sabato 28 novembre 2009

MESSICO:FEMMINICIDIO, UNA GUERRA NASCOSTA (2)

AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO parte II°

"Non c’è niente di potenzialmente più sporco di una guerra nascosta”

Susan Sontag

Clara Ferri

Michoacán
Il 2 maggio 2007, con il pretesto di catturare gli assassini di cinque soldati impegnati in operazioni contro il narcotraffico nello Stato di Michoacán, l’esercito messicano arriva al punto di saccheggiare le case degli abitanti di Nocupétaro e sequestrare quattro lavoratrici minorenni e la proprietaria del ristorante locale “La Estrellita”, Carmela Gamiño, sospettata di avere dei nessi con la banda narcotrafficante de Los Zetas.

Le ragazze e la donna, arrestate alle 8 di mattina, vengono caricate su un elicottero, dove i militari minacciano di gettarle in mare e iniziano le percosse e le molestie sessuali: le giovani donne vengono narcotizzate e sequestrate per ben 3 giorni. Mantenute con la testa coperta, sono violentate e minacciate di rappresaglie contro le loro famiglie. Per i successivi undici giorni, restano agli arresti presso il Carcere Minorile di Morelia, da dove escono accompagnate da membri della CNDH e dai genitori.

Racconta una di loro: «io e una collega indossavamo la minigonna e ce l’hanno tirata su. Ci hanno tirato giù le mutandine e hanno iniziato a toccarci […] Ci hanno tenute tutta la mattina del 2 maggio in casa di Carmela. Alle tre o quattro di mattina ci hanno caricate con le mani legate dietro la schiena su un elicottero, spingendoci brutalmente […] Mi hanno dato dei calci in tutto il corpo. Uno di loro mi è saltato addosso per toccarmi tutta.»9.

I soldati le intimidivano a suon di frasi del genere: «Adesso ve la vedrete bella, troiette del cazzo, figlie di puttana, in fin dei conti è quello che volevate; farete una brutta fine!»10
L’ex generale José Francisco Gallardo Rodríguez, che nel 1993 fu detenuto per aver denunciato la violazione dei diritti umani nell’esercito, afferma che «l’esercito storicamente è sempre stato “intoccabile”. La differenza adesso è che ha una partecipazione attiva in compiti che non gli competono: pubblica sicurezza e lotta al narcotraffico […]

L’impunità inizia fin da quando i militari deambulano nelle comunità indigene violando i diritti umani di donne, uomini e bambini senza che ci sia un’autorità che li sanzioni, perché chi compie questi delitti viene giudicato da tribunali militari per “offesa alla disciplina militare”, non per le violenze sessuali contro le donne».11

Chimalhuacán
Agghiacciante è il caso di Angela Solanch, un’adolescente di 13 anni, residente a Chimalhuacán, nello Stato del Messico (uno stato federale che circonda il Distretto Federale, sede amministrativa della capitale, Città del Messico). Violentata da un poliziotto statale, Daniel Tenorio Buendía, decide di denunciarlo e due anni dopo lo stupratore viene condannato a undici anni di detenzione.

Nell’agosto 2006 sua moglie, Rosario Itzel Carrasco Castillo, decide di vendicarsi e ingaggia con 50 mila pesos quattro ex colleghi del marito (Luis Ramón Félix de la O, Martín Amaya Barrera, Francisco Daniel Ledesma Nava e Román Marcos Mendoza Gallardo) e un quinto uomo per sequestrare, violentare, torturare e infine uccidere la vittima dello stupro. 12

È sintomatico che sia proprio una donna ad acquisire il modus operandi tipicamente maschile. Il gioco è fatto, il messaggio è passato ed è stato assimilato: sesso, tortura e femminicidio sono solo delle tappe di un complesso processo di vendetta e riaffermazione del potere, sempre più all’ordine del giorno. Non si tratta, dunque, di un retaggio di società retrograde, bensì di un’involuzione verso la quale si stanno dirigendo le società postmoderne, in cui il sesso è più che mai merce di scambio e strumento di potere.

