giovedì 16 settembre 2010

L'UTOPIA COME PROGETTO DI EMERGENCY

Gino_Strada
Image by paperoga via Flickr
Il raduno nazionale di Emergency a Firenze si è concluso con un documento che fa appello al valore dell'uguaglianza come fondamento delle azioni future.
Gino Strada, fondatore di Emergency: ”… lo scopo della medicina è in fondo quello di fare stare bene, così come lo scopo di una società civile è far vivere bene i cittadini.
….Io so che le utopie sono le cose che non si sono ancora realizzate. Nel XVII secolo la fine della schiavitù era un'utopia.
L'utopia è qualcosa che non si è ancora fatto e che si deve fare. Io la considero come una urgente, urgentissima priorità. Dobbiamo riuscire a cambiarlo questo mondo - e non sto delirando -, non solo ad auspicarci che possa cambiare, perché non c'è più molto tempo prima della catastrofe. E la catastrofe succede, prima o poi. Come nella vignetta di Vauro su Emergency e la battaglia per la pace: la colomba, il ramoscello di ulivo in bocca e il peperoncino nel culo. Noi abbiamo il ramoscello di ulivo in bocca, dobbiamo fare il resto.
… Bisogna operare una chirurgia mentale per dimenticarci del mondo reale. Non significa essere sognatori o pirla: se continuiamo ad avvitarci nella logica del mondo reale si resta in un circolo vizioso di delusione, frustrazione, immobilità. E' il momento di cominciare a fare 'come se'... Bisogna fare come se chi ha calpestato questi diritti e questi principi non esistessero, non fossero gli interlocutori, i punti di riferimento. I punti di riferimento sono i nostri concittadini. Bisogna appassionarsi a questo mondo, amare i progetti prima ancora di farli.
…. E' un'utopia delle possibilità. Non sarà facile, ci vorrà tempo. Io non la vedrò, ma credo che lo dobbiamo a chi oggi ha vent'anni, a chi oggi ha un anno. Non si può passare un testimone schifoso alle nuove generazioni. La staffetta di civiltà dei nostri padri si è interrotta. L'impegno di Emergency, il prossimo anno dovrà essere quello di diffondere quel manifesto. Come? Nell'unico modo possibile, col nostro lavoro pratico di costruzione di diritti umani anche in Italia. Ricevere in mano il volantino ha un effetto diverso che darlo a chi è stato curato, visitato, ascoltato in uno degli ambulatori mobili. Bisogna mettere insieme queste due cose: la pratica dei diritti umani e la comprensione della valenza di questa pratica. Il nostro non è un manifesto ideologico, ma un cartellino con il gruppo sanguigno, o la dichiarazione della donazione di organi. Questi sono i nostri valori e non sono negoziabili. Se riusciamo nella realizzazione di questo progetto, allora buon viaggio, Emergency".

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