venerdì 3 aprile 2009

GAZA, LA VERA GUERRA È PER L’ORO AZZURRO

metano

Sotto le acque del Mar Mediterraneo, a circa 30 chilometri dalla Striscia di Gaza, ci sono 1,4 miliardi di metri cubi di gas che attendono di essere sfruttati. Il giacimento appartiene ufficialmente ai territori palestinesi, ma gli israeliani vogliono assolutamente prenderne possesso. E’ questo il vero motivo dell’attacco sferrato circa tre mesi fa dalle forze di Israele sul territorio della Striscia di Gaza. La tesi è di Michel Chossudovsky, professore di economia all’università di Ottawa, in Canada: “L’invasione militare della striscia di Gaza da parte delle forze israeliane – ha scritto Chossudovsky - è direttamente legata al possesso e al controllo delle riserve strategiche di gas in mare”. Se per l’economista canadese il collegamento tra l’oro azzurro e la guerra è diretto ed evidente, per altri esperti il gas della Striscia di Gaza fornirebbe solo il 10% del fabbisogno energetico israeliano. E dunque non avrebbe causato il conflitto.

Diritto palestinese - Scoperto nel 2000, il giacimento vale circa 4 miliardi di dollari. Gli accordi di Oslo sancirono che si trattava di una risorsa palestinese e la affidarono all’Anp di Yasser Arafat. Il diritto di sfruttare per 25 anni il giacimento fu acquistato da British Gas e dalla greco-libanese Consolidated Contractors International Company, di proprietà delle famiglie libanesi Sabbagh e Koury. Le due società avrebbero dovuto ricevere rispettivamente il 60% e il 30% dei profitti, il restante 10% sarebbe invece andato all’Autorità palestinese. Ma secondo Chossudovsky “la morte di Arafat, l’elezione del governo di Hamas e la rovina dell’Anp hanno permesso a Israele di stabilire un controllo di fatto sulle riserve di gas della costa di Gaza”.

Equilibrismi - Nel 2001 Ariel Sharon, primo ministro israeliano, dichiarò che il suo Paese “non avrebbe mai comprato gas dalla Palestina”, una scelta pensata per impedire che i proventi del gas arrivassero nelle tasche dei politici palestinesi. Nel 2006 British Gas sembrava pronta a concludere un accordo per vendere il metano all’Egitto, escludendo dall’affare Israele. A quel punto intervenne Tony Blair, allora primo ministro britannico, che chiese alla British Gas di offrire a Tel Aviv una seconda possibilità. Nel 2007, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Times, British Gas era pronta a firmare un accordo per vendere gas ad Israele. Il contratto prevedeva una fornitura di 15 anni, per una valore complessivo di 4 miliardi di dollari. Con questa intesa ci sarebbe stato abbastanza gas per soddisfare il 10% del fabbisogno energetico israeliano e i palestinesi avrebbero ricevuto royalties per un totale di un miliardo di dollari. L’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert si era detto pronto a riconoscere il diritto palestinese sul gas, ma rifiutando di dare “soldi ai terroristi”. La proposta fatta a British Gas per sostituire l’accordo del ‘99 prevedeva che la società britannica avrebbe pagato i palestinesi non in moneta ma in beni e servizi. Inoltre, il gas avrebbe dovuto essere convogliato nei gasdotti israeliani. In questo modo Israele avrebbe potuto acquistare parte del gas, ottenere il controllo sulle vendite ed evitare di versare soldi ai palestinesi.
Ma la proposta cadde. “Il governo di Tel Aviv – spiega Chossudovsky - voleva trovare un accordo diretto con British Gas, aggirando sia Hamas che l’Autorità Palestinese. Il vero obiettivo era annullare il contratto firmato nel ‘99”.

Intrappolato - A nove anni dalla scoperta, il gas di Gaza giace ancora intatto sotto le acque del Mediterraneo. Nel frattempo israeliani e palestinesi sono tornati a combattere. Il 27 dicembre del 2008 il governo di Tel Aviv ha lanciato sulla Striscia l’offensiva “piombo fuso”, un’operazione militare durata 22 giorni, che ha causato la morte di migliaia di persone . Il futuro del gas palestinese dipenderà dal grado di controllo che gli israeliani manterranno sulla zona. Secondo Chossudovsky, “l’occupazione militare di Gaza ha lo scopo di trasferire la sovranità dei giacimenti di gas ad Israele, in violazione del diritto internazionale”. Frattanto in Israele ci sono state le elezioni. Nel febbraio scorso il presidente Shimon Peres ha affidato a Benjamin Netanyhau, leader del partito conservatore del Likud, il compito di formare il nuovo governo. La questione del gas palestinese non è ancora stata trattata. Almeno ufficialmente.

3 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Interessante la tesi di Chossudovsky. Probabilmente, anche se non fosse la causa principale, una parte di motivazione all'attacco da parte di Israele può anche starci.

il monticiano ha detto...

Ecco, la chiarezza di questo post, dettagliato e preciso mi aiuta a capire molte più cose.
Le spiegazioni di una guerra insensata le trovi, pensa un pò, in quello che c'è nei giacimenti di terra e di mare e che fa gola a troppi.
Grazie catone.Altro che le mie storie vere o parzialmente vere.

Le Favà ha detto...

Come si dice. A pensare male spesso si ha ragione.

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