venerdì 31 dicembre 2010

CALENDARIO 2011



e vi auguro un 2011 diverso...
altrimenti non ci resta che fuggire
lontano da questa italica massa di lacchè.

lunedì 27 dicembre 2010

"MARIA E GIUSEPPE NELLA PALESTINA DEL 2010"

Racconto di Natale

Erano tempi duri per Giuseppe e Maria. La bolla immobiliare era scoppiata. La disoccupazione era esplosa tra i lavoratori edili. Non c’era modo di trovare lavoro, nemmeno per un abile falegname.
La costruzione degli insediamenti continuava, finanziata per lo più col denaro degli ebrei statunitensi, i contributi degli speculatori di Wall Street e dei proprietari delle bische.
Meno male”, pensò Giuseppe, “che abbiamo alcune pecore e qualche olivo e che Maria alleva alcuni polli”. Ma Giuseppe era preoccupato: “Formaggio e olio non bastano per nutrire un bambino che sta crescendo. Maria darà alla luce il nostro figlio uno di questi giorni”. Nei suoi sogni sperava in un ragazzo forte che lavorasse al suo fianco… moltiplicando i pani e i pesci.

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I coloni disprezzavano Giuseppe. Raramente andava in sinagoga e alle principali feste sacre arrivava sempre in ritardo per evitare il pagamento della decima. La sua semplice casa si trovava in una gola vicino ad una sorgente da cui sgorgava acqua tutto l’anno. Era il luogo ideale per qualsiasi espansione di insediamenti. Per questo quando Giuseppe rimase indietro col pagamento dell’imposta sulla proprietà, i coloni si appropriarono della sua casa, sfrattando con la forza Giuseppe e Maria e offrendo loro un biglietto di solo andata per l’autobus che andava a Gerusalemme.
Giuseppe, nato e cresciuto sulle aride colline, si difese e ricoprì di sangue non pochi coloni con i suoi pugni, resi duri dal lavoro. Ma alla fine, disperato, dovette sedersi contuso sul suo letto nuziale sotto l’olivo.
Maria, molto più giovane, già sentiva il bambino muoversi. La sua ora era vicina.
Dobbiamo trovare un rifugio, Giuseppe, dobbiamo muoverci… non è il momento per la vendetta”, supplicò.
Giuseppe, che credeva nell’“occhio per occhio e dente per dente” dei profeti del Vecchio Testamento, finì per accettare controvoglia.
Quindi fu costretto a vendere le sue pecore, i suoi polli e le altre proprietà ad un vicino arabo, per comprare un carro con un asino. Ci caricò il materasso, qualche indumento, formaggio, olio, uova e così si incamminarono in direzione della Città Santa.
Il tragitto che doveva seguire l’asino era pericoloso e dissestato. Sul viso di Maria si disegnava una smorfia di dolore ogni qual volta il carro sobbalzava; era preoccupata perché temeva che gli scossoni potessero far male al bambino. Ma c’era qualcosa di peggio: quella imboccata era la strada che erano costretti a percorrere i palestinesi, con controlli militari ad ogni passo. Nessuno aveva detto a Giuseppe che, in quanto ebreo, avrebbe potuto prendere una strada asfaltata, proibita agli arabi.
Al primo posto di blocco, Giuseppe vide una lunga fila di arabi in attesa. Indicando la moglie incinta, Giuseppe chiese ai palestinesi, un po’ in arabo un po’ in ebraico, di poter andare avanti. Gli aprirono la strada e la coppia proseguì.
Un giovane soldato alzò il suo fucile e ordinò a Giuseppe e Maria di scendere dal carro. Giuseppe scese e indicò la pancia della moglie. Il soldato rise e si girò verso i suoi commilitoni: “Questo vecchio arabo ha dato una botta alla ragazza che aveva comprato per una dozzina di pecore e ora vuole passare liberamente”.
Giuseppe, rosso per la rabbia, gridò in un ebraico grezzo: “Sono ebreo. Ma, a differenza vostra… rispetto le donne incinte”.
Il soldato spinse Giuseppe col suo fucile e gli ordinò di farsi indietro: “Sei peggio di un arabo, sei un vecchio ebreo che si fotte le ragazze arabe”.
Maria, impaurita per lo scambio violento, si rivolse al marito e gridò: “Basta, Giuseppe, o finiranno per spararti e nostro figlio si ritroverà orfano”.
Con grandi difficoltà, Maria scese dal carro. Dalla guardiola arrivò un ufficiale che poi chiamò un soldato: “Eh, Judi, va’ a vedere che cosa tiene sotto al vestito, magari trasporta bombe”.
“Che c’è? Non ti va più che ti tocchino?”, ringhiò Judith in un ebraico con accento di Brooklyn. Mentre i soldati discutevano, Maria si abbassò verso Giuseppe cercando un appoggio. Alla fine i soldati arrivarono ad un accordo.
“Alzati il vestito e vieni qui”, ordinò Judith. Maria impallidì per la vergogna. Giuseppe, disperato, si trovò dinanzi alle pistole. I soldati ridevano e indicavano i seni gonfi di Maria, facendo battute su un terrorista non ancora nato, con mani arabe e cervello ebreo.
Giuseppe e Maria continuarono il viaggio verso la Città Santa. Lungo tutta la strada, furono costretti a fermarsi frequentemente a causa dei controlli. In tutte le occasioni dovettero soffrire ancora ritardi, ancora indegnità e insulti gratuiti sputati dalle bocche di sefarditi e ashkenaziti, di uomini e donne, di laici e religiosi, tutti soldati del Popolo Eletto.
Faceva sera quando Maria e Giuseppe finalmente raggiunsero il Muro. Le porte erano chiuse per la notte. Maria gridò di dolore: “Giuseppe, sento che il bambino sta per nascere. Per favore, fa’ qualcosa, veloce”.
Giuseppe andò nel panico. Vide le luci di un piccolo villaggio nelle vicinanze e, lasciando Maria sul carro, corse verso la casa più vicina e batté alla porta col pugno. Una donna palestinese aprì un po’ la porta e sbirciò nell’oscurità il volto agitato di Giuseppe. “Chi sei? Che vuoi?”.
Sono Giuseppe, falegname delle colline di Hebrón. Mia moglie sta per dare alla luce un bambino, ho bisogno di un rifugio per proteggere Maria e il bimbo”. Indicando Maria, che era rimasta sul carro, Giuseppe supplicò nella sua strana lingua, mescolanza di ebraico e arabo.
Bene, parli come un ebreo ma sembri un arabo”, disse la donna palestinese sorridendo mentre si dirigeva con lui verso il carro.
Il viso di Maria era segnato dal dolore e dalla paura: le contrazioni erano già più frequenti e intense.
La donna ordinò a Giuseppe di mettere il carro in una stalla in cui c’erano le pecore e le galline. Appena entrati, Maria gridò di dolore e la donna palestinese, cui si era unita una levatrice del vicinato, aiutò rapidamente la giovane madre a sdraiarsi su un letto di paglia.
Fu così che il bambino venne al mondo, mentre Giuseppe lo osservava con il cuore tutto contratto.
E accadde poi che i pastori, al ritorno dai campi, sentirono le grida di gioia per la nascita e così corsero alla stalla con i loro fucili e con il latte di capra fresco, senza sapere se avrebbero trovato amici o nemici, ebrei o arabi. Quando entrarono nell’edificio e videro la madre con il bambino, gettarono le armi e offrirono il latte a Maria che li ringraziò in ebraico e in arabo.
I pastori erano sorpresi e meravigliati: chi era quella gente strana, una coppia di ebrei poveri che venivano in pace con un asino e un carro con lettere dell’alfabeto arabo? La notizia della strana nascita di un bambino ebreo proprio fuori al Muro in una stalla palestinese arrivò velocemente ovunque. Molti vicini entrarono e guardarono con meraviglia Maria, il bambino e Giuseppe.
Nel frattempo, i soldati israeliani, equipaggiati con binocoli per la vista notturna informarono dalle torri di osservazione rivolte verso la zona palestinese: “Gli arabi si stanno riunendo proprio fuori al Muro, in una stalla, facendosi luce con candele”.
Le porte al di sotto delle torri di osservazione si aprirono velocemente e diversi veicoli blindati con luci fulgenti, seguiti da soldati armati fino ai denti, uscirono e circondarono la stalla, i contadini riuniti e la casa della donna palestinese. Un altoparlante urlava: “Uscite con le mani in alto o cominciamo a sparare”. Tutti uscirono dalla stalla insieme a Giuseppe, che avanzò con le mani protese verso il cielo dicendo: “Mia moglie, Maria, non può eseguire il vostro ordine. Sta allattando il piccolo Gesù”.

