venerdì 3 aprile 2009

AMAZZONIA: IL POLMONE DEL MONDO AL COLLASSO

desertoverde[1]

50 esperti di otto nazioni hanno elaborato, recentemente, la diagnosi scientifica del bacino più grande del continente americano: quello amazzonico. Secondo lo studio, attualmente viene deforestata ogni minuto una superficie di Amazzonia equivalente a oltre 10 campi da calcio al minuto. Questo accade di ora in ora, di giorno in giorno, di anno in anno. Gli stati che comprendono al loro interno zone amazzoniche dovrebbero stabilire strumenti di tutela territoriale, al fine di evitare la sua totale distruzione.
Chi immagina il grande polmone del pianeta sul punto di collassare non è lontano dalla realtà. Il bacino amazzonico, il più grande del continente americano, divisa tra otto nazioni sudamericane, è al limite della devastazione.
E' quanto sostiene la relazione GEO Amazzonia, compilata recentemente da 150 investigatori convocati dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ecosistema e dall’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica. Sono il risultato di due anni di ricerche serie e scientifiche, più che preoccupanti.
In conformità con il rapporto GEO Amazzonia, il cambiamento climatico minaccia in maniera seria la regione; l’allevamento, le nuove popolazioni, l’avanzamento della frontiera agricola accelerano la trasformazione dei suoli; i boschi si stanno riducendo del 17%, il disboscamento ha spianato più di 857 mila chilometri quadrati di alberi e la perdita di acqua mette in pericolo anche la vita umana.


Il bacino Amazzonico è malato

Il bacino amazzonico, il più grande del continente americano, è al punto di collassare. Secondo la relazione GEO Amazzonia, sono diversi gli aspetti che minacciano la regione. Tra le altre cose, si includono come minacce gli insediamenti minerari non sostenibili ubicati nelle zone in cui nascono i corsi d'acqua del bacino, gli immensi campi coltivati per produrre agro combustibili, la contaminazione prodotta dalla produzione di pasta bianca di cocaina nelle zone di narcotraffico, i campi petroliferi e moltri altri disastri ambientali.
Il rapporto GEO Amazzonia riguarda le aree amazzoniche di Colombia, Bolivia, Brasile, Perù, Ecuador, Guyana, Venezuela e Suriname, e “dimostra che l’Amazzonia sta cambiando ad un ritmo accelerato”. Tuttavia, ci sono segnali consistenti della volontà dei governi dell'area di mettere in atto misure che possano mitigare l’impatto di tali attività sull'Amazzonia.
GEO Amazzonia propone svariate strategie per affrontare le sfide e si appella all’integrazione delle nazioni amazzoniche a condividere una visione integrata, a dare priorità alle misure ambientali, ai temi regionali – come la conservazione dei bacini - a disegnare strategie di gestione condivisa delle risorse e di uso sostenibile ed efficiente degli ecosistemi portatori di vita, e chiama, inoltre, ad irrobustire le istituzioni ambientali nonché l’educazione ambientale ed alla sostenibilità a tutti i livelli.
Il rapporto GEO Amazzonia è un’ultima chiamata all’attenzione dei governi ed agli abitanti della regione, uno dei molti gridi d’allarme fatti negli ultimi tempi attorno all'Amazzonia dinanzi all’indifferente sordità globalizzata. Tuttavia, al ritmo di deforestazione che si viene registrando, di circa dieci campi da calcio al minuto di boschi tropicali, le azioni non possono semplicemente sperare nel futuro.
L'unica via può essere quella dell'azione immediata, esigendo dalle autorità modelli di sviluppo sostenibile, perché non ci sono solo il rischio per la fauna e la flora o per i fiumi, ma anche per la salute umana di tutto un continente che ha bisogno di questa enorme fabbrica di aria ed acqua pure, che è la grande Amazzonia.


da: Ecoportal


2 commenti:

Le Favà ha detto...

Se si imparasse a dare nello stesso modo con cui si prende, sarebbe tutto migliore. Ma tutto.

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Siamo0 alle solite: non esiste una coscienza del livello di rischio ambientale a cui siamo arrivati. E una foresta, una voltA DISTRUTTA, SI RICOSTRUISCE SOLO IN TEMPI GEOLOGICI...

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