lunedì 20 aprile 2009

IL MERCATO DELLA TERRA COLTIVABILE

Satellite Photo of Africa

Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Giappone, Arabia Saudita e Cina: questa, secondo la Coldiretti, è la lista dei Paesi che per garantirsi riserve alimentari di fronte alla crisi mondiale hanno acquistato nel 2008 terreni all’estero per 7,6 milioni di ettari. Ovvero più della metà della superficie agricola coltivata in Italia.
L'associazione ha lanciato l'allarme durante il vertice delle organizzazioni contadine delle cinque regioni africane, illustrando dati che evidenziano una accelerazione del fenomeno dell’accaparramento di terre, soprattutto nel continente africano.
La campagna acquisti di terreni agricoli nei Paesi poveri sottrae risorse senza offrire nulla in cambio perché i prodotti finiscono all'estero, al Paese acquirente. Si tratta di una riedizione del colonialismo che - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - i Paesi del G8 devono impegnarsi a fermare. Come, è difficile da capire.
Nel dettaglio il fenomeno appare di proporzioni imponenti: la sola Cina ha firmato accordi di cooperazione agricola che hanno portato all'insediamento di 14 aziende di Stato in Zambia, Zimbabwe, Uganda e Tanzania. Entro il 2010, secondo le stime, in Africa sarà stabilmente insediato un milione di agricoltori cinesi. L’obiettivo ufficiale è ovviamente pieno di buoni propositi, ovvero aiutare i Paesi che li accolgono ad aumentare la produzione attraverso le tecnologie cinesi. Ma in effetti, gli analisti concordano, gran parte del raccolto sarà esportato in Cina. Il Paese più popoloso del mondo, infatti, rappresenta il 40 per cento della popolazione attiva agricola mondiale, ma possiede solo il 9 per cento dei terreni coltivabili del pianeta e il governo cinese ha messo la politica di acquisto dei terreni agricoli all'estero tra le priorità. Stesso discorso per il Giappone e per la Corea del Sud che importa già il 60 per cento dei prodotti alimentari dall'estero. Le monarchie petrolifere, che di terre fertili sono notoriamente carenti, stanno investendo invece nel Sudest asiatico: il Qatar coltiva terre in Indonesia, il Bahrein nelle Filippine, il Kuwait in Birmania.
C'è un precedente storico, anche se non illustre, quello del famigerato re Leopoldo II del Belgio che dopo aver tentato invano di avviare il Paese a una politica coloniale si risolse di "scendere in campo" in prima persona, organizzando una compagnia commerciale privata camuffata da associazione scientifica e filantropica internazionale e di fatto "acquistando" lo Stato Libero del Congo (più tardi Congo Belga, poi Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo), un'area 76 volte più grande del Belgio, che Leopoldo fu libero di controllare come un dominio personale. E dove ne fece di tutti i colori. Le stime degli storici sulle perdite di vite umane causate da riduzione in schiavitù, torture, mutilazioni e altre delizie, oscillano fra i 3 e i 10 milioni di morti.
In epoca moderna gli orrori saranno forse meno evidenti e sanguinari, ma poiché, secondo stime Onu tre quarti delle persone che nel mondo soffrono la fame vivono nelle campagne, il risultato potrebbe essere ugualmente drammatico.

Entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi e le risorse - acqua, terra fertile, ecc - diventeranno una coperta sempre più corta.

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