sabato 23 maggio 2009

FMI: DISCUTIBILE AGENTE ANTICRISI



In epoca preistorica, quando la siccità o una piaga naturale colpivano un villaggio, lo stregone cercava di calmare e allontanare gli spiriti maligni che portavano le calamità lanciando maledizioni e scongiuri, anche se con scarsi risultati.Nell'epoca attuale, quando la recessione economica ha iniziato a farsi sentire in tutto il mondo e in tutti i settori, i capi di stato dei sette paesi dove la crisi è scoppiata e dove le è stato concesso di ampliarsi e prendere forza, si sono riuniti a Londra agli inizi di aprile con i rappresentanti degli altri 13 paesi che formano il G20, allo scopo di esorcizzare e placare gli spiriti del male con dichiarazioni, comunicati e promesse di cambiamento ma, soprattutto, con milioni di dollari.

Gli stregoni erano più umili e meno prepotenti degli attuali governanti delle sette nazioni più ricche del pianeta. I primi non pretendevano di sapere tutto mentre adesso risulta invece che i secondi sappiano – secondo quando riportato in un comunicato del 2 aprile – che la mancanza di regole sul credito bancario e le molte falle nella supervisione delle operazioni di compravendita di titoli azionari hanno provocato grossi terremoti in borsa; in ogni caso già sono state prese tutte le misure del caso per superare la crisi ed evitare che una simile piaga si ripeta nel futuro.

Il testo del comunicato di Londra sembra di una seietà implacabile ma è una menzogna. Le autorità governative dei paesi ricchi non sapevano né volevano sapere l'ampiezza e la gravità dell'indebitamento delle principali imprese immobiliari a causa della collocazione sul mercato di titoli ad alto rischio per le ipoteche “subprime”. Inoltre, il FMI, al quale viene riconosciuto il ruolo di supervisore dell'etica e della trasparenza legale delle trattative finanziarie durante tutta la gestazione della crisi globale attuale, non ha avvertito sui pericoli che potevano derivare, e sono infatti derivati, dai grossi investimenti e prestiti, estremamente rischiosi nei mercati dei beni raices e che hanno portato alla rovina di imprese come la Merrill Lynch, la Fannie Mae e la Freddie Mac, queste ultime due erano le due aziende statunitensi più importanti nel settore immobiliare, la Aig Assicurazioni e la società finanziaria Lehman Brothers.

Molte altre imprese sono state riscattate dal governo ma un gran numero si sono viste costrette a chiudere o si trovano ancora sull'orlo del collasso, sature di debiti inestinguibili o “tossici”, come adesso vengono chiamati. Oltre a questo, né il FMI né i governi dei paesi ricchi hanno voluto pronunciarsi sul tremendo impatto che potevano causare le compagnie petrolifere con le loro speculazioni sul rialzo dei prezzi che hanno portato a oltre 147 dollari il barile di greggio; tutto ciò ha giocato un ruolo importante nel generare una situazione insostenibile per milioni di debitori portando a una sospensione massiva dei pagamenti.

E' dovuta intervenire la OPEC, accusata ripetutamente dai grandi mezzi di informazione nordamericani di destabilizzare il mercato, per mettere in chiaro che l'aumento dei prezzi dell'oro nero era colpa di altri agenti economici e decretare il congelamento della produzione dei suoi 13 paesi mebri. Con grande sorpresa degli angustiati consumatori, le quotazioni del greggio cominciarono a cadere su tutti i mercati e i prezzi diminuirono di 30-40 dollari al barile, sebbene verso la fine di aprile hanno mostrato un repunte vicino ai 50 dollari.

Il dato peggiore che è emerso dal summit del G20 di Londra è stato l'entusiasmo e l'enfasi con cui il FMI è stato insignito del ruolo di regolatore e supervisore dell'economia mondiale, in particolare dei paesi a basso reddito di Asia, Africa e America Latina, il che equivale, per queste nazioni, a porre “la chiesa nelle mani di Lutero”, come suole dire il Vaticano quando si trova completamente disorientato. La decisione del G20 di destinare al FMI poco più di un miliardo di dollari per incrementare le sue capacità di concedere prestiti e somministrare denaro alle banche per aumentare i crediti e gli investimenti alle imprese, comporterà come conseguenza il ripetersi della crisi fra qualche anno.

La questione è che con queste nuove risorse finanziarie vengono mantenute le vecchie condizioni di prestito, contaminate dal virus neoliberale, da fenomeni di speculazione, dalla deregolamentazione e tutto quello che ha generato la disastrosa situazione economica che stiamo vivendo. Come se non bastasse, il FMI, sebbene sia formato da 185 membri e formalmente risulti essere un organismo del sistema delle Nazioni Unite, in realtà è un'organizzazione al servizio degli USA e di qualche altro paese ricco. Più precisamente, il FMI è alle dipendenze dei più forti interessi imprenditoriali e politici di queste nazioni. Non è un organismo che concede prestiti per lo sviluppo, giacchè questo spetta alla BM, ma il suo compito non è meno importante: mantenere la stabilità delle quotazioni monetarie e vigilare sui tassi di cambio dei paesi membri per scongiurare il rischio di inflazione e garantire riserve sufficienti per sanare il debito interno e, soprattutto, quello estero senza ritardi e proroghe di pagamento.

Essere membro del FMI significa riconoscere agli USA il diritto di decidere le linee di condotta economica di ogni stato membro, in considerazione del fatto che i paesi necessitano spesso di prestiti che permettano loro di mantenere su certi binari la convertibilità della moneta e pagare il debito estero. Qui è dove il Fondo esige – come condizione per la concessione di prestiti – che i governi richiedenti dichiarino le linee di politica economica che intendono seguire con una Dichiarazione di Intenzioni, redatta dai paesi stessi ma approvata da Washington, dove si trova la sede centrale del Fondo. Naturalmente, quanto dichirato dovrà essere compatibile con gli interessi statunitensi, europei e giapponesi: in caso contrario, semplicemente il prestito non verrà concesso.

Affinché non ci siano malintesi, il FMI invierà poi squadre di tecnici per vigilare sull'applicazione dei punti considerati indispensabili per Washington e che, in genere, sono i seguenti: nessun ostacolo agli investimenti, nessun limite al commercio estero in tutti i settori, nessun sussidio alla produzione agricola, libertà d'azione per le imprese private, sia nazionali che straniere, privatizzazione delle imprese statali di interesse per il capitale privato, libero movimento dei capitali per gli investimenti, così come di remissione degli utili. Ci sono alcune misure che sono in contraddizione con la condotta dello stesso governo statunitense, come i sussidi all'agricoltura, applicati in casa ma proibiti altrove, esattamente come fa l'Unione Europea, destinando ogni anno ai propri produttori centinaia di milioni di dollari o euro.

Anche a paesi come il Messico, con il quale mantiene, insieme al Canada, un trattato di libero commercio, viene proibito di entrare in territorio statunitense con camion cariche di prodotti messicani importati da imprenditori nordamericani: è stata bloccata la vendita di tonno e aguate con pretesti ambientalisti. Anche se sono state fatte alcune concessioni agli USA, le relazioni con il vicino Messico rimangono difficili e non solo per i Messicani. Con tutti gli aiuti in dollari che gli verranno concessi, il FMI non farà che continuare a imporre ai paesi creditori una politica neoliberale, dove solo viene tollerata la “magia del mercato” come unico elemento regolatore e di equilibrio dell'attività economica e di mercato.

L'apparato statale, meno interviene in economia e meglio è: libertà d'azione per le imprese. Meno regole e controlli possibili all'attività economica. Questo significa che verranno reintrodotti o si manterranno tutti gli elementi che hanno fatto fiorire, col vigore della foresta vergine, le operazioni speculative più sfacciate, la crisi del settore immobiliario, l'indebidamento accellerato e la conseguente rottura dei giganti finanziari, la disoccupazione, la diminuzione della produzione e la recessione su scala planetaria.

Tornando al FMI, come parte del sistema delle Nazioni Unite, le decisioni al suo interno vengono prese in modo assolutamente non democratico. La sua Assemblea Generale non è composta da mebri con uguale peso decisionale quanto piuttosto una riunione asimmetrica di azionisti. Non esiste il principio di un voto per paese ma il voto proporzionato alla quantità di capitale investito. Gli USA detengono quasi il 15% dei voti e hanno bisogno solo dei voti congiunti di altri due o tre governi amici per esercitare una sorta di veto virtuale sui prestiti e le politiche del Fondo che richiedono una votazione del 85% sul totale.

