesse tematiche.
Il risultato è clamoroso: la dichiarazione finale enumera tutte le istituzioni e i passi da compiere per uscire dalla crisi e per favorire lo sviluppo del Sud del mondo. Secondo l'insieme dei 192 paesi dell'ONU, tra le istituzioni che dovranno avere un ruolo da giocare nel prossimo futuro troviamo ovviamente FMI e Banca mondiale, incontriamo il Financial Stability Board, si parla del lavoro del G20, ci sono riferimenti al ruolo delle Banche regionali di sviluppo, viene preso in considerazione anche il Comitato di Basilea, inviti sono rivolti al WTO e a diverse altre istituzioni.
Unico, incredibile assente, il G8 a guida italiana. Non una riga sull'appuntamento di luglio a l'Aquila e riguardo le diverse proposte che dovrebbe promuovere, a partire dal famigerato "Global Legal Standard" che il nostro esecutivo sta cercando di vendere come un passo decisivo per uscire dalla crisi e promuovere lo sviluppo.
Mentre gli stessi altri paesi del G8 si concentrano ormai sul G20, che almeno vede la partecipazione delle nuove potenze economiche, a partire da Cina, India e Brasile, l'Italia si isola sul piano internazionale, insistendo nel convogliare tutti i propri sforzi diplomatici in un vicolo cieco. Un comportamento talmente miope e anacronistico da sfiorare il ridicolo, per un governo che sembra disposto a scomparire di fatto dall'ONU pur di rimanere aggrappato a un G8 giunto al capolinea.
Andrea Baranes - CRBM

Infatti dall’estero lo vedono così

G8 AQUILA

Vignetta del "Sun" sul G8 all’Aquila: se queste sono le premesse…

1 commento:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Bell'articolo, lo trovo del tutto condivisibile.

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin