martedì 15 settembre 2009

YEMEN EDEN

La scrittrice colombiana Laura Restrepo, nostra amica di cuore e di idee, è stata incaricata da Medici senza Frontiere di viaggiare attraverso lo Yemen per poi raccontare quello che là avesse visto, ascoltato e sentito.

Ottobre 2008. Sulla costa di Shimbelle un gruppo di somali sale su un barcone diretto nello Yemen. Quest’anno il mare ha già fatto oltre 200 vittime. (Alixandra Fazzina)

Il racconto di questa esperienza è stato adesso pubblicato ne “El País semanal”, un reportage impressionate come, in principio, qualsiasi altro che si possa fare in Africa, ma l’arte narrativa di Laura, rifiutando, come è nella sua natura di scrittrice, gli effetti emotivi di una scrittura che facesse appello intenzionalmente al lettore, preferisce esprimersi attraverso un’ostinata ricerca della realtà attingibile da pochi.

New refugees are arriving every day

Le descrizioni dell’arrivo di barche dalla Somalia, sovraccariche di fuggitivi che sperano di trovare in Yemen la soluzione alle difficoltà che li spingono per mare, sono di una rara efficacia informativa.

A Somali child has collapsed with heat exhaustion

Arrivano in esse come sempre uomini, donne e bambini, ma Laura Resptrepo non tarda a mostrarci come sia possibile parlare di uomini senza essere obbligati a parlare delle donne e dei bambini che sono con loro, ma non sarebbe possibile parlare dei bambini se non si parlasse anche, e soprattutto, delle mamme che li portano, alle volte ancora nella pancia.

 Somali refugees being transported in truck in Yemen

Le situazioni che affrontano queste donne sbarcando in Yemen costituiscono un catalogo completo di umiliazioni morali e fisiche a cui sono destinate per il solo fatto di essere nate donne.

 A Somali refugee in Yemen carries a water container

Dietro ogni parola scritta da Laura ci sono lacrime, gemiti e grida che sarebbero capaci ti toglierci il sonno se la nostra flessibile coscienza non si fosse abituata all’idea che il mondo va dove vogliono quelli che lo dominano e che per noi sarà già tanto coltivare il nostro giardino il meglio possibile, senza provare a preoccuparci di quello che succede dall’altra parte del muro. Questa, sì, è la storia più vecchia del mondo.

José Saramago

Guarda il video del reportage

3 commenti:

Nicole ha detto...

Volevo lasciare dei commenti al tuo bellissimo post in prima pagina, ma i commenti sono disabilitati.
Ad ogni modo volevo dirti: Grazie di esistere, grazie di essere un cane sciolto; grazie a persone coraggiose come te, che mi alzo ancora la mattina.
Il coraggio delle proprie idee è un lusso impagabile, destinato a pochi.

Anonimo ha detto...

Ciao Catone,
sei un grande e ho deciso di fare un po di pubblicità ai tuoi post che sono sempre interessanti.
Ciao ciao

catone ha detto...

@ Nicole
Non so che dire. Le tue parole mi lasciano attonito. Forse hai esagerato un pò. Comunque penso che ci siano tante persone che ancora usano la materia cerebrale di cui sono dotati. Grazie comunque per i complimenti.
Un caro saluto

@ Massimo
Ancora grazie. Non penso di meritare appellativi del genere, ma sono comunque contento che tu ritenga interessanti i miei post e che tu voglia pubblicizzarli.
Un caro saluto anche a te

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