mercoledì 31 dicembre 2008

BUON ANNO (speriamo)



















Basterebbe anche uno nuovo,





ma





con più rispetto verso i diritti







di tutti gli uomini





2008: un anno con l'Africa


Ripercorriamo gli avvenimenti che hanno segnato il 2008 attraverso gli occhi di un africano d'eccezione: il vignettista kenyano Gado, collaboratore di Nigrizia.






Gennaio: il Kenya è ancora scosso dalle violenze post-elettorali che si sono tenute il 27 dicembre 2007.L'accordo per ristabilire l'equilibrio politico verrà raggiunto in aprile, con la decisione di formare un governo di unità nazionale.















Febbraio: i ribelli dell'est che vogliono spodestare il presidente ciadiano Idriss Deby raggiungono la capitale e attaccano il palazzo presidenziale. La Francia interviene in difesa di Deby.














Marzo: la crisi alimentare mondiale colpisce molti paesi africani

















Aprile: le elezioni presidenziali in Zimbabwe del 29 marzo danno il via ad una crisi politica e istituzionale ancora aperta. Al secondo turno elettorale la vittoria è andata facilmente al vecchio presidente Robert Mugabe: era l'unico candidato.












Maggio: attacchi xenofobi in Sudafrica. Le vittime sono i migranti di altri paesi africani















Giugno: il vertice della Fao a Roma dovrebbe proporre soluzioni concrete per far fronte alla grave crisi alimentare che ha colpito soprattutto i paesi più poveri nei primi mesi dell'anno. Tra gli argomenti affrontati anche l'uso di biocarburanti. La conferenza si rivela però l'ennesimo fallimento.






Luglio: depositata presso la Corte Penale Internazionale dell'Aja la richiesta di accusa nei confronti del presidente sudanese Omar Assan el Bashir per genocidio e crimini di guerra in Darfur.Il tribunale non si è ancora espresso in merito, in molti chiedono di non procedere contro el Bashir, dall'Unione Africana alla Lega Araba a molti leader africani: una sua incriminazione ufficiale, affermano, metterebbe a rischio il fragile processo di pace in corso.









Agosto: le Olimpiadi di Pechino saranno ricordate per le grandi polemiche che hanno accompagnato le tappe della fiaccola in giro per il mondo. La società civile internazionale ha voluto infatti ricordare le costanti violazioni dei diritti in Cina, soprattutto in relazione al Tibet. L'Africa partecipa ai giochi olimpici con entusiasmo.












Settembre: pochi mesi dopo quella alimentare, scoppia la crisi economica e finanziaria a livello globale.












Ottobre: i ribelli del generale filorwandese Laurent Nkunda attaccano il Kivu, regione nord orientale della Repubblica democratica del Congo, aggravando una già difficile e drammatica crisi umanitaria.Il Rwanda del presidente Paul Kagame è accusato di sostenere Nkunda



























Novembre: le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono vinte dal candidato democratico Barak Obama, di origini kenyane. L'Africa festeggia.








Dicembre: oltre ad un'inflazione record, a povertà, malnutrizione e disoccupazione ed alla crisi politica in corso da mesi, in Zimbabwe scoppia un'epidemia di colera senza precedenti.








martedì 30 dicembre 2008

AFRICA: voci dalla Repubblica Democratica del Congo

La maggior causa del conflitto : il coltan





Il coltan veniva sfruttato anche prima della Seconda guerra mondiale, ma è diventato strategico solo da qualche anno. Prima valeva pochissimo e nessuno voleva estrarlo. In realtà il coltan è un minerale dall'importanza economica e strategica immensa. Serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione, nei telefonini, nelle telecamere e nei computer portatili dove il problema più difficile da risolvere è quello della durata delle batterie. I condensatori al tantalio permettono un risparmio energetico e quindi una maggiore versatilità dell'apparecchio. Il coltan è usato inoltre nell'industria aerospaziale per fabbricare i motori dei jet, oltre agli air bag, ai visori notturni, alle fibre ottiche. I proventi della vendita del minerale servono a pagare i soldati e ad acquistare nuove armi che dal 1997 hanno fatto piu' di quattro milioni di morti e hanno condannato all'instabilita' cronica un paese in cui il traffico di minerali pregiati (ci sono anche oro, diamanti, cobalto e rame) finanzia le mire dei signori della guerra.

