ONDATA REPRESSIVA CONTRO LA RESISTENZA
CODEH denuncia strategia del terrore per frenare la creazione di un'alternativa politica e sociale nel paese
Perquisizioni e detenzioni illegali, sparizioni e esecuzioni sommarie hanno caratterizzato le ultime settimane in Honduras.
Walter Trochez, 27 anni, attivista per i diritti gay e pro-attivista Zelaya, è stato ucciso nella notte di Domenica nella capitale, Tegucigalpa, da uomini non identificati
Le varie organizzazioni che operano nel settore della difesa dei diritti umani hanno classificato questi eventi come una vera e propria offensiva contro la strategia di rafforzamento organizzativo del Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp, e del suo tentativo in atto di aprire un percorso che conduca alla formazione di una forza politica e sociale capace di trasformarsi in un'alternativa ai partiti tradizionali golpisti e di incamminarsi verso l'installazione di una Assemblea Nazionale Costituente.
Dopo le discusse elezioni dello scorso 29 novembre e la vittoria del candidato del Partito Nazionale, Porfirio "Pepe" Lobo Sosa, in mezzo ad una significativa astensione che ha toccato il 60 per cento, in Honduras si è scatenata un'ondata repressiva contro i membri attivi della Resistenza, intensificando quella che è stata una costante durante tutto il periodo di rottura costituzionale originata dal colpo di Stato del 28 giugno 2009.
Il 14 di dicembre è stato assassinato Walter Tróchez, difensore dei diritti umani della comunità LGBT. Gli hanno sparato da un'auto nel centro di Tegucigalpa dopo che alcuni giorni prima era stato sequestrato, brutalmente picchiato ed era riuscito a salvarsi lanciandosi dal veicolo condotto da uomini che l'avevano accusato di formare parte del Fronte nazionale contro il colpo di Stato.
Il 6 dicembre, cinque giovani, tutti membri attivi della Resistenza, sono stati assassinati a sangue freddo nella Colonia Villanueva, nella parte orientale della capitale honduregna, mentre un giorno prima uomini armati avevano fatto irruzione negli uffici del giornale El Libertador, minacciando il personale che negli ultimi cinque mesi ha lavorato arduamente per denunciare il colpo di Stato e portandosi via computer e macchine fotografiche.
L'8 dicembre sono stati liberati quattro dei cinque attivisti della Resistenza che erano stati sequestrati alcuni giorni prima. Il quinto, Santos Corrales García, è invece stato brutalmente assassinato ed il suo corpo decapitato è stato trovato a 50 km all'est della capitale.
"I giorni 4 e 5 di dicembre, un gruppo di cinque persone con passamontagna ed uniformi della Direzione Nazionale di Investigazione Criminale (DNIC), con fucili Galil e pistole 9 mm, armamento ufficiale della Polizia, hanno fermato il signor Santos Corrales García e quattro persone nella colonia Nueva Capital a Tegucigalpa - ha raccontato il direttore del Comitato per la difesa dei diritti umani in Honduras, Codeh, Andrés Pavón -.
Gli hanno messo un cappuccio in testa in modo da non potere identificare il posto verso cui si dirigevano in macchina, molto probabilmente un luogo di detenzione illegale. Sono stati torturati affinché fornissero informazioni sui leader della Resistenza nella colonia in cui vivono, insistendo soprattutto per sapere il recapito della signora Ada Marina Castillo, anch'essa membro della Resistenza.
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria strategia del terrore - ha continuato Pavón - e ad un piano per fermare il processo organizzativo della Resistenza prima dell'installazione di Lobo alla Presidenza il prossimo 27 gennaio. È un piano che s'intensificherà nelle prossime settimane e stiamo già assistendo a una continua persecuzione della polizia e dell'esercito contro i giovani dei quartieri popolari della capitale, mentre i leader della Resistenza a livello nazionale continuano a non poter condurre una vita normale per paura di ciò che gli può capitare in qualsiasi momento".
Per il direttore del Codeh l'ondata repressiva ha l'obiettivo di decapitare il movimento di resistenza, affinché il nuovo governo sorto da un processo elettorale irregolare ed illegittimo non debba scontrarsi con un movimento di resistenza organicamente attivo.
"Il Codeh e la Piattaforma delle varie organizzazioni dei diritti umani stanno chiedendo l'intervento della Commissione interamericana dei diritti umani, Cidh, affinché implementi il meccanismo delle misure cautelari a beneficio delle persone la cui vita è costantemente in pericolo.
Stiamo inoltre denunciando ciò che accade agli organi dei diritti umani della Onu ed al Pubblico ministero della Corte Penale Internazionale (CPI), affinché si inizi un processo contro i responsabili di questi crimini. Sappiamo - ha spiegato Pavón - che l'Accordo Tegucigalpa-San José prevede la creazione nei prossimi mesi di una Commissione della Verità. Tuttavia, crediamo che non ci siano le condizioni minime per installarla, dato che nel paese non esistono ancora le garanzie proprie di uno Stato di diritto e ancora meno esiste la fiducia nell'affidabilità degli organismi di giustizia. Non ci può essere una Commissione della Verità mentre le forze repressive torturano, sequestrano ed uccidono in totale impunità, all'interno di uno stato di completa barbarie". Organismi internazionali seguono da vicino il caso Honduras Lo scorso mese di settembre, l'Associazione pro diritti umani della Spagna, Apdhe e la Federazione internazionale dei diritti umani, Fidh, hanno presentato una richiesta alla CPI affinché inizi un'indagine per determinare la responsabilità penale di chi ha commesso gravi violazioni ai diritti umani all'interno delle vicende occorse durante il colpo di Stato in Honduras, mentre l'Osservatorio internazionale sulla situazione dei diritti umani in Honduras, Oisdhhn, ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale affinché si mantenga vigile di fronte alle gravi violazioni ai diritti umani nel paese. Amnesty International ha invece chiesto di aprire un'indagine seria, approfondita ed indipendente che garantisca che tutti i responsabili degli abusi ai diritti umani siano portati di fronte alla giustizia. In un documento reso pubblico durante una conferenza stampa in Honduras, la delegazione di questa istanza internazionale ha chiesto di "revocare tutta la legislazione, decreti ed ordini esecutivi emessi dalle autorità di fatto che colpiscono direttamente o indirettamente i diritti umani, assicurare che le Forze Armate tornino nelle caserme e che cessi il loro sostegno alle operazioni della Polizia, e che tutti i membri delle forze di sicurezza rendano conto degli abusi ai diritti umani commessi tra il 28 giugno e la fine di novembre 2009", cita il documento. "È importante - ha concluso il direttore del Codeh - che continui e s'intensifichi la solidarietà con il popolo honduregno e anche l'osservazione su ciò che accade nel paese, soprattutto in questo momento in cui si sta incrementando la persecuzione di tipo selettivo".
Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua
Nessun commento:
Posta un commento