di James Petras
da kaosenlared, traduzione dall’originale (in inglese, disponibile su lahaine) per rebelión di Sinfo Fernández
traduzione dal castigliano a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli
Fonte

sabato 25 dicembre 2010

IMMAGINI DEL NATALE NEL MONDO

A selection of Christmas images from across the globe.

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The Sugar Plum Fairy, Sharon Wehner, prepares to take the stage during a production of The Nutcracker by the Colorado Ballet, Tuesday December 21, 2010. This is the Colorado Ballet's 50th Anniversary Season and the 50th year presenting the classic story of Clara and the Nutcracker Prince in the Land of Sweets. (Craig F. Walker/ The Denver Post)

APTOPIX China Christmas
Catholic worshipers sing during a Christmas Eve Mass at the official Catholic church, South Cathedral in Beijing, China, Friday, Dec. 24, 2010. (AP Photo/Alexander F. Yuan)

APTOPIX India Christmas
This photo taken Thursday, Dec. 23, 2010, a horse cart passing by an illuminated Church in Ahmadabad, India. (AP Photo/Ajit Solanki)

APTOPIX Mideast Israel Palestinians Christmas
A Russian tourist touches a column inside the Church of the Nativity, where many Christians believe Jesus Christ was born, in the West Bank town of Bethlehem, Thursday, Dec. 23, 2010. So far this year, 1.4 million tourists have visited the traditional birthplace of Jesus and 90,000 are expected during the Christmas season, a significant increase over last year, according to Israeli government figures. The numbers of visitors have been rising steadily in recent years. (AP Photo/Tara Todras-Whitehill)

