sabato 19 settembre 2009

SEI MILIONI DI ECOPROFUGHI

«Sei milioni di persone ogni anno sono costrette a lasciare il proprio territorio a causa dei cambiamenti climatici. Un dato che per il 2050, secondo le stime dell’Unhcr, potrebbe riguardare 200/250 milioni di persone. È questo il profilo dell’emergenza umanitaria degli ecoprofughi, i nuovi migranti costretti a fuggire da desertificazione, inondazioni ed effetti del riscaldamento globale». Lo ha comunicato Legambiente in occasione di Festambiente, festival di ecologia e solidarietà organizzato a Rispescia.

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«Secondo le nostre stime - sottolinea l’associazione - la metà dell’onda migratoria sarà causata da catastrofi naturali. Altri 3 di milioni di persone saranno costrette ad emigrare in seguito ai progressivi cambiamenti ambientali, come l’innalzamento del livello del mare e la desertificazione».

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«Fino ad ora - afferma Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente - sono state le guerre la principale causa delle migrazioni di massa. Oggi, il riscaldamento globale rappresenta il fattore determinante. Sono circa due anni che il numero dei profughi ambientali ha superato quello dei profughi di guerra, eppure non si riesce a dar loro assistenza in maniera adeguata, perchè giuridicamente non sono riconosciuti ’rifugiatì dalla Convenzione di Ginevra».
«Oltre all’immediata necessità di uno status giuridico per i profughi ambientali - prosegue Gubbiotti - la vera urgenza consiste nel capire che molte questioni legate all’ospitalità e all’accoglienza nei nostri Paesi devono in primo luogo essere affrontate attraverso un serio impegno collettivo nella lotta ai cambiamenti climatici».
«Gli effetti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici - osserva Gubbbiotti - sono già una drammatica realtà in molti paesi, che hanno pagato un prezzo alto per vittime e sfollati.

inondazione in Brasile 2009

In Brasile quest’anno sono state 1 milione le persone colpite dalle inondazioni con un numero di sfollati tra 400.000 e 600.000, mentre in 350 mila sono stati colpiti in Namibia dalla recente inondazione dovuta alle piogge torrenziali iniziate dal mese di gennaio scorso. Il 50% delle strade e il 63% dei raccolti è a rischio, con anche gravi danni all’economia e per la sussistenza: secondo l’Onu 544 mila persone potrebbero confrontarsi con un’insufficienza di cibo tra il 2009 e il 2010.

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Dati poco confortanti anche in Angola dove 160 mila persone hanno subito inondazioni, ma è un numero destinato a crescere. E ancora, in Myanmar il ciclone Nargis nel maggio 2008 ha fatto 140 mila vittime, colpendo anche altri 2-3 milioni di persone e costringendo 800 mila persone a sfollare».
«Anche l’Italia ha iniziato a scontare gli effetti del riscaldamento globale in quanto area mondiale ’a più alta vulnerabilità in termini di perdita di zone umide e in particolare degli ecosistemi e della biodiversità marino-costiera. Legambiente stima che saranno sommersi circa 4.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, distribuiti in prevalenza al Sud, dove si concentreranno la maggior parte delle aree che andranno incontro a una progressiva desertificazione. A maggior rischio secondo il rapporto Enea è la Sardegna con il 52% del territorio esposto al pericolo della desertificazione», conclude.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sempre molto interessante Catone, grazie di cuore per illustrarci queste informazioni preziose..
ciao e buon week end.

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