martedì 19 aprile 2011

SIRIA, DOPO IL CAOS L’INFERNO

Scontri e vittime a Lattakia, Homs e Damasco

Bagni di sangue stanotte a Lattakia, Homs, Damasco. Cosi iniziano le riforme annunciate dal presidente siriano Bachar al Assad con tono superbo. Senza mostrare nessun dispiacere per le vittime di questa rivoluzione siriana il presidente Bashar mostra invece attraverso la repressione e i massacri la debolezza di un regime che sembra essere arrivato alla fine. Il caos di qualche giorno fa si e' trasformato in inferno.


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Si fa fatica a scrivere il numero delle vittime della scorsa notte quando alcuni dei loro nomi rimbombano nella mente perche' implorati per le strade della capitale da madri che piangendo ne cercano il corpo mentre le forze di sicurezza continuano a sparare senza pieta'. Fadi Samra, Rami Guendakji, Khaled Said, Mohammad Bilal Saka, Radwan Deeb, Salah al Yahya. Musa al Deeb, Khaled al Wazir sono alcuni dei nomi che che fanno eco per le strade deserte della citta' . Testimoni oculari parlano di duecento vittime , di cui 80 ad Homs, 50 a Damasco e una ventina a Lattakia. Molti sono i dispersi.
"Abbiamo l'ordine di uccidere ogni persona che e' contro il regime o contro il presidente e ogni persona che si riunisce nelle piazze principali", dice un poliziotto siriano. Intanto a Damasco le donne hanno inziato la loro intifada gettando dai balconi pietre e bombole di gas contro le forze di sicurezza che sono sempre piu numerose in strada mentre qualcuno parla di una divisione dell'esercito. "Non possiamo rischiare di scendere per le strade, dice Umm Mohammad, una donna di cinquant'anni, - abbiamo dei bambini. cosi contribuiamo alla lotta stando nelle nostre case".
Un medico dell'ospedale nazionale di Lattakia racconta: ''Abbiamo paura di uscire per strada e soccorrere i feriti perché i poliziotti ci sparano contro. Ma noi dobbiamo fare il nostro lavoro che e' quello di soccorrere le vittime anche perché le ferite potrebbero presto portare ad infezioni".
Le famiglie delle vittime a Lattakia e ad Homs con un sit in davanti agli ospedali chiedono che i familiari siano soccorsi mentre ad Aleppo si spara sulla folla. A nulla é servito venerdi scorso l'annullamento del giorno festivo da parte del presidente che aveva invitato tutti invece a recarsi al lavoro e a scuola.
Mentre il mondo, ossessionato da una probabile ondata di estremismo nel Paese che potrebbe nuocere alla sicurezza dello Stato ebraico, e' in silenzio davanti ai crimini di Bachar, qualcuno in Siria dice che tra poche settimane se si va avanti cosi non ci sara' nemmeno più pane nel Paese.
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