In Uruguay, il nuovo presidente della Repubblica è risultato essere Josè Pepe Mujica, l’ex guerrigliero Tupamaro, per 13 anni prigioniero della dittatura. La percentuale di votanti si è attestata tra il 90 e il 92%, come sempre una delle più alte al mondo e tutto si è realizzato con estrema normalità.
Il neo presidente Mujica, ha ottenuto il 51,9% dei voti, e lo sfidante conservatore, Luis Alberto “Cuqui” Lacalle il 42.9% .Mujica si è appellato da subito all'unità nazionale, dichiarando che "in queste elezioni non ci sono stati né vinti né vincitori". L'ex guerrigliero ha inoltre ribadito di voler proseguire la linea pragmatica e moderata perseguita dall'attuale governo, guidato da Vazquez.
Sotto una pioggia battente, decina di migliaia di sostenitori del Frente Amplio si sono riuniti sulla "rambla", il lungomare che affaccia Montevideo alle acque del Rio della Plata per festeggiare l'annunciata vittoria del 'Pepe', 74 anni.
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“Mujica, nonostante la militanza politica di più di mezzo secolo, è un venditore di fiori recisi nei mercati rionali. E’ uno che quando è diventato deputato per la prima volta e fino a che non ha avuto responsabilità di governo ha accettato dallo Stato solo il salario minimo di un operaio e, siccome questo non è sufficiente per vivere, ha continuato a vendere fiori nei mercati rionali. Per campare. Indecoroso per un parlamentare, ma solo così, solo dal basso, oggi Mujica può permettersi a testa alta di rappresentare il popolo e proporre a questo “un governo onesto”.
Mujica è stato chiarissimo: il primo valore della sua presidenza sarà il mettere l’uguaglianza tra i cittadini al primo posto e il primo ringraziamento è andato oltre che al popolo orientale "ai fratelli latinoamericani, ai dirigenti politici che li stanno rappresentando e che rappresentano le speranze finora frustrate di un continente che tenta di unirsi con tutte le sue forze”.
Non è un medico, come Tabaré Vázquez o Salvador Allende o Ernesto Guevara, né ha un dottorato in Belgio come l’ecuadoriano Rafael Correa. Non ha studiato dai gesuiti come Fidel Castro né proviene dalla classe dirigente illuminata come Michelle Bachelet in Cile o i coniugi Kirchner in Argentina. Non è, soprattutto, un pollo di batteria, allevato per star bene in società come tanti burocratini dei partiti politici della sinistra europea, che infatti passa di sconfitta in sconfitta e di frammentazione in frammentazione mentre invece in America l’unità delle sinistre è un fatto.
Pepe il venditore di fiori recisi nei mercatini rionali è un uomo del popolo come l’operaio Lula in Brasile, come il militare di umili origini Hugo Chávez in Venezuela e come il sindacalista indigeno Evo Morales in Bolivia.”
La situazione a TeguciGolpe in Honduras è completamente diversa.
Dalla festa della democrazia in Uruguay alla fine della democrazia in Honduras.
Le elezioni farsa
4 milioni di honduregni sono stati ieri chiamati a votare per il rinnovo del parlamento e del presidente, eletto direttamente dal popolo, e finora solamente 5 paesi hanno preannunciato che riconosceranno le elezioni come legittime indipendentemente dal risultato: gli Stati Uniti, Panama, il Perù, la Colombia e il Costa RicaCirca un milione di votanti risiedono negli Stati Uniti e quindi la posizione adottata così come l’informazione diffusa negli USA potrebbe risultare un fattore chiave per orientare l’opinione pubblica di questi emigranti.
Il Fronte di resistenza contro il colpo di stato in Honduras aveva chiesto alla gente di non andare a votare dato che la speranza del governo de facto è che vi fosse un’affluenza di massa che potesse in qualche modo legittimare le elezioni di fronte alla scettica comunità internazione.
Le elezioni di ieri, tra golpisti e per i golpisti, che ricordano quelle in Argentina negli anni ‘60 dove al partito che avrebbe vinto non era permesso partecipare, vanno ripudiate per due motivi.
In primo luogo perché sono la forma trovata da chi manovra il dittatore di Bergamo Alta Roberto Micheletti per essere un colpo di spugna sulle almeno 4.000 documentate violazioni dei diritti umani (dai 30 ai 100 morti) negli ultimi cinque mesi e per rilegittimare il colpo di stato stesso come strumento per la risoluzione di conflitti in America.
In secondo luogo perché sono la forma trovata dalle oligarchie, dai narcotrafficanti, dagli interessi delle grandi compagnie bananiere e dal Dipartimento statunitense di far tramontare anche quella pallidissima speranza di cambiamento rappresentata da Mel Zelaya, impedire il referendum per l’assemblea costituente e assicurare che in Honduras, il secondo paese più disgraziato, dopo Haiti, nel Continente, tutto resti uguale. “
“A vincere le lezioni in Honduras è stato Porfirio Lobo, che ha dominato nettamente sul candidato del Partido Nacional, Elvin Santos.
Tuttavia Manuel Zelaya, presidente deposto dal colpo di Stato del 28 giugno, ha parlato di "farsa" del risultato perchè le elezioni sarebbero avvenute in un clima di tensione. Erano 30mila, infatti, tra soldati e polizia, i militari che presidiavano Tegucigalpa e le altre città del paese centroamericano.”
Galleria fotografica delle mobiltazioni degli ultimi giorni:
http://media.cantiere.org/index.html?album=194
1 commento:
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