Tra novembre e l'inizio di dicembre, una delegazione di Amnesty International ha svolto una missione di ricerca nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), visitando la provincia del Nord Kivu e i campi profughi situati lungo il confine con l'Uganda sud-occidentale.
I delegati di Amnesty International hanno svolto ricerche sulle violazioni dei diritti umani verificatesi nel corso del conflitto e hanno avuto colloqui con alti rappresentanti di tutte le parti coinvolte. In particolare, hanno incontrato esponenti di organizzazioni umanitarie, agenzie delle Nazioni Unite, comandanti delle forze di peacekeeping (tra cui il generale della Monuc, Bipin Rawat) e attivisti locali per i diritti umani. Inoltre, hanno incontrato o intervistato vittime e testimoni delle recenti violazioni dei diritti umani, il comandante delle forze armate regolari della provincia del Nord Kivu, generale Mayala, il capo dei ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), Laurent Nkunda, e comandanti delle milizie locali mayi-mayi.
Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno inviato oggi
una lettera aperta al Consiglio di sicurezza chiedendo il rafforzamento dell'embargo Onu sulle armi nell'Rdc. La lettera aperta evidenzia l'assenza di procedure con cui la Monuc possa verificare che le forniture militari provenienti da Sudan, Cina e altri paesi e destinate all'esercito regolare, siano utilizzate esclusivamente da quest'ultimo. Le organizzazioni per i diritti umani, inoltre, hanno sollecitato il Consiglio di sicurezza ad assistere il governo dell'Rdc nel compito di professionalizzare le proprie forze armate, evitare la dispersione delle forniture militari e porre fine all'impunità.
Conclusioni della missione di Amnesty International Le informazioni di prima mano raccolte dalla missione di Amnesty International indicano che nella provincia del Nord Kivu sono in corso crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani.


Esse comprendono:


1. Uccisioni illegali di civili, su scala quotidiana


Il 5 novembre a Kiwanja uomini armati del Cndp hanno ucciso decine di civili, prevalentemente di etnia nande e hutu, come rappresaglia per un precedente attacco portato contro la città da parte delle milizie mayi-mayi. Sempre a Kiwanja, il 28 novembre, sono state assassinate sette persone appartenenti al medesimo nucleo familiare.

2. Violenza sessuale


È un fenomeno diffuso che chiama in causa sia le forze governative che i gruppi armati. Uno specialista che cura le sopravvissute allo stupro ha descritto questa come una pratica "istituzionalizzata" tra le forze armate. Le donne stuprate vengono talvolta minacciate di morte se cercheranno assistenza medica. Sia i mayi-mayi che le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) sequestrano e violentano donne e bambine. Amnesty International ha riscontrato una dimensione etnica dello stupro (che colpisce, cioè, le donne e le bambine della comunità percepita come "opposta"), mentre in ulteriori casi è stato utilizzato come forma di punizione o di rappresaglia. Il fatto che le forze armate regolari e i comandanti dei gruppi armati quasi non prendano alcuna misura per prevenire e punire gli stupri indica che questo crimine viene condonato e implicitamente incoraggiato.

3. Bambini soldato


C'è stata una ripresa dell'arruolamento o del ri-arruolamento dei bambini da parte dei gruppi armati. Molti di essi hanno cercato di nascondersi per evitare il sequestro e il reclutamento. I bambini costituiscono tra il 50 e il 60 per cento dei rifugiati e degli sfollati.

4. Minacce ai difensori dei diritti umani


Molti attivisti per i diritti umani, giornalisti e operatori sanitari continuano a ricevere minacce da parte delle forze armate. Alcuni di essi sono stati costretti a lasciare il paese o a entrare in clandestinità.

5. Situazione umanitaria


La situazione resta disperata per decine di migliaia di sfollati nelle zone di Masisi, Lubero e Rutshuru, dove a causa della violenza in corso gli aiuti umanitari devono ancora arrivare. Anche nei campi profughi nei pressi di Goma, dove gli aiuti sono arrivati, molte persone vivono nel terrore e la protezione fisica è assai scarsa. Vi sono regolari denunce di stupri, saccheggi e sparatorie, spesso ad opera delle forze governative.
A novembre, gli organismi umanitari avevano stimato che circa il 70 per cento della popolazione del Nord Kivu (su un totale di cinque milioni di persone) risultava sfollato o affluito all'interno di campi profughi. Secondo la Monuc, un abitante su quattro della provincia (circa 1.350.000 persone) è stato registrato come profugo. La situazione dei campi profughi e la fornitura degli aiuti variano in base al controllo esercitato sulla zona dai gruppi armati; alcuni campi sono stati distrutti.

