giovedì 27 maggio 2010

HAITI: UNA NAZIONE IN PERICOLO

In una Haiti già devastata dal terremoto, un'altra potenziale crisi sta minacciando i fortunati sopravvissuti alla catastrofe naturale: le malattie infettive. Circa 300.000 persone sono morte a causa del terremoto e il numero potrebbe continuare a crescere qualora i soccorsi sanitari non riuscissero ad arginare la diffusione delle malattie che si profilano all'orizzonte. "Nel Paese c'è carenza di una assistenza adeguata a livello amministrativo", ha detto Ziad Sifri, medico, assistente chirurgo presso l'Università di Medicina e Odontoiatria del New Jersey, appena rientrato da una missione umanitaria ad Haiti."L'assistenza sanitaria è decisamente scarsa, i rifornimenti di prodotti e apparecchiature mediche abbondano in alcune zone dove non ce n'è estremo bisogno, mentre mancano in altre aree dove invece sarebbero assai utili."
Le infrastrutture della capitale Port-au-Prince sono distrutte, l'acqua potabile è praticamente inesistente, e i liquami di escrementi umani che scorrono lungo le strade creano le condizioni ideali per la formazione e la diffusione di malattie. La gente vive quasi ammassata in tendopoli di fortuna, e un'infezione non diagnosticata può diffondersi in maniera esponenziale.
"L'ostacolo maggiore è la mancanza di coordinamento dell'assistenza sanitaria tra le diverse organizzazioni umanitarie e il personale locale", racconta il Dott. Sifri. «L'assistenza infermieristica notturna è scarsa o inesistente, le unità di terapia intensiva non sono dotate dei dispositivi di monitoraggio adeguati, così è impossibile prendersi cura dei pazienti malati e il trasferimento di quelli che presentano lesioni complesse e richiedono livelli di trattamento più specifico è risultato estremamente difficile.»

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L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente riportato che le infezioni respiratorie hanno sostituito traumi e lesioni come causa primaria dei ricoveri nelle cliniche ospedaliere del Paese dopo il terremoto. Haiti si ritrova in questo momento nel bel mezzo della stagione delle piogge: le zanzare aggiungono la minaccia della malaria, del dengue e della febbre tifoidea alla crescente lista dei pericoli.
«A mio parere, le probabilità di crescita di focolai di malattie infettive è ridotta in alcune zone ma molto alta in altre», sostiene il Dott. Sifri. «Abbiamo incontrato i rappresentanti dell'OMS, ci hanno promesso di vaccinare i pazienti rimasti feriti durante il terremoto e tutti quelli che vivono in aree affollate prive di misure igieniche adeguate.»
Anche prima del terremoto, l'aspettativa della vita media di Haiti era la più corta dell'intero continente americano, pari a 61,5 anni. Anche il tasso di mortalità generale - 21,1 per 1000 individui - e quello di mortalità materna erano i più alti della regione, mentre un neonato su dodici non riesce ad arrivare al quinto anno di vita.
Il rapporto dell'OMS documenta che prima del terremoto circa il 30% dei decessi venivano causati da malattie infettive prevenibili. Le malattie infettive trasmesse da insetti vettori e in particolare dalla zanzara - come la malaria e il dengue - erano comuni, e le malattie infettive come l'AIDS e la tubercolosi risultavano tra le prime cause dei decessi.
I problemi igienico-sanitari hanno afflitto l'isola anche in passato: si stima che nel 2009 il 45% del Paese non avesse accesso all'acqua potabile mentre l'83% non ricevesse cure mediche adeguate. I risultati delle operazioni di soccorso dopo il terremoto stanno cominciando a porre rimedio a questa terribile situazione, ma c'è ancora molto da fare. «Il mio cuore è rimasto lì, con il popolo haitiano. Stanno vivendo un dolore e una sofferenza indescrivibili senza avere nessuna colpa", conclude il medico statunitense. «Il mondo intero deve ricordarsi di Haiti perché Haiti ha bisogno di tutto il mondo.»
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Articolo di Seth Kandel apparso il 21 maggio su Infection Disease Special Edition (richiede registrazione gratuita). Ripreso da Repeating Islands: spazio collettivo al femminile di riflessioni e notizie su arte, letteratura, cultura e attualità dell'area caraibica.
DI SETH KANDEL, TRADUZIONE DI BEA BORGATO

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