martedì 1 marzo 2011

LA CINA SCEGLIE DI FARE CRESCERE MENO IL PIL PER RIDURRE LE EMISSIONI

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Incredibile, ma vero, il secondo paese del mondo ha deciso di non mettere più la crescita economica al di sopra di ogni altra cosa.
Il primo ministro cinese Wen Jabao ha annunciato che il piano economico 2011-2015 prevederà una crescita "solo" del 7% invece che dell' 8%.
Si potrebbe sorridere davanti a queste cifre, ma bisogna tenere conto che l' 1% del PIL cinese supera i 30 miliardi di $ e l' 1% di emissioni in meno ogni anno potrebbe alleggerire l'atmosfera di qualcosa come 500 milioni di t di CO2.
Ma non è tanto questo il punto, bensì il fatto che per la prima volta, non lo stato del Buthan (1), ma una grande superpotenza economica mette in discussione il mito della crescita illimitata.
Sentite cosa dice il premier cinese:
«Non possiamo assolutamente sacrificare l'ambiente per pagare il prezzo di uno sviluppo ad alta velocità, per avere uno sviluppo cieco e così creare una sovracapacità e generare un'ulteriore pressione sull'ambiente e sulle risorse. Questo sviluppo economico è insostenibile
Se Wen Jabao oggi ripete quello che in questo blog si sta cercando di dire da 4 anni e mezzo, quale misero economista, banchiere o CEO potrà contraddirlo? Forse si tratta di greenwashing, ma intanto il primo ministro ha fatto affermazioni nette e impegnative, parlando di numeri e non di farfalle.
Forse qualcosa si sta muovendo. Non è ancora la decrescita, certo, ma è un buon inizio. Incredibile, ma vero, il secondo paese del mondo ha deciso di non mettere più la crescita economica al di sopra di ogni altra cosa.
1) Il re del Bhutan ha avuto il grande privilegio essere tra i primi, dopo Robert Kannedy, a mettere in discussione il valore del PIL come misura di vero progresso e per questo ha inventato il parametro della felicità interna lorda. Un'idea geniale partorita però purtroppo in un paese troppo piccolo per avere un'influenza sulla scala economica mondiale.

Marco Pagani

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