D'altra parte, gli interessi libici in Italia non fanno che crescere: venerdì mattina il colonnello ha incontrato nella sede romana di Confindustria la presidente Emma Marcegaglia e un gruppo di imprenditori, tra cui l'amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, quello di Unicredit Alessandro Profumo e l'ad di Enel Fulvio Conti. Nei mesi scorsi infatti Tripoli aveva manifestato l'intenzione di investire nell'aumento di capitale lanciato da Enel per 8 miliardi di euro. Anche in Eni Tripoli vorrebbe aumentare il capitale, che potrebbe salire dall'1 al 5%.
Una richiesta che non dà però una risposta alle pesanti critiche degli studenti e della società civile sul trattamento dei migranti e dei rifugiati in Libia (quasi ignorando, tra l'altro, la repressione e la mancanza di libertà nella stessa Libia). Secondo il leader libico i migranti non meritano aiuto perché non sono rifugiati, ma inseguono solo il sogno di una vita più agiata, una visione che si sposa perfettamente con quella del governo e del pacchetto sicurezza, dichiarato incostituzionale anche dal Consiglio superiore della Magistratura. La soluzione libica all'immigrazione è il denaro: Gheddafi invita a coprire di soldi gli stati africani (in molti casi guidati da regimi corrotti e illiberali), che si occuperanno di risolvere il problema.
Tra le tante affermazioni di Gheddafi sotto accusa, un tema ci sentiamo in dovere di sottolineare: il richiamo al passato colonialista dell'Italia e dell'Europa, avvertito come "fastidioso", perché "legato ad un passato ormai lontano". Ma con quel passato l'Africa, l'America latina e l'Asia continuano a fare i conti. Gheddafi ha infilato il dito in una piaga che gli italiani fingono di non vedere: il colonialismo fascista e le atrocità commesse dai nostri soldati. E la tesi che si tratti di una pagina ormai chiusa non regge: la richiesta di un risarcimento concreto, oltre che morale è sacrosanta. La proposta è stata avanzata dallo stesso Gheddafi nel corso del suo intervento all'Università la Sapienza a Roma: i leader del G8 affinché si scusino per il loro passato colonialista e risarciscano i popoli colonizzati, che non sono poveri ma "impoveriti".
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L'approfondimento di Nigrizia:
Gheddafi il colonizzatore, Riccardo Barlaam, Nigrizia di dicembre 2008
Omar al Mukhtar, credente e stratega, Angelo del Boca, Nigrizia di aprile 1998
Il Gheddafi che non ti aspetti, Andrea Semplici, Nigrizia di aprile 1998
Sulla visita di Gheddafi in Italia:
Libia e Italia: il lontano presente, 12 giugno
"Lifting" di immagine per Gheddafi, 10 giugno
Io non respingo, 9 giugno
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