sabato 21 novembre 2009

LE OLIMPIADI E GLI ULTIMI

UNA TESTIMONIANZA DAL BRASILE

“Sono Giovanna, vivo qui in Brasile dal 2004 come volontaria per alcune associazioni che si occupano di bambini e bambine madri. Sono stata 2 anni a San Paolo e da 2 anni vivo a Rio de Janeiro. Come posso trasmettervi il fascino di questo popolo brasiliano?

Innanzitutto devo dire che negli anni ho imparato a vivere l’accoglienza, la convivialità, la festa, le dimensioni comunitarie. Una lezione che nel nostro mondo travolto dal superfluo diviene provocazione quando in gruppo a piedi scalzi, davanti alle baracche la gente canta danzando a ritmo di samba. Questa lezione nasce da qualcosa di piu’ profondo che ci mette in discussione.

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uno striscione durante una manifestazione del 2008 contro la riduzione della "maggiore età penale" (possibilità di arresto anche per i minori)

Rio de Janeiro è come San Paolo: due grandi metropoli del Brasile, dove di notte nessuno dorme. Nella favela perche’ hanno fame e nei quartieri ricchi perchè hanno paura di quelli che hanno fame. La precarietà quotidiana, le incertezze, la mancanza di prospettive future stanno spingendo le giovani generazioni dentro il vortice della criminalità. Così il traffico delle armi e della droga, il cui fatturato è costantemente in crescita, diviene una delle migliori offerte di lavoro.

Ed è pensando alle bande che appare evidente il fatto che la politica non può accontentarsi di organizzare le olimpiadi del 2016 in Brasile. Dovrebbe prima curare le enormi piaghe che ogni città possiede, soprattutto Rio de Janiero e San Paolo. Non possono pensare di vincere l’illegalità reprimendola con azioni di polizia. Devono educare, dare casa e lavoro ai giovani prima che questi entrino nell’esercito della malavita. È invece evidente l’incapacità dello Stato nell’intervenire e punire i responsabili, così come l’incapacità di esaltare il sacrificio delle vittime, con la conseguente perdita di fiducia degli abitanti nei confronti del potere politico, pressoché assente nelle favelas. Una condizione che li sottomette sempre di più alle regole e ai codici del narcotraffico.

Un‘altra delle cose che mi stupisce sempre più è il constatare quanto sia abile questa gente nell’arte di soppravivere, la loro furbizia e capacità di gestire i debiti ai quali spesso sono costretti. Credo che la regola sia questa: mai fare un debito grosso con una sola persona, ma tanti piccoli debiti con tante persone diverse. Nessuno si spaventa se deve farti un prestito di poco denaro, cosa che invece accadrebbe con grandi somme. A volte mi sembra che nascano delle catene infinite di prestiti per risarcire i prestiti. Ad esempio, non ho mai sentito che qualcuno chieda interessi ad usura. Perfino i trafficanti, se qualcuno si rivolge a loro per un prestito, non chiedono interessi. Anzi, in casi di particolare necessità (soldi per medicinali, o un funerale, o semplicemente cibo) vengono prestati senza richiedere la restituzione. Però il rischio è che un giorno vengano a “chiederti” di nascondergli della droga o delle armi, o qualche altro favore che non è possibile rifiutare. Tutto questo si gestisce all’interno delle favelas.

Il problema d Rio de Janeiro oggi non sono più i meninos de rua (bambini di strada) , ma i menores armados (minori armati). Muoiono piu’ minori per arma da fuoco nelle favelas di Rio de Janeiro e S.Paolo che nel conflitto Israele – Palestina. Quante guerre ci saranno e quanti innocenti moriranno in queste città prima delle Olimpiadi 2016?”

Giovanna Binotto

1 commento:

➔ Sill Scaroni ha detto...

Brasil de tantas belezas, contrastes, diversidade e tristezas ...

Ciao, Catone !


Un abbrazzio.

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