6. Esercito regolare


Le forze armate regolari (Fardc) sono le prime responsabili dell'integrità territoriale e della sicurezza ma continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani, come stupri e saccheggi. La disciplina è completamente assente in alcune zone del Nord Kivu, specialmente intorno a Kanyabayonga, dove i soldati si sono dati a prolungati saccheggi, compiendo stupri e uccisioni. Le Fardc sono un amalgama tra le forze del precedente governo e unità di gruppi armati di opposizione. Sono scarsamente addestrate e lacerate da preesistenti lealtà etniche e politiche. Grandi quantità di armi delle Fardc sono finite nelle mani dei gruppi armati.Al termine della missione, Amnesty International ha ribadito la necessità urgente di un'efficace protezione della popolazione civile del Nord Kivu. Questa al momento risulta l'eccezione piuttosto che la regola, dato che molte comunità vivono ancora nel terrore o si danno alla fuga, nell'assenza di qualsiasi forma visibile di protezione da parte della Monuc. La Monuc, a sua volta, attende ancora l'arrivo dei 3000 peacekeeper aggiuntivi, disposti dal Consiglio di Sicurezza a novembre. Le Nazioni Unite hanno espresso l'auspicio che questa forza possa stabilizzare la regione mentre si svolgono i negoziati politici. Tuttavia, il mandato e la zona di dispiegamento della forza aggiuntiva rimangono ancora da chiarire.

Amnesty International CS162: 15/12/2008




Congo, voci dalla guerra (Medici Senza Frontiere)



I mezzi d’informazione saltano sulla notizia del giorno dimenticandosi di quelle di ieri, come se il dolore fosse cessato. Se poi questo dolore riguarda MamaAfrica dimenticare sembra più facile. Ci commuoviamo un poco quando vediamo bambini africani denutriti, diciamo: ”poverini” e su a riprendere la nostra vita di sempre, perché sono lontani, non sono come noi, sono incivili ed è colpa dei loro genitori se sono così. Non ci domandiamo da dove viene il nostro benessere, nonostante la crisi attuale, non ci sfiora nemmeno l’idea che il colonialismo prima e lo sfruttamento delle multinazionali poi hanno generato la nostra florida società e la spoliazione delle loro risorse naturali ed umane.


Siamo ricchi perché abbiamo rubato la loro ricchezza e questa, a sua volta, ha rubato la nostra coscienza.
A MamaAfrica resta solo l’anima che noi non abbiamo più.


































L’italia in ricerca…

da Carlo Cipiciani

"In Italia, come tutti sanno, la ricerca è all’avanguardia mondiale. Anche se quelle malelingue delle organizzazioni internazionali e le statistiche di tutto il mondo dicono che il rapporto tra la spesa in ricerca e il Pil vede l’Italia all’ultimo posto nei Paesi Ocse, con appena l’ 1%, mentre la Svezia investe il 4%, la Francia il 2% e gli Usa il 2,7%, in Italia la ricerca gode ottima salute. Le statistiche dei ministri Maroni e Alfano parlano chiaro: il numero dei ricercati è in costante aumento, soprattutto tra i parlamentari e gli amministratori locali.
Per la ricerca si continua a fare moltissimo anche in questi giorni di festa. E infatti i ricercati continuano a brindare nella aule dei parlamenti, dei consigli regionali e comunali, non nascondendo la loro soddisfazione per le imminenti fondamentali riforme della giustizia, del federalismo e il presidenzialismo prossimo venturo.
Nell’ultima legge finanziaria è stato approvato un emendamento per combattere la “fuga dei cervelli” nella ricerca, che ha aumentato dal 5 al 10%, per un totale di circa 81 milioni di euro, la quota di finanziamenti riservata ai ricercatori sanitari “under 40”.
La legge che ha stanziato i fondi e avviato le procedure prevede,
per l’erogazione effettiva di questi soldi, una formalità piccola piccola: che i due ministri Sacconi e Gelmini pubblichino, entro il 31 dicembre 2008, il bando di concorso, mediante un loro decreto.
il governo vigila sulla ricerca, a partire dai ricercati. Nessun pericolo, quindi: è solo successo che, tra la partecipazione ad un convegno sulla bellezza del presepe nel bresciano, un’intervista sul caso Englaro al corriere di Pordenone e il cenone di natale ad Arcore, i 2 ministri hanno smarrito da qualche parte i fogli su cui scrivere il bando e la penna per firmare il decreto."

