giovedì 19 gennaio 2012
MESSICO: FAME E SICCITÀ TRA INDIOS TARAHUMARA, TRA MORTI CERTE E VOCI DI SUICIDI DI MASSA
Si stanno moltiplicando in tutte le principali città del Messico le raccolte di cibo e aiuti da inviare nella zona montuosa della Sierra Madre nello Stato di Chihuahua (nord del Messico) dove una grave crisi alimentare sta interessando i raramuris, ovvero i rappresentanti della comunità indigena dei tarahumara.
La mobilitazione è iniziata a fine Dicembre sui social network in internet, dopo la pubblicazione di alcuni video che riferivano di decine di indios taramhumaras morti in suicidi collettivi per sfuggire alla fame, e la vicenda dai raramuris da alcuni giorni ormai campeggia su tutti i principali quotidiani messicani, è diventato tema di campagna elettorale in vista delle presidenziali ma soprattutto sembra aver colpito i messicani che, attraverso organizzazioni non governative e campagne statali, stanno raccogliendo e inviando aiuti alle remote comunità rurali della Sierra Madre.
Secondo le dichiarazioni di esponenti locali, confermate dalle autorità statli e federali messicane, alcune zone di Chihuaha, inclusa una parte dell’area tarahumara, stanno sperimentando una delle più gravi siccità della storia del paese.
Ci sono aree, come quelle maggiormente colpita dalla fame, dove non piove da 10 mesi, lasciando praticamente in ginocchio un’economia che vive completamente di agricoltura, quasi sempre di sussistenza.
Ignacio Leonel Varela Ortegam presidente del municipio di Carichí (Chihuahua), dove inizia la Sierra Tarahumara, ha fatto sapere che nell’ultimo anno i contadini hanno raccolto a malapena l’1% di quello che avevano seminato, “e l’uno per cento non serve a niente”.
In un’intervista al quotidiano Milenio, Varela Ortegam aggiunge: “C’è fame e la fame colpisce il 65% della popolazione, dal momento che a causa della siccità praticamente non abbiamo potuto raccogliere niente. Siamo appena tornati da un giro delle 200 località che compongono la municipalità per consegnare alcune scorte alle famiglie. Al momento hanno cibo per un mese, un mese e mezzo se le amministrano bene”.
Se il governo federale messicano è stato il primo a inviare gli aiuti e la macchina della solidarietà sembra essersi messa in moto in tutto il paese, resta ancora da chiarire quanti morti abbia provocato la grave denutrizione in questa zona remota e depressa del Messico.
Fonti governative, sia nazionali che locali, si sono affrettate a smentire le notizie relative al suicidio di massa di una cinquantina di persone che si sarebbero buttate da un burrone per sfuggire alla fame.
Tuttavia circolano dichiarazioni filmate o per iscritto di esponenti locali – dal segretario del municipio di Carichi, Jesús Quiñónez Rodríguez, a Ramón Gardea, rappresentante del Frente Organizado de Campesinos indígenas – che continuano a parlare di suicidi da parte di indigeni raramuris, disperati per non avere più di che sfamare la propria famiglia.
In questi ultimi giorni sui giornali messicani circolano dichiarazioni di rappresentanti delle municipalità raramuris che negano vi siano stati finora suicidi, ma che tuttavia riportano casi di morte (da cinque a otto vittime a seconda delle fonti) di persone che hanno visto le proprie malattie aggravarsi a causa di un grave stato di denutrizione.
Tra loro anche un neonato di sei mesi.
Recentemente il Messico, dopo aver apportato una specifica riforma costituzionale, ha inserito nella sua carta fondamentale il diritto all’alimentazione.
I rarámuris o tarahumaras uccupano un quarto del territorio nella zona sud-occidentale dello Stato di Chihuahua, in una delle parti più alte della Sierra Madre Occidentale, conosciuta anche come Sierra Tarahumara, che si trova tra i 1500 e i2400 metri sul livello del mare.
Fonte
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