martedì 30 dicembre 2008

AFRICA: voci dalla Repubblica Democratica del Congo

La maggior causa del conflitto : il coltan





Il coltan veniva sfruttato anche prima della Seconda guerra mondiale, ma è diventato strategico solo da qualche anno. Prima valeva pochissimo e nessuno voleva estrarlo. In realtà il coltan è un minerale dall'importanza economica e strategica immensa. Serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione, nei telefonini, nelle telecamere e nei computer portatili dove il problema più difficile da risolvere è quello della durata delle batterie. I condensatori al tantalio permettono un risparmio energetico e quindi una maggiore versatilità dell'apparecchio. Il coltan è usato inoltre nell'industria aerospaziale per fabbricare i motori dei jet, oltre agli air bag, ai visori notturni, alle fibre ottiche. I proventi della vendita del minerale servono a pagare i soldati e ad acquistare nuove armi che dal 1997 hanno fatto piu' di quattro milioni di morti e hanno condannato all'instabilita' cronica un paese in cui il traffico di minerali pregiati (ci sono anche oro, diamanti, cobalto e rame) finanzia le mire dei signori della guerra.

Tra novembre e l'inizio di dicembre, una delegazione di Amnesty International ha svolto una missione di ricerca nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), visitando la provincia del Nord Kivu e i campi profughi situati lungo il confine con l'Uganda sud-occidentale.
I delegati di Amnesty International hanno svolto ricerche sulle violazioni dei diritti umani verificatesi nel corso del conflitto e hanno avuto colloqui con alti rappresentanti di tutte le parti coinvolte. In particolare, hanno incontrato esponenti di organizzazioni umanitarie, agenzie delle Nazioni Unite, comandanti delle forze di peacekeeping (tra cui il generale della Monuc, Bipin Rawat) e attivisti locali per i diritti umani. Inoltre, hanno incontrato o intervistato vittime e testimoni delle recenti violazioni dei diritti umani, il comandante delle forze armate regolari della provincia del Nord Kivu, generale Mayala, il capo dei ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), Laurent Nkunda, e comandanti delle milizie locali mayi-mayi.
Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno inviato oggi
una lettera aperta al Consiglio di sicurezza chiedendo il rafforzamento dell'embargo Onu sulle armi nell'Rdc. La lettera aperta evidenzia l'assenza di procedure con cui la Monuc possa verificare che le forniture militari provenienti da Sudan, Cina e altri paesi e destinate all'esercito regolare, siano utilizzate esclusivamente da quest'ultimo. Le organizzazioni per i diritti umani, inoltre, hanno sollecitato il Consiglio di sicurezza ad assistere il governo dell'Rdc nel compito di professionalizzare le proprie forze armate, evitare la dispersione delle forniture militari e porre fine all'impunità.
Conclusioni della missione di Amnesty International Le informazioni di prima mano raccolte dalla missione di Amnesty International indicano che nella provincia del Nord Kivu sono in corso crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani.


Esse comprendono:


1. Uccisioni illegali di civili, su scala quotidiana


Il 5 novembre a Kiwanja uomini armati del Cndp hanno ucciso decine di civili, prevalentemente di etnia nande e hutu, come rappresaglia per un precedente attacco portato contro la città da parte delle milizie mayi-mayi. Sempre a Kiwanja, il 28 novembre, sono state assassinate sette persone appartenenti al medesimo nucleo familiare.

2. Violenza sessuale


È un fenomeno diffuso che chiama in causa sia le forze governative che i gruppi armati. Uno specialista che cura le sopravvissute allo stupro ha descritto questa come una pratica "istituzionalizzata" tra le forze armate. Le donne stuprate vengono talvolta minacciate di morte se cercheranno assistenza medica. Sia i mayi-mayi che le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) sequestrano e violentano donne e bambine. Amnesty International ha riscontrato una dimensione etnica dello stupro (che colpisce, cioè, le donne e le bambine della comunità percepita come "opposta"), mentre in ulteriori casi è stato utilizzato come forma di punizione o di rappresaglia. Il fatto che le forze armate regolari e i comandanti dei gruppi armati quasi non prendano alcuna misura per prevenire e punire gli stupri indica che questo crimine viene condonato e implicitamente incoraggiato.