Amministratore di risorse per la riattivazione

Il FMI è molto criticato dai paesi del sud del mondo per il suo modo parziale e ambiguo di agire: tollerante con i paesi ricchi e duro con quelli poveri. Questo organismo venne creato nel 1944 per stabilire un sistema monetario fortemente voluto dagli USA e dai suoi alleati politici e economici. Tuttavia non è stato pensato per impedire le crisi periodiche del sistema capitalistico o per certificare l'etica o la legittimità dei buoni, azioni che si comprano sulle borse valori e neanche per garantire che i paesi membri adottino politiche rispettose dell'ambiente.

Nel summit di Londra il G20 ha stabilito al paragrafo 5: “Gli accordi che abbiamo raggiunto oggi costituiscono un programma addizionale di 1,1 bilioni di dollari di aiuti per sanare il credito, la crescita e l'occupazione nell'economia mondiale. Le misure decise sono le seguenti: triplicare le risorse a disposizione del FMI fino a 750mila milioni di dollari; appoggiare una nuova partita di DEG di 250mila milioni di dollari e almeno 100 milioni di dollari di prestito aggiunto da parte delle BMS; garantire 250mila milioni di dollari di appoggio al commercio e utilizzare le risorse addizionali della vendita di oro accordate dal FMI per finanziare la ripresa dei paesi più poveri”.

E nel paragrafo 6 precisava poi: “Metteremo in atto un ampliamento fiscale senza precedenti che salverà o creerà milioni di posti di lavoro e che, entro la fine dell'anno, rappresenterà 5 bilioni di dollari, aumenterà del 4% la produzione e accellererà la transizione verso un'economia ecologica”. A causa delle sue mancanze nel ruolo di supervisore finanziario e economico mondiale, molti esperti hanno richiesto una riforma del Fondo per renderlo più utile ai paesi poveri, bisognosi di risorse finanziarie senza dover pagare un prezzo tanto alto in termini di sovranità economica.

Da qui parte la richiesta di riformare il FMI e di farlo prima possibile, prima dell'iniezione di dollari. Sul New York Times dello scorso 24 aprile è apparsa un'analisi dal titolo “In primo luogo riformare il FMI”, nel quale si denuncia che l'organismo è stato oggetto di numerose critiche per non essere stato in grado di affrontare le crisi in Tailandia, Filippine, Malesia, Corea del Sud, Indonesia, così come Russia, Brasile, Argentina e altri paesi. Come risultato di questo deficit operativo reiterato, che ha causato la perdita di produzione e posti di lavoro, molti paesi a medio reddito accumulano sistematicamente montagne di divise estere per non dover più dipendere dal Fondo. Nessuno è stato punito per questi errori che potevano essere evitati.

Nessuno chiede mai spegazioni al FMI o vigila sul suo operato: “Il dipartiemtno del tesoro nordamericano è il principale supervisore del Fondo il quale, insieme all'Europa e al Giappone, possiede una comoda maggioranza al suo interno”. La BM è governata allo stesso modo. Il FMI dichiara di essere cambiato, si legge nell'articolo del New York Times, però a giudicare dai nuovi prestiti Stand by dello scorso settembre, sembrerebbe continuare a ripetere gli stessi errori di sempre. Tutti prevedono un taglio alle spese nonostante il Fondo si fosse impeganto a garantire uno stimolo fiscale a livello mondiale.

Il disonore di trattare col FMI

La situazione continua ad essere molto difficile, il FMI prevede una diminuzione del PIL mondiale per un valore pari al 13 % entro la fine dell'anno e una ripresa parziale di 1.9 in percentuale nel 2010. A conferma di cosa significhi per un paese del terzo mondo avere a che fare con il FMI, il direttore generale del Fondo Dominique Strauss Khan, ha dichiarato lo scorso 24 aprile che l'organismo destinerà parte dei fondi alla nuova linea del Credito Flessibile, un programma di prestiti destinati ai paesi con una politica economica in linea con quanto richiesto dal Fondo. Il direttore ha detto che questo programma di prestiti “ha eliminato parte del disonore di dover trattare col FMI” come riportano i mezzi di informazione.

di Carlos A. Sanchez

Traduzione di Francesca Casafina


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