VIOLENZA SULLE INDIGENE
Nel 2002 il Centro de Derechos Humanos Agustín Pro Juárez ha registrato 52 casi di donne indigene violentate da militari, solo negli Stati di Guerrero e Veracruz. Secondo la relazione di Comunicación e Información sobre la Mujer, A.C. (CIMAC), dal 1994 al 2006 si sono verificate 86 violenze sessuali da parte di soldati13.

Martha Figueroa del Colectivo Mujeres de San Cristóbal sostiene che «esiste un modello di comportamento dei militari nei casi di violenze sessuali a donne indigene nelle zone in cui ci sono dei conflitti interni e l’esercito agisce come repressore e controllatore: perseguitano qualcuno, violentano qualche donna e, di fronte alla denuncia, la risposta è negare, osteggiare, criminalizzare la vittima, dicendo che cerca di discreditare l’istituzione castrense» 14.

Secondo la ricercatrice del Centro de Investigación y de Estudios Superiores en Antropología Social (CIESAS) e coordinatrice del Seminario “Genere e Etnicidio” Rosalva Aída Hernández Castillo, «i corpi delle donne indigene sono diventati un campo di battaglia per un governo patriarcale che sviluppa una guerra non dichiarata contro il movimento indigeno. […]

La partecipazione delle donne nel movimento zapatista e in movimenti come quelli di Atenco e di Oaxaca ha stravolto i ruoli di genere all’interno delle comunità e messo in discussione le politiche escludenti dello Stato messicano. Non è dunque casuale che davanti al “pericolo destabilizzatore”, i poteri locali e nazionali concentrino la loro violenza sulle donne.

Il nuovo colonialismo del governo messicano si sta avvalendo della violenza sessuale per seminare il terrore e intimidire le donne organizzate. […] Da un’ideologia patriarcale, che continua a considerare le donne come oggetti sessuali e come depositarie dell’onore familiare, lo stupro, la tortura sessuale e le mutilazioni corporali sono un attacco a tutti gli uomini del gruppo nemico» 15.
Maylei Blackwell, infine, sostiene che «lo stupro è una colonizzazione intima che degrada la sessualità delle donne indigene. Se in passato i loro corpi sono stati la materia prima per forgiare la nazione meticcia, adesso sono lo spazio di disputa per poter dar continuità a un progetto neocolonialista»16.
È triste e lunghissima la lista dei casi di indigene stuprate dalla polizia e dall’esercito e tutti sono caratterizzati da una totale impunità.

Il 4 giugno 1994 tre sorelle indigene tzeltales di 12, 15 e 17 anni vengono violentate ad Altamirano, nello Stato del Chiapas, da un gruppo di soldati che partecipano ad azioni militari contro l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Il 10 giugno 1997 dodici indigene zapotecas della zona de los Loxicha dello Stato di Oaxaca vengono violentate da soldati.
Il 3 dicembre 1997 Aurelia Méndez Ramírez e Delfina Flores Aguilar, indigene tlapanecas, sono violentate da cinque soldati a Zopilotepec, nel Municipio di Atixtac, Stato di Guerrero.
Il 21 aprile 1999 Victoriana Vázquez Sánchez, di 50 anni, e Francisca Santos Pablo, di 33 anni, entrambe indigene mixtecas, vengono violentate da membri dell’esercito a Barrio Nuevo San José, nel Municipio di Tlacoachixtlahuaca, Stato di Guerrero.

Il 16 febbraio 2002 Valentina Rosendo Cantú, indigena tlapaneca di 17 anni, viene violentata a Barranca del Bejuco, nel Municipio di Acatepec, Stato di Guerrero, da otto soldati del 41º Battaglione di Fanteria.
Il 22 marzo 2002 Inés Hernández Ortega, indigena tlapaneca di 27 anni, è violentata da undici soldati a Barranca Tecuani, nel Municipio di Ayutla de los Libres, Stato di Guerrero.

Fonte

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