Antonella Randazzo
"Se il futuro è nero
L'Africa che nessuno racconta"
Non si può capire completamente la situazione attuale del mondo se non si comprendono le vicissitudini del continente africano e le relative implicazioni di potere e ricchezza.
“Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta” è un testo che nasce da un'accurata ricerca storica, volta a cogliere le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo europeo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi.
La maggior parte delle persone prova oggi un senso di sconforto e di profondo smarrimento di fronte agli orrori delle guerre, alle carestie, alla fame e all'estrema povertà che sembrano condannare l'Africa ad una deriva senza speranza. Ma perché questo continente ha un così tragico destino? Chi o cosa ha fatto in modo che questa terra giungesse all'attuale inquietante situazione? Il futuro dell'Africa è nero?
Il libro, percorrendo tutta la Storia coloniale e neocoloniale dell'Africa, cerca di rispondere a queste domande, giungendo a conclusioni realistiche e possibili circa il futuro del continente.
Dallo "Scramble in Africa" (cioè della spartizione del continente, avvenuta nel 1885, in aree di dominio europeo, senza tener conto dei suoi abitanti), fino alle tappe più importanti del processo di decolonizzazione, l'opera spiega in modo chiaro perché gli abitanti del continente più ricco di risorse naturali sono costretti a vivere in miseria, e il vero significato delle attuali guerre africane.
Oggi i sistemi di comunicazione di massa ignorano sempre più i fatti che avvengono in Africa. Ma questo non deve indurre all'inganno: l'Africa è ignorata per ciò che riguarda i suoi abitanti, ma per quanto riguarda le sue ricchezze essa non è mai stata lasciata libera. Nell'ordine del giorno dei paesi occidentali, ieri come oggi, appaiono le sue risorse naturali, e non la sua gente.
L'Africa, paradossalmente, è condannata a causa della sua ricchezza. E' il continente più ricco di risorse minerarie. Possiede numerosissimi giacimenti di combustibili fossili, petrolio, carbone e gas naturale. L'Africa è ricca di oro, diamanti, rame, bauxite, manganese, nichel, platino, cobalto, radio, germanio, litio, titanio, minerali ferrosi, cromo, stagno, zinco, piombo, torio, zirconio, vanadio, antimonio e berillio.
Lungo le coste africane occidentali viene estratto il petrolio, e ricchissimi giacimenti di uranio si trovano in Congo, in Sudafrica, nel Niger, nel Gabon e nella Repubblica Centrafricana. Nel Congo si trova anche la più grande riserva mondiale di radio. Il 20% delle riserve mondiali di rame si trovano nello Zambia, in Congo, in Sudafrica e nello Zimbabwe. In Congo e nello Zambia si trova il 90% dei giacimenti di cobalto del pianeta. Ben tre quarti dell'oro mondiale provengono dall'Africa.
Quasi tutta questa ricchezza viene gestita da grandi corporation occidentali. In altre parole, anche oggi l'Occidente depreda quasi tutte le risorse africane, e tiene sottomesso il continente grazie alla corruzione e all'enorme debito che è costretto a pagare alle nazioni ricche.
Questo libro si pone l'obiettivo principale di cogliere le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo europeo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa. Nel primo capitolo si affronta il tema dello 'scramble for Africa' (mischia per l'Africa), cioè della spartizione del continente, avvenuta nel periodo 1884-1885, in aree di dominio europeo, senza tener conto dei suoi abitanti. Il secondo capitolo tratta dell'atteggiamento etnocentrico che caratterizzò la cultura occidentale nel periodo coloniale. Il terzo capitolo percorre le tappe più importanti del processo di decolonizzazione, con brevi riferimenti a situazioni di guerra, che alcuni popoli dovettero affrontare per ottenere la libertà. Il quarto capitolo spiega il perché di tante guerre nell'Africa di ieri e di oggi, facendo emergere le vere motivazioni e i responsabili. L'ultimo capitolo affronta il problema dei diritti umani nelle terre coloniali, spiegando i paradossi delle autorità europee, che si ergono a paladini dei diritti umani ma che massacrano senza pietà nelle terre su cui dominano.
Occorre capire perché il popolo di un continente così ricco debba esser costretto a morire di fame. E perché l'Occidente, che professa alti valori morali e religiosi, non possegga istituzioni che permettano di tradurre tali valori in realtà. Ci chiediamo anche noi, come gli intellettuali e gli storici francesi, se non sia necessario "un chiarimento sui valori che tengono insieme la nostra società. (...) Chiederci quali procedimenti giudiziari permetterebbero di risanare la percezione delle giovani generazioni su ciò che è lecito e ciò che è criminale".
I crimini commessi nelle colonie sono rimasti tutti impuniti. Le guerre coloniali non erano considerate nemmeno guerre, e i patrioti venivano trattati come banditi, "ribelli", sovversivi, o terroristi.
La globalizzazione ha dato il colpo di grazia finale ad un continente già sfruttato e devastato. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno concesso crediti in cambio della privatizzazione delle imprese nazionali, e dell'attuazione di "ristrutturazioni economiche", che prevedevano tagli alla spesa pubblica, licenziamenti e svalutazione della moneta. A causa di queste politiche, il debito si è accresciuto in modo abnorme, e lo scarso reddito dei paesi africani serve a malapena a pagare gli interessi. La popolazione, che non può contare su aiuti statali né sulle risorse locali, è costretta a morire di stenti e di malattie infettive.
Intanto le guerre africane vedono impegnati i gruppi economici e finanziari più potenti del pianeta: negli anni Novanta gruppi francesi e belgi contro Usa e oggi gruppi cinesi contro gruppi Usa.
Dall’analisi del libro appare un’Africa ben diversa da quella raccontata in televisione, e dai fatti esposti senza alcuna reticenza emerge anche una fondata speranza per il futuro dell’Africa e del mondo. Un mondo migliore non può esserci senza ridare futuro e speranza all'Africa. Siamo tutti africani.
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