3. Bambini soldato


C'è stata una ripresa dell'arruolamento o del ri-arruolamento dei bambini da parte dei gruppi armati. Molti di essi hanno cercato di nascondersi per evitare il sequestro e il reclutamento. I bambini costituiscono tra il 50 e il 60 per cento dei rifugiati e degli sfollati.

4. Minacce ai difensori dei diritti umani


Molti attivisti per i diritti umani, giornalisti e operatori sanitari continuano a ricevere minacce da parte delle forze armate. Alcuni di essi sono stati costretti a lasciare il paese o a entrare in clandestinità.

5. Situazione umanitaria


La situazione resta disperata per decine di migliaia di sfollati nelle zone di Masisi, Lubero e Rutshuru, dove a causa della violenza in corso gli aiuti umanitari devono ancora arrivare. Anche nei campi profughi nei pressi di Goma, dove gli aiuti sono arrivati, molte persone vivono nel terrore e la protezione fisica è assai scarsa. Vi sono regolari denunce di stupri, saccheggi e sparatorie, spesso ad opera delle forze governative.
A novembre, gli organismi umanitari avevano stimato che circa il 70 per cento della popolazione del Nord Kivu (su un totale di cinque milioni di persone) risultava sfollato o affluito all'interno di campi profughi. Secondo la Monuc, un abitante su quattro della provincia (circa 1.350.000 persone) è stato registrato come profugo. La situazione dei campi profughi e la fornitura degli aiuti variano in base al controllo esercitato sulla zona dai gruppi armati; alcuni campi sono stati distrutti.

6. Esercito regolare


Le forze armate regolari (Fardc) sono le prime responsabili dell'integrità territoriale e della sicurezza ma continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani, come stupri e saccheggi. La disciplina è completamente assente in alcune zone del Nord Kivu, specialmente intorno a Kanyabayonga, dove i soldati si sono dati a prolungati saccheggi, compiendo stupri e uccisioni. Le Fardc sono un amalgama tra le forze del precedente governo e unità di gruppi armati di opposizione. Sono scarsamente addestrate e lacerate da preesistenti lealtà etniche e politiche. Grandi quantità di armi delle Fardc sono finite nelle mani dei gruppi armati.Al termine della missione, Amnesty International ha ribadito la necessità urgente di un'efficace protezione della popolazione civile del Nord Kivu. Questa al momento risulta l'eccezione piuttosto che la regola, dato che molte comunità vivono ancora nel terrore o si danno alla fuga, nell'assenza di qualsiasi forma visibile di protezione da parte della Monuc. La Monuc, a sua volta, attende ancora l'arrivo dei 3000 peacekeeper aggiuntivi, disposti dal Consiglio di Sicurezza a novembre. Le Nazioni Unite hanno espresso l'auspicio che questa forza possa stabilizzare la regione mentre si svolgono i negoziati politici. Tuttavia, il mandato e la zona di dispiegamento della forza aggiuntiva rimangono ancora da chiarire.

Amnesty International CS162: 15/12/2008




Congo, voci dalla guerra (Medici Senza Frontiere)



I mezzi d’informazione saltano sulla notizia del giorno dimenticandosi di quelle di ieri, come se il dolore fosse cessato. Se poi questo dolore riguarda MamaAfrica dimenticare sembra più facile. Ci commuoviamo un poco quando vediamo bambini africani denutriti, diciamo: ”poverini” e su a riprendere la nostra vita di sempre, perché sono lontani, non sono come noi, sono incivili ed è colpa dei loro genitori se sono così. Non ci domandiamo da dove viene il nostro benessere, nonostante la crisi attuale, non ci sfiora nemmeno l’idea che il colonialismo prima e lo sfruttamento delle multinazionali poi hanno generato la nostra florida società e la spoliazione delle loro risorse naturali ed umane.


Siamo ricchi perché abbiamo rubato la loro ricchezza e questa, a sua volta, ha rubato la nostra coscienza.
A MamaAfrica resta solo l’anima che noi non abbiamo più.


































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