SRI LANKA, BATTAGLIA FINALE

E' caduta anche Puthukkudiyiruppu, ultima roccaforte dei guerriglieri separatisti tamil: la 53a e la 58a divisione dell'esercito dello Sri Lanka sono penetrate in città ieri, dopo giorni di violente battaglie. Ieri sera erano segnalati ancora scontri a fuoco nella periferia orientale.
Le Tigri tamil (Ltte), che solo due anni fa controllavano tutto il nord e la costa orientale dello Sri Lanka, sono ormai accerchiate in cinquanta chilometri quadrati di giungla a nord di Mullaitivu.

150 mila civili sotto le bombe. Almeno centocinquantamila civili sono ancora intrappolati nella zona dei combattimenti, esposti ai bombardamenti dell'artiglieria e dell'aviazione governative. Secondo il sito Internet filo-ribelle TamilNet, 135 civili sono morti sotto le bombe tra sabato e martedì. Le ultime vittime, secondo questa fonte, si sono avute ieri mattina, quando alcuni proiettili d'artiglieria sono caduti su un ospedale da campo nella Safe Zone costiera, uccidendo tredici civili, tra cui quattro bambini, e ferendone altri cinquantasei.

3 mila feriti evacuati via mare. Gli sfollati che continuano ad ammassarsi sulla costa di fronte a Puthukkudiyiruppu, si accampano sulle spiagge senza riparo, senza cibo e senza acqua potabile. Il piccolo ospedale da campo di Maaththalan non ha più medicine per curare le centinaia di bambini, donne e anziani feriti che continuano ad affluire ogni giorno dall'entroterra. I casi più gravi vengono evacuati via mare dalla Croce Rossa Internazionale, che dal 10 febbraio ha organizzato un ponte navale dal villaggio costiero di Putumattalan per portare i feriti negli ospedali di Trincomalee e Kantale: quasi tremila feriti sono stati tratti in salvo finora.

100 mila civili internati. Dalla caduta di Kilinochchi, la 'capitale' dei separatisti tamil, conquistata dall'esercito all'inizio dell'anno, la travolgente avanzata delle forze armate governative ha provocato la morte di almeno 1.300 civili tamil, 700 guerriglieri dell'Ltte e 300 soldati singalesi. Oltre a 250 mila nuovi sfollati che, di cui circa 100 mila sono fuggiti dalla zona dei combattimenti e poi rinchiusi (e spesso arrestati e torturati) in decine di campi d'internamento governativi (Welfare Villages) sorvegliati dall'esercito: una pratica duramente criticata dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani, ma difesa dal governo di Colombo come necessaria "per la sicurezza stessa degli sfollati".

Enrico Piovesana