L’orrore continua a Gaza

Spesso ci chiediamo cosa siano le bombe intelligenti.
Qualsiasi tipo di arma non può essere intelligente, specie quando è l’uomo a non essere intelligente.
Tutti dicono di volere la pace e nessuno fa qualcosa di concreto perché essa prosperi.
La spirale della violenza non può che generare altra violenza e così le vittime diventano carnefici e viceversa.
Che differenza può esserci tra questo






e questo












tra questo



e questo




tra questo





e questo





Solo il non ricordare le sofferenze patite può sconvolgere la mente


Felix Nussbaum, Les squelettes jouent pour la danse, 1944

"Discant Viventes Mortuorum Sorte"


"Imparino I Vivi Dal Destino Dei Morti"

Dal monumento che campeggia nel lager di Mauthausen

lunedì 29 dicembre 2008

Il Biscioneide 2008

Anche quest'anno, a Busseto, è uscito il tradizionale numero unico satirico"Biscioneide". Forse con gli anni ha perso un pò di quella sua graffiante e ironica satira che contraddistingueva le uscite di tanti anni fa, ma resta sempre un appuntamento immancabile per i Bussetani.
Quest'anno poi c'è un bellissimo articolo della Sig.ra Teresa Romanini che ricorda gli anni trascorsi nella sua storica tabaccheria (la pèlta), tanto amata anche dai bambini per l'enorme assortimento di dolcetti di ogni forma, colore e sapore e per il fare dolce-amaro della sua titolare.
E' una ulteriore testimonianza dei bei tempi andati.


























domenica 28 dicembre 2008

Come superare la crisi...

Secondo Berlusconi «l'importante è essere ottimisti e far sì che questa annunciata crisi non sia terribile, ma sia una cosa che tutti insieme possiamo superare e bene. E per fare questo dobbiamo avere fiducia e dobbiamo continuare nel nostro stile di vita e casomai aiutare chi può meno».
Roma, 27 dic. - (Adnkronos) - "Siamo in contatto con i responsabili europei, non c'e' una ragione vera che possa determinare una crisi profonda. L'unica cosa che puo' determinare un calo della produzione e la crisi delle aziende e' il calo dei consumi. Quindi e' il cane che si morde la coda. Ho cercato di spiegare che con l'inflazione cresce il potere d'acquisto". Lo dichiara il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parlando con i giornalisti a Palazzo Grazioli.

"Poi certo -ammette il Cavaliere- in tempi di crisi magari ci si pensa su a comprare l'auto, tanto che il settore dell'auto e' quello che soffre di piu' perche' non e' un bene necessario. Questa crisi l'ho vissuta anche in famiglia, mio figlio Luigi ad esempio con i suoi risparmi voleva cambiare l'auto per prenderne una meno veloce ma, dato i tempi, ci ha ripensato".



Propongo una colletta.

Quest'uomo vi prende per il culo e voi italiani lo

lasciate fare.


Berlusconi e la propensione al consumo
di Ruggero Paladini




“Nelle ultime settimane il Presidente del Consiglio ha più volte esortato gli italiani alla spesa, riscoprendo, senza saperlo, il noto thrift paradox di Keynes, secondo il quale se, all’inizio di una fase recessiva, tutti si mettono a risparmiare di più (per precauzione), il processo (de)moltiplicativo porterà al risultato di avere un livello di reddito aggregato più basso ed anche un livello di risparmio aggregato più basso.
Purtroppo per Berlusconi dall’ultimo Bollettino Economico della Banca d’Italia non arrivano buone notizie; dopo tre anni di diminuzione della propensione al risparmio, nel primo semestre 2008, a fronte di un aumento dello 0,5% del reddito disponibile reale, le famiglie hanno diminuito, sia pur di poco (-0,3%), i consumi; dunque la propensione al risparmio è cresciuta di un 5%, riportandosi sul 15%.
Possiamo escludere l’ipotesi che le famiglie italiane vogliano fare un dispetto al Presidente del Consiglio; in realtà il comportamento non è nuovo. L’Italia in passato era un paese ad alta propensione al risparmio, che trovava varie spiegazioni: il ciclo vitale di Modigliani, quando il Pil cresceva a tassi alti; un mercato del credito poco fluido, che rendeva costoso il credito al consumo, una quota elevata di lavoratori autonomi che provvedevano “da sé” al risparmio previdenziale. Da metà degli anni ottanta la propensione incomincia a ridursi; nella seconda metà degli anni novanta la propensione al risparmio italiana si porta a livello di quella di Francia e Germania; si tratta di anni in cui la crescita economica è (relativamente) buona.




