Le vicende saltate agli onori della cronaca negli ultimi anni fanno pensare di sì. La continua e spasmodica allerta lanciata dalla destra sulla sicurezza degli italiani ha fatto sì che la paura si sia insinuata nei meandri del cervello, senza veramente capire perché si dovrebbe aver paura.
La paura è una brutta bestia e su di essa fanno leva quei cori ottusi di barbari padani che aprono la bocca per sputare sentenze (che definirei da Bar dello Sport), se non fosse che a sputarle sono degli “onorevoli” se non addirittura dei ministri.
Affermare, ad esempio che l’immigrazione ruba lavoro agli italiani o che i reati sono da iscriversi in gran parte agli extracomunitari dimostra la povertà mentale di questi signori, rimasti qualche gradino sotto nella scala dell’evoluzione darwiniana.
Le statistiche hanno sempre confermato che in Italia il lavoro svolto dagli immigrati è quello trascurato dalle giovani generazioni nostrane (agricoltura, edilizia, industria ad alto rischio infortuni o malattie professionali) e il problema sicurezza è inferiore agli altri paesi europei.
La paura provoca angoscia, spesso senza motivo apparente, e questa da origine al fenomeno dell’autodifesa verso il mondo che ci circonda e dalle cui insidie ci sentiamo accerchiati. E allora quale può essere il nostro nemico, se non chi è diverso da noi, per colore, per lingua, per cultura, per situazione economica.
Qualche decennio fa, quando si vedeva una persona di colore (odio questo termine, lo trovo un non senso, perché anche il bianco è un colore) si provava curiosità e rispetto (erano quasi sempre studenti africani o asiatici e quindi dotati di possibilità economica), ora, da quando la miseria e le guerre del sud delle Terra hanno gettato sulle nostre rive migliaia e migliaia di poveri cristi in cerca di lavoro e dignità sono loro, i diversi, che ci fanno diventare razzisti. In realtà non sono loro, ma quello che loro rappresentano, la povertà:
- la povertà che ci fa paura,
- la povertà che ci ricorda come eravamo e come potremmo ritornare ad essere,
- la povertà che, in questa società senza valori e senza valore, priva l'essere umano anche dei diritti più elementari
- la povertà che disprezziamo perché fa sentire inferiori, proprio come noi sentiamo loro.
Il nostro è razzismo verso il povero.
Questo può manifestarsi anche da parte di soggetti che dovrebbero essere preposti alla salvaguardia dei diritti dei cittadini, ma che, proprio per i motivi sopra citati e forti della loro autorità, si sono sentiti cacciatori verso una preda indifesa.
Mi sto riferendo al caso di
Emmanuel Bonsu picchiato senza motivo da vigili urbani di Parma (su 10 indagati, 4 sono finiti ieri agli arresti domiciliari).
Le accuse sono pesanti: sequestro di persona, percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d'ufficio, il tutto con l'aggravante dell'abuso di potere.
La foto trofeo, scattata nella notte del 29 settembre 2008 al comando di via del Taglio dei vigili urbani (e ritrovata sul computer del comando) è inequivocabile:
uno degli indagati è in posa vicino al ragazzo ghanese fermato, pestato e insultato dopo essere stato scambiato per uno spacciatore. Il vigile gli tiene la testa con la mano mentre il giovane, umiliato, guarda a terra.
Chiedo scusa a questo ragazzo e alla sua famiglia (il sindaco PIETRO VIGNALI non lo ha fatto), chiedo scusa a tutti gli immigrati umiliati, derisi, oltraggiati, sfruttati.
Gli Italiani non sono, per nostra e per loro fortuna, tutti così cerebrolesi.
Voglio unirmi alle parole di Gennaro Carotenuto, quando afferma:” Se la feccia bianca nella foto non sarà radiata, condannata, punita davvero è la fine della convivenza civile in questo paese”.
intervista a Emmanuel Bonsu
1 commento:
La crisi morale/economica/sociale/finanziaria ci ha fatto perdere il senno...
cristianbelcastro.blogspot.com
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