«Sei milioni di persone ogni anno sono costrette a lasciare il proprio territorio a causa dei cambiamenti climatici. Un dato che per il 2050, secondo le stime dell’Unhcr, potrebbe riguardare 200/250 milioni di persone. È questo il profilo dell’emergenza umanitaria degli ecoprofughi, i nuovi migranti costretti a fuggire da desertificazione, inondazioni ed effetti del riscaldamento globale». Lo ha comunicato Legambiente in occasione di Festambiente, festival di ecologia e solidarietà organizzato a Rispescia.
«Secondo le nostre stime - sottolinea l’associazione - la metà dell’onda migratoria sarà causata da catastrofi naturali. Altri 3 di milioni di persone saranno costrette ad emigrare in seguito ai progressivi cambiamenti ambientali, come l’innalzamento del livello del mare e la desertificazione».
«Oltre all’immediata necessità di uno status giuridico per i profughi ambientali - prosegue Gubbiotti - la vera urgenza consiste nel capire che molte questioni legate all’ospitalità e all’accoglienza nei nostri Paesi devono in primo luogo essere affrontate attraverso un serio impegno collettivo nella lotta ai cambiamenti climatici».
«Gli effetti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici - osserva Gubbbiotti - sono già una drammatica realtà in molti paesi, che hanno pagato un prezzo alto per vittime e sfollati. In Brasile quest’anno sono state 1 milione le persone colpite dalle inondazioni con un numero di sfollati tra 400.000 e 600.000, mentre in 350 mila sono stati colpiti in Namibia dalla recente inondazione dovuta alle piogge torrenziali iniziate dal mese di gennaio scorso. Il 50% delle strade e il 63% dei raccolti è a rischio, con anche gravi danni all’economia e per la sussistenza: secondo l’Onu 544 mila persone potrebbero confrontarsi con un’insufficienza di cibo tra il 2009 e il 2010. Dati poco confortanti anche in Angola dove 160 mila persone hanno subito inondazioni, ma è un numero destinato a crescere. E ancora, in Myanmar il ciclone Nargis nel maggio 2008 ha fatto 140 mila vittime, colpendo anche altri 2-3 milioni di persone e costringendo 800 mila persone a sfollare».
«Anche l’Italia ha iniziato a scontare gli effetti del riscaldamento globale in quanto area mondiale ’a più alta vulnerabilità in termini di perdita di zone umide e in particolare degli ecosistemi e della biodiversità marino-costiera. Legambiente stima che saranno sommersi circa 4.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, distribuiti in prevalenza al Sud, dove si concentreranno la maggior parte delle aree che andranno incontro a una progressiva desertificazione. A maggior rischio secondo il rapporto Enea è la Sardegna con il 52% del territorio esposto al pericolo della desertificazione», conclude.
1 commento:
Sempre molto interessante Catone, grazie di cuore per illustrarci queste informazioni preziose..
ciao e buon week end.
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