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One year old twins Declan, left and Dylan, right, Keefe lasted about 5 seconds on Santa's lap before mom Maria Keefe had to come get them. Parents Maria and Chris, not shown, waited almost 2 hours in line to see Santa at Flatirons Mall in Broomfield, Colorado. Santa, aka Robert Ferguson, has been Santa for over 7 years. Photo by Helen H. Richardson/The Denver Post

Belgium Christmas
Snow covers the medieval Graslei, in Ghent, Belgium, Wednesday, Dec. 22, 2010. (AP Photo/Yves Logghe)

Britain Christmas Service
Choristers - aged between 10 and 13 - proceed from the nearby King's College School to the chapel at King's College, Cambridge, Thursday Dec. 23, 2010, to take part in final rehearsals for the annual Christmas Eve Festival of Nine Lessons and Carols. Enthusiasts camped on an icy pavement to be sure of a place in the congregation at the annual festival - first staged in 1910 - which attracts fans from around the world and is broadcast to millions by the BBC. (AP Photo/Sean Dempsey)

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US specialist Charlie Labonte from Apache Troop 1-75 Cavalry 2nd Brigade 101st Airborne Division, seen wearing a Santa hat, walks past tents at Sabloghay camp in Zari district of Kandahar province on December 22, 2010. (BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)

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One of the high points of the winter sleigh ride is roasting marshmallows on an open fire. From left to right are William Orange with his daughter Valerie, Jim Posever holding his 3 year old daughter Elise, Krista Gililland, in purple, Lisa Posever holding son Kai, 18 months and Chole Wolz, 9. The Orange's are from Round Rock, Texas and the Posever's are from Lakewood, Colorado. Hot Cocoa sleigh rides, marshmallows, lots of snow, Christmas carols and big beautiful draft horses are all part of the sleigh rides offered by Sombrero Stables at Snow Mountain Ranch just outside of Tabernash near Granby, Colorado. The stables, run by ranch manager Brian Buchanan, have a total of 15 draft horses including Belgians and Percherons. They offer daily hot cocoa sleigh rides as well as a dinner sleigh ride through out the season. Photo by Helen H. Richardson/The Denver Post.

Indonesia Christmas
Indonesian Christians hold candles as they pray during a Christmas eve mass at a cathedral in Denpasar, Bali, Indonesia on Friday, Dec. 24, 2010. (AP Photo/Firdia Lisnawati)

China Christmas
A girl gestures to ask a boy to keep silent during a Christmas Eve Mass at the official Catholic church South Cathedral in Beijing, China, Friday, Dec. 24, 2010. (AP Photo/Alexander F. Yuan)

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Chinese worshippers walk in front of a Catholic church after the Christmas Eve mass in Beijing on December 24, 2010. The Vatican and China have not had formal diplomatic ties since 1951, when the Holy See angered Mao Zedong's Communist government by recognizing the Nationalist Chinese regime as the legitimate government of China. (LIU JIN/AFP/Getty Images)

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A young girl dressed as an angel attends the Christmas Eve mass at a Catholic church in Beijing on December 24, 2010. The Vatican and China have not had formal diplomatic ties since 1951, when the Holy See angered Mao Zedong's Communist government by recognizing the Nationalist Chinese regime as the legitimate government of China. (LIU JIN/AFP/Getty Images)

CORRECTION Emirates Christmas Tree
A Christmas tree which has been decked out with $11 million (euro8.3 million) worth of gold and precious stones, stands at the lobby of the Emirates Palace hotel, in Abu Dhabi, United Arab Emirates, on Thursday, Dec. 16, 2010. The hotel's general manager, Hans Olbertz, was quoted in local newspapers Thursday as saying the 43-foot (13-meter) faux fir has 131 ornaments that include gold and precious stones including diamonds and sapphires. The $11 million symbol of the season has become the latest extravagance at the Emirates Palace hotel, which boasts its own marina, heliport and a vending machine that pops out small gold bars. (AP Photo/Hussein Malla)

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Cara Cooper, waits offstage while Clara and the Nutcracker Prince, Asuka Sasaki and Christopher Ellis, dance in a production of The Nutcracker by the Colorado Ballet, Tuesday December 21, 2010.(Craig F. Walker/ The Denver Post)

Full Moon Christmas Tree
A full moon rises behind a Christmas tree made of lights mounted on the roof of a hotel-casino in downtown Reno, Nev. early in the evening on Tuesday, Dec. 21, 2010. (AP Photo/Reno Gazette-Journal, David B. Parker)

Germany Christmas
The former tower of the city wall is decorated as a candle in Zell an der Mosel, Germany, Thursday, Dec. 23, 2010. (AP Photo/dapd, Harald Tittel)

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Christmas shoppers make their way through a shopping mall in the western German city of Oberhausen on December 22, 2010. German retailers believe the crucial Christmas season could be the best for years, a retail body said, with sales expected to rise by 2.5 percent in Europe's top economy. (ROLAND WEIHRAUCH/AFP/Getty Images)

India Christmas
This photo taken Thursday, Dec. 23, 2010, an Indian cyclist rides past an illuminated Church in Ahmadabad, India. (AP Photo/Ajit Solanki)