Con il rallentamento degli anni duemila la propensione tende ad aumentare fino al 2004, per poi scendere di nuovo fino al 2007; si noti nella Tabella II che le variazioni percentuali sono nel nostro paese nettamente maggiori di quelle degli altri due grandi paesi europei. Ad esempio nel periodo 200-2004 anche in Francia e Germania la propensione al risparmio aumenta, ma in misura molto più contenuta che in Italia.

Tabella II




L’Italia presenta quindi un andamento pro-ciclico della propensione al risparmio, invece che anti-ciclico; un andamento anti-ciclico, come quello ipotizzato dalle funzioni del consumo keynesiane o del ciclo vitale, sarebbe certamente di aiuto in questa fase recessiva, ma purtroppo dobbiamo rassegnarci all’idea che la quota dei consumi sul reddito disponibile fletta anche l’anno prossimo.
Come spiegare questo comportamento? Il quale non è nuovo per il nostro paese; già nella fase recessiva dei primi anni novanta vi era stata una caduta dei consumi che aveva aggravato la recessione del 1993; in un articolo
[1] di dieci anni fa Valeria De Bonis e lo scrivente hanno cercato di vedere se il comportamento della propensione al risparmio fosse spiegabile, in via principale, sulla base dell’andamento del deficit pubblico (c.d. teoria ricardiana dell’equivalenza tra debito ed imposta). La risposta è stata: solo in parte. L’aumento del deficit pubblico può spingere a risparmiare di più in vista di maggiori tasse future (o minori trasferimenti), ma non sembra questa la spiegazione principale. Ad esempio nella seconda metà degli anni novanta nel nostro paese il deficit si riduce, e la propensione al risparmio cala, poi nei primi anni duemila il deficit aumenta ed aumenta anche la propensione; questo è in linea con l’ipotesi ricardiana, ma poi nel periodo 2004-2006, quando il debito pubblico comincia a risalire, la propensione scende di un punto (la discesa continua nel 2007, quando la manovra del governo Prodi ha preso le misure necessarie per far scendere di nuovo il rapporto debito-Pil).
E’ più probabile che il fenomeno sia connesso con alcune caratteristiche del nostro paese, cioè il basso livello degli ammortizzatori sociali – sia per copertura che per livello delle prestazioni della cassa integrazione, della mobilità e degli assegni di disoccupazione – per i lavoratori dipendenti, nonché la presenza strutturale del piccolo commercio, dell’artigianato e di altri settori di piccola impresa. Quando l’economia volge al peggio, la preoccupazione per la perdita del posto di lavoro, o per la crisi dell’azienda spingono le famiglie a risparmiare di più.
Se così stanno le cose, allora la principale misura da prendere dovrebbe riguardare proprio gli ammortizzatori sociali, concentrando le risorse in quella direzione; la misura sarebbe certamente più efficace degli appelli televisivi del premier. “

[1] V. De Bonis e R. Paladini, “Fiscal Adjustments in Europe and Ricardian Equivalence”, BNL Quarterly Review, September 1998.





Dimenticavo che l'"OTTIMISTA" ci ha regalato la SocialCard per i non abbienti





Scusate se è poco, con questa sono potuti andare in pizzeria a mangiare 3 pizze.

“Buon natale e felice anno nuovo a Gaza

da Israele

27/12/2008 israeli terrorism

Un messaggio cordiale di fine anno a tg1 tg2 rete 4 canale 5 italia uno, Claudio Pagliara su tutti, ma anche il tg3: ANDATE A FARE IN CULO”.
Inizia così il testo di Vittorio Arrigoni
seguono da Infopal , “I crimini di guerra a Gaza”, con 195 morti e centinaia di feriti come riporta RaiNews24 e in diretta telefonica l’intervista a Vittorio Arrigoni.
Questa è per me informazione, anche se non vi pare e non vi piace e non si “osa” chiamarlo genocidio. L’attacco mediatico prima ancora che reale, era già iniziato. Si parla di bambinelli che nascono, mentre ne muoiono senza aver conosciuto sorrisi e doni, se non di questi Re Magi.

