lunedì 20 giugno 2011

DUE ANNI DOPO LA MORTE DI NEDA AGHA SOLTAN

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(Credits: Ansa)

“Ogni movimento di protesta ha il suo simbolo. Della Tunisia ci è rimasto impresso il corpo di Mohammed Bouazizi, ustionato, avvolto nelle bende in un letto di ospedale. L’Egitto è la folla in piazza Tahrir. In Siria, ci sono i ragazzini che hanno osato sfidare il regime degli Assad scrivendo slogan sui muri della scuola. Dello Yemen, ci sono rimaste impresse con il velo nero e il viso dipinto con i colori della bandiera, stranamente in strada dopo aver infranto la secolare segregazione.
Le proteste arabe non devono però farci dimenticare il movimento verde in Iran e la sua icona, Neda Agha Soltan, la ragazza di 26 anni colpita a morte il 20 giugno di due anni fa. Era in auto con il suo maestro di musica. Bloccati in un ingorgo, durante le manifestazioni di protesta per la rielezione di Ahmadinejad, Neda è scesa dall’auto ed è stata colpita da un cecchino, un miliziano. Le immagini della sua morte sono state riprese in un video, che finisce in rete e viene rilanciato su YouTube.




L’anno scorso avevamo piantato un albero per Neda, a Milano, nel giardino dei giusti. E’ passato un altro anno e i leader del movimento verde Moussavi e Karrubi subiscono gravi restrizioni alla loro libertà di movimento.
L’avvocata Nasrin Sotoudeh, collaboratrice di Shirin Ebadi (la giurista che nel 2003 si era aggiudicata il Nobel per la pace) è in carcere e il regista Jafar Panahi (autore del Cerchio e di Offside) è stato condannato a sei anni di carcere e per i prossimi vent’anni non potrà fare film né uscire dal Paese né parlare con i giornalisti.
Nei giorni scorsi sono morti gli attivisti Haleh Sahabi e Reza Hoda Saber: la prima al funerale del padre ottantenne (anche lui un noto esponente dell’opposizione), il secondo durante lo sciopero della fame in carcere. In segno di protesta, i prigionieri politici hanno deciso anche loro di astenersi dal cibo.
Tra tanti decisi a sfidare i regimi del Medio Oriente, alcuni diventano un simbolo. Ma tanti altri hanno nomi che non ci dicono niente, e su di loro non viene acceso alcun riflettore.
Per non dimenticarli, oggi lunedì 20 giugno nasce a Roma Iran Human Rights Italia, una costola dell’organizzazione fondata a Oslo nel 2007. La nuova associazione verrà presentata al pubblico alle ore 20.30, presso il Caffè Freud, in via Poliziano 78/a a Roma.”

Farian Sabahi, docente presso l’Università di Torino e giornalista specializzata, è autrice dei saggi “Storia dell’Iran” e “Storia dello Yemen”, pubblicati entrambi da Bruno Mondadori. Scrive per il Sole24ore, Io Donna e Vanity Fair. Collabora con alcune radio locali e straniere
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