India Christmas
Children wearing Santa hats light candles at the Sacred Heart Cathedral on Christmas Eve in New Delhi, India, Friday, Dec. 24, 2010. Christians in India make up just over 2 percent of its one billion population. (AP Photo/Saurabh Das)

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A man adjusts lights reading Merry Christmas at St Paul's church in Amritsar on December 24, 2010. Despite Christians comprising a little over two percent of the billion plus population in India, with Hindus comprising the majority, Christmas is celebrated with much fanfare and zeal throughout the country. (NARINDER NANU/AFP/Getty Images)

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Indonesian Christians attend the Christmas Eve mass at a church in Jakarta on December 24, 2010. (ADEK BERRY/AFP/Getty Images)

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The 'Lights of Christmas' are featured at St Mary's Cathedral on December 17, 2010 in Sydney, Australia. Sydney celebrates Christmas with dazzling light projections on city landmarks such as St. Mary's Cathedral, Town Hall and the Hyde Park Barracks Museum. (Photo by Jeremy Ng/Getty Images)

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Members of a Palestinian Christian band rest on the side of the road after performing in a Christmas parade, in the West Bank town of Bethlehem on Friday, Dec. 24, 2010. Thousands of tourists, pilgrims and clergy converged on Bethlehem on Friday as the town of Jesus' birth prepared to celebrate Christmas Eve. (AP Photo/Tara Todras-Whitehill)

Mideast Israel Palestinians Christmas
A cross is seen backdropped by the Church of Nativity, traditionally believed by Christians to be the birthplace of Jesus Christ, during a Christmas parade in the West Bank town of Bethlehem on Friday, Dec. 24, 2010. Thousands of tourists, pilgrims and clergy converged on Bethlehem on Friday as the town of Jesus' birth prepared to celebrate Christmas Eve. (AP Photo/Nasser Shiyoukhi)

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A nun prays at the Church of the Nativity, believed to be the birthplace of Jesus Christ, in the West Bank town of Bethlehem on December 24, 2010 as the Holy Land prepares to mark Christmas. (MUSA AL-SHAER/AFP/Getty Images)

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People dressed as Santa Claus pack the bar at Stitch, a lounge in New York's fashion district, during SantaCon on Dec. 11, 2010. The annual combination Christmas gathering and pub crawl is billed as a "nonsensical" event by its organizers. (Fred R. Conrad/The New York Times)

Pakistan Christmas
A Pakistani Christian couple arrive in Catholic church decorated with festive lights in preparation for Christmas in Peshawar, Pakistan on Friday, Dec. 24, 2010. (AP Photo/Mohammad Sajjad)

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Tabitha Gray, 9, of Blackhawk, Colorado, makes sure to whisper in Santa's ear what she wants for Christmas so as not to be heard by others. Photo by Helen H. Richardson/The Denver Post

Pakistan Christmas
A Pakistani man and a woman ride a mototcycle in an alley of a Christian neighborhood decorated with lights on Christmas eve in Islamabad, Pakistan, Friday, Dec. 24, 2010. (AP Photo/Muhammed Muheisen)

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Driver/wrangler Sarah Hubbell-Engler drives Lady and Sadie, two Percherons through the snow during a sleigh ride. Smiling in the back is David Lazzaro who came to Colorado from Austin, Texas with his family to visit his grandparents for the Christmas holiday at Snow Mountain Ranch near Granby, Colorado. Photo by Helen H. Richardson/The Denver Post.

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Pope Benedict XVI receives the Roman Curia for the annual Christmas greetings at the Clementina Hall on December 20, 2010 in Vatican City, Vatican. (Photo by Eric Vandeville-Pool/Getty Images)

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A sandsculptor prepares a Santa Claus sandcastle at Durban's North Beach on December 23, 2010. (RAJESH JANTILAL/AFP/Getty Images)

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An elephant dressed in a Santa Claus costume gives out gifts to students to mark the Christmas season at a school in Ayutthaya province on December 24, 2010. The event was held as part of a campaign to promote Christmas in Thailand. (PORNCHAI KITTIWONGSAKUL/AFP/Getty Images)

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A Santa Claus hat is seen on a stand for body armour amid tents of US soldiers at Sabloghay camp in Zari district of Kandahar province on December 22, 2010. (BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)

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Snow covers the rooftops of buildings in central London, on December 20, 2010. Thousands of stranded travellers faced a nervy battle to get home for Christmas as snow and ice caused chaos at European airports Monday. International hubs London, Paris, Frankfurt, Amsterdam and Brussels struggled to clear a backlog of passengers stranded over the weekend as holidaymakers tried to reach their destinations on time for December 25. (CARL DE SOUZA/AFP/Getty Images)

Winter Weather
In this Dec. 22, 2010 photo, Maura Webster of Marlborough, Mass., tries to catch a snowflake on her tongue while carrying her daughter Emma, 4, after Christmas shopping at Shopper's World in Framingham, Mass. (AP photo/The Boston Globe/Bill Greene)

Fonte

venerdì 24 dicembre 2010

BUONE FESTE

AUGURI A TUTTI VOI
per un sereno natale
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giovedì 23 dicembre 2010

NATALE: CIA,TRA PRANZI E CENONI NELLA SPAZZATURA CIBO PER 1, 5 MLD

Ogni anno si gettano nei rifiuti 25 milioni di tonnellate di alimenti consumabili. Una cifra che corrisponde alla meta' delle importazioni alimentari dell'intera Africa. Circa 18 milioni di tonnellate vengono buttate da case private, negozi, ristoranti, hotel e aziende alimentari.