Doriana Goracci

Siamo sotto le bombe a Gaza, e molte sono cadute a poche centinaia di metri da casa mia. E amici miei, ci sono rimasti sotto. Siamo a 160 morti sinora, una strage senza precedenti. Terroristi? Hanno spianato il porto , dinnanzi a casa mia e raso al suolo le centrali di polizia. Mi riferiscono che i media italiani tutti in toto danno per buono il comunicato militare israeliano di base terroristiche bombardate. Cazzate. Li ho conosciuto, questi ragazzi, li ho salutati tutti i giorni recandomi al porto per pescare coi pescatori palestinesi, o la sera per recarmi nei caffè del centro. Diversi li conoscevo per nome. Un nome, una storia, una famiglia. Sono giovani, diciotto ventanni, per lo più che se ne fottono di Fatah e Hamas, che si sono arruolati nella polizia per poter aver assicurato un lavoro in una Gaza che sotto assedio ha l’80 percento di popolazione disoccupata. Aprite le orecchie, colletti bianchi della disinformazione occidentale. Queste divise ammazzate oggi (senza contare le decine di civile che si trovavano a passare per caso, molti bambini stavano tornando a casa da scuola) sono i nostri poliziotti di quartiere. Se ne stavano tutti i giorni dell’anno a presidiare la stessa piazza, la stessa strada, li ho presi in giro solo ieri notte per come erano imbaccuccati per riparsi dal freddo, dinnanzi a casa mia. Non hanno mai sparato un colpo verso Israele, ne mai lo avrebbero fatto, non è nella loro mansione. Si occupano della sicurezza interna, e qui al porto siamo ben distanti dai confini israeliani. Ho una videocamera con me ma sono un pessimo cameraman, perchè non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perchè sto piangendo anche io. Ambulanze e sirene in ogni dove, in cielo continuano a sfrecciaree i caccia israeliani con il loro carico di terrore e morte. Devo correre, all’ospedale AL Shifa necessitano di sangue.
Non sono umani, credo che non lo siano mai stai.
V.


Gaza - Infopal. Circa 200 morti e 300 feriti: questo è il bilancio attuale (ore 14, ora locale) degli attacchi aerei israeliani in corso contro la Striscia di Gaza.
L’aviazione da guerra israeliana sta bombardando diverse sedi delle forze di sicurezza palestinesi a Gaza. E’ un vero massacro! Sul terreno ci sono già 200 morti e centinaia di feriti, ma il bilancio è destinato a salire tragicamente.
Le ambulanze stanno accorrendo sul luoghi dei bombardamenti (circa 30 attacchi contemporanei) per soccorrere i feriti e portare via i cadaveri.
Ci sono decine di cadaveri di membri della polizia sparsi per terra, a seguito del bombardamento delle postazioni 17, Tawam, la sede delle forze preventive, Ansar, la direzione civile, al-Safina, la sede dei passaporti. Sono state bombardate tutte le sedi amministrative e politiche della Striscia di Gaza. Ucciso anche il capo generale della polizia di Gaza, il colonello Tawfiq Jaber.
Fonti mediche hanno riferito che ci sono centinaia di feriti.
Gli aerei da guerra israeliani continuano a sorvolare lo spazio della Striscia di Gaza.
Stato criminale. E’ una vera guerra: gli attacchi aerei stanno colpendo il nord, il sud e il centro della Striscia. Israele ha scelto il momento opportuno per bombardare: l’ora di uscita dei bambini dalle scuole. E’ una tragedia immensa.
I nostri giornali e le nostre tv, le cui direzioni hanno perso completamente il senso della dignità professionale, ci stanno raccontando che ad essere bombardate sono le basi dei “terroristi”. Non è così! Sono i civili, i bambini, la dirigenza delle forze dell’ordine, dell’amministrazione pubblica, a essere colpiti.
La propaganda mediatica italiana filo-sionista ha iniziato già da qualche settimana a prepararci alla ineluttabilità di questa guerra a senso unico, vera carneficina di biblica memoria, dando la colpa a Hamas e ai razzetti Qassam, quando la verità è un’altra: Israele ha bisogno di queste stragi di innocenti in funzione elettorale. Hamas era disposta alla tregua a patto di far fermare gli attacchi israeliani mai sospesi, nonostante il cosiddetto “cessate il fuoco” siglato a giugno, e di far riaprire i valichi per far entrare i rifornimenti alimentari e il carburante, necessari alla sopravvivenza di 1,5 milioni di persone.
Questo i nostri sempre più indecenti giornali e tg non ce lo hanno raccontato.
Siamo di fronte alla morte dell’informazione, al Grande Fratello che manipola le menti e le coscienze.