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Il resto viene distrutto nel percorso tra le fattorie o i campi e i negozi. E questo ci costa circa 37 miliardi di euro (il 3 per cento del Pil), senza contare lo spreco di risorse e i danni all'ambiente. Un vero schiaffo alla miseria che durante i 15 giorni delle feste di fine d'anno tocchera' il suo apice negativo: tra pranzi di Natale e cenoni di Capodanno, per finire con le tavole imbandite per l'Epifania, finiranno nella spazzatura piu' di 500 mila tonnellate di cibo, circa il 25 per cento della spesa totale alimentare per le festivita'. Andranno cosi' in fumo 1,5 miliardi di euro. Quasi 80 euro a famiglia. Il tutto frutto di cattive abitudini che, nonostante la crisi economica, continuano, purtroppo, a sussistere. E' quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha compiuto un'indagine dalla quale si rileva che tra i prodotti piu' sprecati troviamo pane, l'ortofrutta (circa il 40 per cento dello spreco), il latte e i formaggi, la carne.
  Gli sprechi maggiori -sostiene la Cia- si avranno soprattutto a Natale (cene e pranzi del 24, 25 e 26 dicembre), quando le famiglie italiane getteranno nei cassonetti dell'immondizia una cifra pari a un miliardo di euro, piu' di 50 euro a famiglia. Tra Capodanno e l'Epifania nella spazzatura troveranno, invece, alloggio piu' di 165 mila tonnellate di cibo, per un valore, a nucleo familiare, poco meno di 30 euro. In pratica, circa un terzo delle portate preparate per allestire le tavole delle feste finisce nel bidone della spazzatura. (AGI)
Fonte

mercoledì 15 dicembre 2010

SERVILISMO: ANTICO MA SEMPRE ATTUALE

Servilismo : inclinazione a sottomettersi ad altri in modo umiliante e indecoroso, per pavidità o per calcolo
(dal dizionario italiano Hoepli)

Sinonimi: adulazione, piaggeria, umiltà || Vedi anche: lusinga, ruffianeria, arruffianata, leccata, lustrata, sviolinata
Contrari: fierezza

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“Qualsiasi pretesto servirà un tiranno.”
( Esopo )

“Per ribellarsi occorrono sogni che bruciano anche da svegli, occorre il dolore dell'ingiustizia, la febbre che toglie all'uomo la malattia della paura, dell'avidità, del servilismo.”
(S. Benni)

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“La libertà non è un diritto. é una virtù interiore, è la ricompensa dello sforzo. Bisogna meritarla. Bisogna riconquistarla, non sugli altri ma su sé stessi. Bisogna saperne far uso: servire senza servilismo, compiere il proprio dovere senza coazione, ubbidire con intelligenza come se si dessero ordini.
Questo implica uno sforzo intellettuale esteso a tutta la nazione.”

(Gonzague de Reynold)

“Non sarò mai servo felice
di consapevole schiavitù
in una nazione creditrice
di verità nascoste dalla tivù.”

(Arnaldo Marca)

“La ricchezza è una buona serva ma è la peggiore delle amanti.”
(Bacone)

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“Sii servo del sapere, se vuoi essere veramente libero.”
(Omaggio ad Arthur Schopenhauer)

“La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.”
(Indro Montanelli)

“Chi crede di servire un’idea politica, spesso serve in realtà uomini politici.”
(Anonimo)

“Chi serve al vizio, attende il supplizio.”
(proverbio)

“Impressionante a quanta gente la propria testa serva unicamente quale supporto per i capelli ed i cappelli.”
(Harold Pinter)

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”
(Dante Alighieri)

“C'è gente che pagherebbe per vendersi”
(V.Hugo)
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"Nella vita bisogna avere tre doni:
la SERENITA' di accettare le cose che non si possono cambiare,
il CORAGGIO di cambiare quelle che si possono cambiare,
la SAGGEZZA di capirne la differenza."
 da una Preghiera Cherokee

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martedì 14 dicembre 2010

LA "OLIVER TWIST" SCHIAVA DELL’ELEMOSINA

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Il passaporto di Daniela, la zingarella di 12 anni che non vuole elemosinare e si ribella alla madre