Scritto il 2008-12-27 in News
Infopal. Ore 13 ora di Gaza.

Abbiamo appena parlato al telefono con Vittorio Arrigoni, dell’International Solidarity Mov., rientrato a Gaza con l’ultimo viaggio di Dignity, l’imbarcazione del Free Gaza.


Vittorio, com’è la situazione al momento, a Gaza?


“Gli F16 israeliani stanno bombardando dalle 11,30 di questa mattina. E’ una vera carneficina: sono già 200 le vittime. Hanno tirato giù due palazzine di civili, vicino a casa mia, nella zona del porto. Stanno ammazzando poliziotti e cittadini”.


Qui i nostri tg e i siti dei nostri quotidiani stanno raccontando che sono in corso bombardamenti contro “basi terroristiche”…


“Balle! Che vergogna! Stanno ammazzando poveri cristi, poliziotti, altro che terroristi! Non ho mai visto tanta violenza contro Gaza come ora….Hanno attaccato con caccia e con la Marina da guerra”.


Vi aspettavate questi attacchi?


“A dir il vero, no. Ieri, Israele aveva aperto i valichi lasciando entrare qualche rifornimento alimentare…L’ha fatto apposta, così oggi ha potuto prendere alla sprovvista la popolazione, i bambini che uscivano da scuola, i poliziotti che si stavano addestrando per funzioni di sicurezza interna…”.


Mentre Vittorio parla, si sente il suono delle bombe che cadono su Gaza…
“Sto andando all’ospedale ash-Shifa, per vedere se hanno bisogno di sangue…”.





Le ultime dalla Guinea


Apc-Guinea/ Giunta annuncia "rinegoziazione dei contratti minerari". Il leader golpista promette anche una dura lotta alla corruzione.
Conakry, 27 dic. (Apcom) - Il leader della giunta golpista al potere in Guinea, capitano Moussa Dadis Camara, ha annunciato oggi "una rinegoziazione dei contratti" nel settore minerario, ordinando la sospensione di tutte le attivita’ estrattive nelle zona aurifere "fino a nuovo ordine".
"E’ stato bloccato il settore minerario. Ci sara’ una rinegoziazione dei contratti", ha detto il capitano in occasione del suo primo discorso pubblico, tenuto davanti a circa un migliaio di rappresentanti di societa’ civile, sindacati, opposizione politica e confessioni religiose. "Per le zone aurifere, la decisione e’ gia’ stata presa: non ci saranno altre estrazioni fino a nuovo ordine", ha aggiunto.
"Sono stati i governanti che erano al fianco del Presidente (Lansana Conte’, deceduto lunedi’ scorso dopo 24 anni al potere) che hanno saccheggiato questo paese", ha aggiunto. Nel corso dell’incontro, Camara ha quindi annunciato una dura lotta alla corruzione: "Ogni persona colpevole di distrazione di fondi sara’ punita. Ogni persona che vuole distrarre beni dello Stato per il proprio profitto personale, sara’ arrestata, giudicata e punita davanti al popolo".
La Guinea possiede oltre un terzo delle riserve mondiali di bauxite, di cui e’ primo esportatore e secondo produttore mondiale, dopo l’Australia. Il suo sottosuolo e’ ricco anche di oro, diamanti, ferro, nichel, e nel 2007 sono state scoperte anche riserve di uranio. Tuttavia, nonostante queste ricchezze, il Paese risulta 160esimo su 177 nell’Indice di sviluppo umano dell’Onu. (fonte Afp) Sim 271521 dec 08

sabato 27 dicembre 2008

Il Natale è passato...