Anche questa volta Daniela A. era scappata in una stazione, dentro a un treno che portava al sole, senza un biglietto per arrivare e senza una valigia da riempire. L’hanno trovata così, dieci giorni dopo, perché ricordavano la sua faccia spaurita che scendeva da un vagone fermo a Piedimonte Matese. Daniela ha 12 anni, e nell’Italia sconosciuta dei bambini senza infanzia e senza Natale, la sua storia è quella di un Oliver Twist del Duemila, la storia silenziosa di una vita rubata, uguale a quella di più di 50 mila bambini come lei. L’ultima volta che l’avevano vista, alcuni testimoni avevano raccontato che stava bisticciando con la mamma davanti all’Ipercoop di Casalnuovo, vicino a Napoli, «perché non voleva chiedere l’elemosina». Era il 3 dicembre. Non era tornata a casa, una catapecchia di legno e di lamiere affogata nel fango in mezzo alle altre baracche dei rom, vicino a una rotonda al confine con Acerra. Era fuggita alla stazione e aveva preso il treno che andava verso Caserta.
Quand’era scesa, così piccola e spaventata, alcuni viaggiatori l’avevano portata in una casa famiglia, dove era stata ripulita, rifocillata e accudita. I genitori avevano denunciato la scomparsa due giorni dopo e solo domenica i carabinieri avevano diffuso una sua foto.
Daniela era già scappata un’altra volta, quando aveva appena 7 anni. Anche allora s’era rifiutata di chiedere la carità per strada, e aveva detto che si vergognava di vendere quei piccoli oggetti che le davano per raccattare qualche moneta in cambio. L’avevano ritrovata quattro giorno dopo, in provincia di Avellino, su un treno come questo di Piedimonte Matese. L’avevano presa ed erano bastati due sorrisi per riportarla dai genitori nel campo. Non aveva fatto altro che viaggiare, in quel breve tempo della sua fuga, dormendo sulle panchine e nelle sale d’attesa delle piccole stazioni o sulle poltrone sfondate dei vagoni, assieme a barboni e derelitti. Il giorno che l’avevano ritrovata per portarla a casa, lei aveva detto che in fondo c’era una cosa che le piaceva, come per farsi accettare l’idea: «Quando piove giochiamo a nascondino». Quelle baracche immerse nel fango, sullo spiazzo di via Siviglia, vicino alla rotonda di Casalnuovo «sono piene di angoli dove puoi ficcarti senza essere visto». L’aveva sussurrato come se fosse una cosa bella. Questa volta, però, i carabinieri che l’hanno ritrovata stanno pensando di lasciarla nella casa famiglia, in attesa di chiarire con le indagini il suo rapporto con la famiglia rom: conta di più il diritto della natura o quello della cultura? Daniela ce l’avrebbe una sua risposta. Anche adesso che fa così freddo e il cielo è così basso, è riuscita a dire che sognava di veder la neve, fiocchi grossi come batuffoli di cotone che danzano nel cono di luce gialla di un lampione, che in fondo sarebbe un sogno così banale se non fosse quello di una bambina senza infanzia, e senza i disegni delle favole.
La cosa più tragica è che fenomeni così ce ne sono più di quello che possiamo pensare, come assicura Carlotta Bellini, responsabile italiana di Save the Children: «Lo sfruttamento fino alla riduzione in schiavitù è un fenomeno molto diffuso che coinvolge tantissimi minori». Nel mondo, le vittime sono addirittura stimate in 2,7 milioni. Secondo i dati ufficiali, in Italia sono 54.559. Quelli che hanno aderito a un progetto di protezione sono 13.517. Secondo il dossier di Save the Children, però «questi numeri sarebbero sottostimati, perché moltissimi minori rimangono invisibili».
Dentro a questa schiavitù da angiporti dickensiani, c’è di tutto, dal sesso all’accattonaggio allo sfruttamento del lavoro, come succede molto spesso nei campi di pomodoro e negli aranceti del meridione, dove i caporali della 'ndrangheta e della camorra costringono dei minorenni africani a turni massacranti per pochi spiccioli. Bambini dell’India e del Bangladesh e altri ragazzi di colore sono impiegati invece nell’allevamento di bestiame. Adolescenti nigeriane e dell’Europa dell’Est vengono fatte prostituire, mentre la Procura di Roma aveva avviato delle indagini su un traffico di minori dall’Albania verso la Grecia e l’Italia per espianti illegali.
Tra i Rom, infine, il fenomeno dell’accattonaggio è molto diffuso ed è quasi accettato. Una indagine congiunta della polizia italiana e francese ha sgominato proprio poco tempo fa una banda di bosniaci e croati che sfruttava dei bambini spostandoli da Roma a Parigi come pacchi postali. Cinque persone sono state arrestate. In testa alla piramide c’era il patriarca, Fehim Hamidovic detto Feo, di 58 anni, al quale erano destinati tutti i proventi dei reati commessi dai piccoli nelle stazioni delle metropolitane, rubando qualche portafoglio e chiedendo l’elemosina inginocchiati per terra sopra un sudicio cartone, se avevano meno di 3 anni. Non è che facessero cifre straordinarie: 500 euro al giorno, come risulterebbe dalle confessioni sui verbali, ma per Fehim e la sua famiglia era un ottimo stipendio. E a dire il vero, lo faceva quasi tutto lei, una ragazzina di 12 anni, che gli inquirenti non hanno mai saputo come si chiamasse veramente, perché aveva un mucchio di nomi falsi e tutte le volte che la fermavano, lei ne dava uno nuovo. Fehim ha detto, con terribile cinismo, che «era una fuoriclasse», rendendo a Madeline o a Uana, o a chiunque lei fosse nella realtà, una statura quasi assurda nella sua iperbole, come se la sua schiavitù potesse appartenere a una categoria superiore. «La sua specialità era lo scippo», avevano confessato gli altri della banda. Ma la cosa più crudele alla fine è che lei e Daniela, proprio come in un romanzo di Dickens, sono le due facce della stessa medaglia, come se fossero quasi la stessa persona o come se avessero la stessa vita, tutt’e due bambine sconfitte, senza un Natale e senza una favola da poter ascoltare.
PIERANGELO SAPEGNO

DISABILI SCHIAVI SCOPERTI IN UNA FABBRICA CINESE

Nello Xinjiang 11 disabili mentali costretti a turni massacranti, con cibo per cani e colpiti per ogni errore, senza ricevere salari né poter andare via. Nel Paese è ancora diffusa la coercizione fisica verso lavoratori, vera schiavitù. Il governo promette di debellarla, ma continuano a emergere casi.

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Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Undici lavoratori disabili mentali per anni sono stati costretti  lavorare come schiavi, secondo fonti di stampa, nella fabbrica della Jiaersi Green Construction Material, nello Xinjiang. Ora la polizia ha chiuso la fabbrica. Ma la gente si chiede come sia possibile che prosegua il grave fenomeno, dopo lo scandalo dello Shanxi nel 2007 e nonostante il governo proclami continui successi nella lotta contro questa moderna schiavitù.
Fonti di stampa riportano che nella fabbrica, che produce materiali di costruzione, gli 11 disabili erano costretti a lavorare per molte ore senza interruzione, erano percossi per ogni protesta o minimo errore, mangiavano cibo per cani, senza ricevere alcuna paga, alcuni da 4 anni. Chi cercava di andare via era ripreso e malmenato.
Il proprietario Li Xinglin risponde che tutti i lavoratori erano assunti con regolare contratto e i disabili erano stati  inviati da un’agenzia del Sichuan che cura i loro interessi. Egli avrebbe pagato all’agenzia 9mila yuan per 5 dei lavoratori e altri 300 yuan al mese per ogni lavoratore.
Pare che la polizia stia cercando il titolare dell’agenzia per arrestarlo, ma è scomparso.
Le autorità ammettono che nella Cina c’è un attivo traffico di esseri umani, che la polizia non riesce a debellare. Il ministero della Pubblica Sicurezza spesso annuncia risultati trionfali: 17mila bambini e donne liberati dalla polizia e 15.673 sospetti arrestati, tra aprile 2009 e settembre 2010. Tra gennaio e luglio 2010 ci sono state 1.238 condanne di morte, all’ergastolo o per pene superiori a 5 anni di carcere, secondo dati ufficiali della Corte Suprema del Popolo. Ma questi dati trionfalistici suscitano perplessità, rispetto alle continue scoperte di lavoratori-schiavi.
Nel 2007 si scoprì che migliaia di bmbini e ragazzi rapiti erano costretti a lavorare in condizioni di schiavitù nella fabbriche di mattoni dell’Henan e dello Shanxi, costretti a lunghe ore di lavoro senza riposi festivi né ferie, lasciati a dormire in stanze fredde, con poco cibo e senza salario, sorvegliati da cani e controllori che li battevano per ogni protesta. Almeno un operaio, disabile mentale, risultò battuto a morte dal sorvegliante perché “non lavorava abbastanza veloce”. Un’indagine parlamentare rivelò esserci circa 53mila lavoratori migranti in oltre 2mila fabbriche illegali di mattoni nel solo Shanxi.
Da allora continuano a emergere casi analoghi, a conferma che il problema non è eliminato. Nel 2007 risultò che in alcune fabbriche di mattoni c’erano interessi diretti di leader politici locali.
Nel maggio 2010 la polizia ha liberato 34 lavoratori-forzati in una fabbrica di mattoni nell’Hebei e ha arrestato 11 persone per avere sequestrato, percosso, minacciato e fatte subire scariche elettriche a lavoratori migranti, per coartarli al lavoro.
Fonte

lunedì 13 dicembre 2010

COME COMBATTERE LA SCHIAVITÙ MODERNA

In questo discorso intenso ma pragmatico, Kevin Bales spiega il giro d'affari della schiavitù moderna, un'economia multimiliardaria che sostiene alcune tra le più spregevoli attività produttive del pianeta. Bales ci mette al corrente di statistiche e di storie personali tratte dalla sua ricerca sul campo e indica quale sarebbe la spesa complessiva per liberare tutti gli schiavi della Terra, oggi stesso.


Translated into Italian by Enrico Pelino
Reviewed by Tonito Solinas
About Kevin Bales
Kevin Bales is the co-founder of Free the Slaves, whose mission is to end all forms of human slavery within the next 25 years. He's the author of "Ending Slavery: How We Free Today's Slaves." Full bio and more links

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Fonte
http://www.freetheslaves.net/

lunedì 6 dicembre 2010

IN AFRICA I BAMBINI NON MANGIANO CACAO. LO RACCOLGONO.

Per 10 dollari gli sfruttatori comprano ragazzini dalle famiglie per ridurli a schiavi da usare nella raccolta dell’alimento più amato dal ricco Occidente.