Pensavo che il mio Natale peggiore fosse stato quello trascorso sulle montagne di Haiti nel 2001, ma quest’anno sono riuscito a battere tutti i records.
Non ho ancora mai parlato delle mie esperienze centroamericane e sudamericane, proprio perché sono sempre state intrise di dolore e di ricordi angosciosi, ma oggi mi sono venute alla mente le immagini che avevo quasi cercato di rimuovere e le sensazioni che avevo provato in quella circostanza del 2001, perché le ho paragonate al Natale di oggi; devo dire che il Natale haitiano di allora è stato senza dubbio migliore di quello bussetano di oggi.


Allora avevo voluto trascorrere un settimana ad Haiti, partendo in autobus dalla capitale domenicana, per tastare sulla mia pelle le estreme condizioni di miseria del paese più povero di tutto l’emisfero occidentale. Il 17 dicembre, all’alba, mi trovavo a Port-au-Prince in Du Champ De Mars e mi stavo dirigendo verso il Palazzo Presidenziale per ammirarlo nella silenziosa quiete del mattino. Improvvisamente cominciai a sentire un crepitio di armi automatiche e mi resi subito conto che poteva essere un regolamento di conti tra bande della malavita locale o, visto dove mi trovavo, un assalto alla residenza ufficiale del Presidente Aristide.
In effetti era proprio quest’ultima possibilità che si stava verificando. Non saprei raccontare esattamente cosa feci durante i minuti e le ore successive, perché quando sentii fischiare proiettili un po’ dovunque, tra mezzi militari che sfrecciavano da tutte le parti e povera gente come me che era terrorizzata dalla paura, l’unico pensiero che avevo era quello di mettermi in salvo, pur non sapendo dove e come. Cominciammo tutti a scappare nelle più diverse direzioni ed io, che non conoscevo la città corsi all’impazzata, terrorizzato, finché esausto e con il cuore in gola trovai rifugio dentro ad un portone semiaperto. Non so quanto rimasi lì, sentivo grida e il vociare di donne e di bambini, e poi ne vidi uno venire verso di me, che me ne stavo raggomitolato in terra. Mi ricordo che gli gridai: “ coup d’état … coup d’état” e il piccolo corse via spaventato. Arrivarono poi alcune donne che cominciarono a parlarmi in creolo, ma non riuscivo a capire nulla. Finalmente sopraggiunse un uomo che in francese mi chiese cosa ci facessi lì e chi ero...... Non sto a dilungarmi oltre perché altrimenti dovrei scrivere un racconto su quanto mi accadde ( forse un giorno lo farò), quello che volevo sottolineare è che la vigilia di Natale ero sulle montagne al confine con la Repubblica Dominicana e la cena consistette in un uovo fritto diviso a metà con un haitiano, che con me cercava di passare il confine per poter trovare un qualsiasi lavoro di manovalanza ( di solito duro, sottopagato e di 12h. al giorno) oltre frontiera.
E’ stata, ripensandoci oggi, una esperienza cruda, che ha lasciata molti ricordi indelebili nella mia memoria, ma almeno è stata vissuta a contatto con la natura più incontaminata che avessi mai visto.

Il Natale bussetano, invece, si è svolto all’insegna della recrudescenza dei sintomi della vecchiaia dei miei genitori. Li ho visti quasi in uno stato di attesa dell’ultima ora e quando mio padre, malato di Halzheimer, mi ha detto : ”Sono arrivato al traguardo” mi si è bloccato lo stomaco e non ho toccato cibo. Lo sconforto e il dolore mi hanno pervaso il corpo e la mente, mi sono sentito nell' assoluta incapacità di reagire, inadeguato alla situazione, privato di tutte le forze. Anche ora che sono qui a scrivere queste righe, non so descrivere veramente come mi sento, perché l'impotenza mi imprigiona, un'impotenza che mi intristisce e al tempo stesso mi fa andare in collera.
La rassegnazione della vecchiaia alla solitudine nell'attesa dell'ultima ora mette l'uomo disarmato di fronte alla morte; una situazione impari che non lascia scampo.
Ed io che in passato ho trovato la forza di affrontare, nei miei viaggi da non turista, qualsiasi pericolo, quasi con sfida, mi sono sentito indifeso come lui. Saranno i miei anni che aumentano e le forze, anche caratteriali, che calano, resta comunque la realtà di non aver trovato in me la forza di reagire per lui e con lui.

Incomprensibile è il percorso dell'essere umano su questa terra!

mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri di Natale


Un modo per ridere delle nostre miserie






























Le vignette sono state tratte dal sito Inserto Satirico , che ringrazio.


AUGURI

di un MONDO MIGLIORE

per TUTTI


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