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Un rapporto indipendente presentato dal Payson Center, un’organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione internazionale, alla Tulane University, denuncia come ancora oggi vengono sfruttati i minori per la raccolta del cacao nell’Africa occidentale. Questo, nonostante da quasi dieci anni sia stato adottato un protocollo d’intesa chiamato “Convenzione di Harkin-Engel”, firmato dai membri dell’industria del cacao per individuare e quindi debellare tutti i casi di sfruttamento del lavoro minorile  in Africa. L’accordo sarebbe dovuto diventare operativo già entro il 2010.

LA TRATTA DELLA CIOCCOLATA - Secondo il rapporto, invece, ancora oggi centinaia di migliaia di bambini verrebbero impiegati nella raccolta del cacao nelle enormi piantagioni presenti nell’intera regione. Nel intero terzo mondo, secondo alcune stime, i minori impiegati in attività lavorative – peraltro mal pagati e spessissimo assai usuranti – sarebbero oggi almeno 100-150 milioni. Questo genere di schiavismo sostanzialmente è riconducibile a due ben precise categorie di lavoro. Quello del settore produttivo, in particolare nell’ambito dell’agricoltura e quello urbano. Nel settore agricolo, questi giovanissimi lavoratori vengono impiegati in ambito familiare, in attività generalmente destinata all’autoconsumo, o nelle grandi piantagioni come braccianti. Nella raccolta del cacao, l’elemento basilare che poi “allieterà” i bambini del mondo occidentale sotto forma di cioccolata, torte, gelati e quant’altro, questa genere di “tratta” coinvolge più di 200 mila bambini all’anno tra i cinque e i quindici anni. Vengono prelevati soprattutto dal Benin, dal Togo, dal Ghana, dalla Nigeria, dal Camerun, dal Burkina Faso. Paesi estremamente poveri dove i figli vengono visti da molti genitori solo come  una fonte di reddito, al pari di una capra o di asino.
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Inutile dire che davanti a tanta disperazione, la prepotenza esercitata dai produttori locali – che spesso fanno capo più o meno direttamente alle numerose multinazionali del settore – ha quasi sempre buon gioco.
10 DOLLARI, IL PREZZO DELLA NOSTRA VERGOGNA - Gli sfruttatori o come li chiamano da quelle parti gli “adulatori”, convincono le famiglie a cedere i loro figli, li comprano ad un prezzo non superiore ai 10 dollari l’uno per poi rivenderli maggiorato ai loro nuovi padroni (100-150 dollari) che li impiegheranno nei campi di raccolta. Ai genitori, inoltre, viene promessa una quota del guadagno del loro figlio. Un guadagno che solitamente è irrisorio oppure del tutto assente, e si riduce ad una brodaglia oppure a qualche miscuglio di cereali poveri per cena. Chi avuto modo di vedere questi poveri disgraziati, racconta di ragazzini coperti di cicatrici, devastati dai morsi degli insetti che nidificano nelle sterpaglie dei campi. Sono vestiti di stracci e se sono tra quelli più fortunati hanno un paio di scarpe fatto di semplice stoffa. I loro nuovi padroni, si trasformano in poco tempo in veri e propri aguzzini. Li recludono come in un campo di concentramento in baracche spesso umide e fatiscenti con porte e finestre sprangate dall’esterno. Sono prigioni che si aprono alle prime luci dell’alba, quando comincia l’ora della raccolta e vengono chiuse a tarda sera, quanto i piccoli schiavi-lavoratori tornano esausti dai campi.
ACCORDI DI CARTA STRACCIA - Le Organizzazioni internazionali e le associazioni umanitarie, negli ultimi anni, hanno raccolto testimonianze – come queste che vi abbiamo raccontato – e condotto inchieste nell’intera regione occidentale del vecchio continente. In molti denunciano il “dramma di alcuni Stati dove la schiavitù infantile sembra ormai inestirpabile” e continua ad essere praticata apertamente in barba alle leggi, ai trattati e al semplice buon senso. Certo, i governi di quei paesi hanno provato a mettersi almeno una mano sulla coscienza. Hanno fimato accordi dove c’è scritto che il lavoro minorile è espressamente vietato. Ma la coscienza, evidentemente, ha un prezzo nemmeno troppo caro. Quei pochi dollari che serviranno a rubare forse per sempre un ragazzino alla sua famiglia e a renderlo, di fatto, uno schiavo. Pensiamoci la prossima volta che con gusto mangeremo un pezzo di cioccolata, forse, avvertiremo che il suo sapore non è poi così tanto dolce.
Fonte

domenica 5 dicembre 2010

FORO INTERNACIONAL DE LA JUSTICIA CLIMÁTICA

Cancun 5-10 dicembre 2010

Sono arrivate in nottata a Cancun le carovane che nei 10 giorni precedenti la COP16 hanno attraversato il Messico per mettere in luce le principali lotte contro i cambiamenti climatici e le speculazioni sulle risorse naturali.

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Qualche centinaio di attivisti messicani e internazionali hanno traversato da San Luis Potosi' a Hidalgo, per vedere con i propri occhi come l'agricoltura da esportazione inquina fiumi e terre con fertilizzanti e pesticidi, e come le comunita' combattono contro i rifiuti tossici. Continua

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